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24 Ottobre 2025 - 09:49
Quando il cinema era europeo: Passaggio al Bosco debutta in Canavese
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Data di inizio 29.10.2025 - 21:00
Data di fine 29.10.2025 - 23:00
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Il cuore del cinema non batte solo a Hollywood. Batte, da sempre, anche in Europa. E a ricordarlo — con la forza tranquilla delle idee e la passione di chi crede nella cultura come fondamento d’identità — arriva a Cuorgné l’associazione Passaggio al Bosco, per un debutto che ha il sapore del manifesto. Una serata per riscoprire l’anima europea del grande schermo, e per dire che la settima arte, prima ancora di essere industria o spettacolo, è stata visione, artigianato, pensiero.
La storia del cinema, quella vera, non comincia con le luci di Los Angeles. Comincia nelle officine dei fratelli Lumière, nelle inquadrature rubate alla vita quotidiana, nella magia di Méliès e nelle inquietudini di Murnau. È in Europa che il cinema si è fatto linguaggio, che ha imparato a raccontare l’uomo prima ancora dell’eroe. E proprio da questa consapevolezza nasce l’incontro “Kineuropa. Viaggio nell’anima europea del cinema”, in programma mercoledì 29 ottobre alle 21, presso la sede canavesana di CulturaIdentità, in via San Rocco 9 a Cuorgné.
A guidare il pubblico in questo viaggio sarà Attilio Sodi Russotto, toscano, cinefilo, autore del saggio Kineuropa. Il cinema come bagliore dell’identità europea, pubblicato sotto il marchio Inquadrature Perfette, progetto editoriale che fa parte della galassia Passaggio al Bosco. Un libro che non si limita a celebrare il cinema d’autore, ma ne esplora la dimensione identitaria, quella che unisce le pellicole di Dreyer, Bergman, Fellini e Truffaut in un filo invisibile ma solidissimo: l’idea di un’Europa che riflette se stessa attraverso le sue storie.
Accanto all’autore, dialogherà Dario Noascone, attivista di Passaggio al Bosco e responsabile canavesano di CulturaIdentità. Una conversazione che promette di essere più di una presentazione: un confronto sul senso stesso del fare cultura oggi, in un tempo che sembra avere smarrito la memoria dei propri maestri.
Noascone non lo nasconde: «In un momento storicamente complesso come quello che stiamo vivendo, è necessario andare oltre le parole e dare un segno concreto di ricostruzione culturale. L’identità si recupera e si rafforza creando momenti di consapevolezza, nei quali ci si riappropria delle comuni origini».
Parole che suonano come un invito a non subire la globalizzazione culturale, ma a trasformarla in un dialogo tra radici e modernità.
Il cinema, d’altronde, è sempre stato specchio del tempo. E nel suo riflettere la società, ha registrato anche le metamorfosi dell’identità europea: dal dopoguerra alla caduta dei muri, dalla crisi del Novecento al disincanto digitale. Ogni epoca ha avuto i suoi registi-sentinella: Rossellini che raccontava la povertà e la speranza, Tarkovskij che trasformava il silenzio in preghiera, Herzog che sfidava la natura per capire l’uomo. Ognuno, a suo modo, ha raccontato un’Europa fragile ma viva, capace di pensare il futuro senza cancellare il passato.
È questo il messaggio che Passaggio al Bosco vuole riportare nel cuore del Canavese: la cultura non è un accessorio, ma un’arma gentile contro l’oblio. E il cinema, con la sua universalità, può diventare il linguaggio comune di una rinascita identitaria.
Non è un caso che l’associazione, già nota come casa editrice con oltre 400 titoli all’attivo, abbia scelto proprio il cinema come punto di partenza per la sua attività sul territorio. Dietro questa scelta c’è un disegno più ampio: costruire, passo dopo passo, una coscienza europea che non rinneghi le differenze ma le abbracci come ricchezza.
La serata di Cuorgné si annuncia quindi come un laboratorio di pensiero più che una semplice conferenza. Non si parlerà di pellicole in termini tecnici, ma di sguardi, simboli, archetipi. Della forza di un linguaggio che può ancora insegnarci a vedere, non solo a guardare.
Perché oggi, in un mondo dove tutto è immagine, il rischio più grande è proprio quello di smettere di leggere le immagini. E riscoprire il cinema europeo significa anche imparare di nuovo a interpretare la realtà, a cercare la verità dietro la superficie.
È la stessa missione che CulturaIdentità porta avanti da anni: creare spazi di confronto e riflessione per riscoprire il legame fra territorio e cultura. Un impegno che nel Canavese ha trovato terreno fertile, grazie a una rete di persone che credono ancora che l’identità non sia un concetto astratto, ma un’esperienza viva, da costruire insieme.
In questo senso, la collaborazione tra CulturaIdentità e Passaggio al Bosco appare naturale: due realtà che, pur con linguaggi diversi, condividono la stessa tensione ideale, la stessa fiducia nel potere trasformativo della cultura.
Se il cinema americano ha costruito miti, quello europeo ha costruito coscienze. Ha raccontato la solitudine, la colpa, la speranza, la nostalgia. Ha guardato l’uomo non come protagonista ma come creatura fragile, in cerca di senso.
E forse è proprio questa la sua grandezza: non aver mai ceduto del tutto al mercato, non aver mai rinunciato alla domanda, anche quando non c’era risposta.
Da Bergman a Fellini, da Visconti a Tarkovskij, da Antonioni a Kieslowski, ogni autore ha lasciato un frammento di Europa dentro lo schermo. Un continente interiore, dove le differenze non dividono ma dialogano. Dove la lingua del cinema è la lingua dell’anima.
Riscoprire questa eredità oggi non è un gesto nostalgico, ma un atto politico nel senso più alto del termine: significa difendere la complessità contro la semplificazione, la cultura contro il consumo, la memoria contro l’oblio.
E farlo in una città come Cuorgné, nel cuore del Canavese, significa ridare vita ai territori, riportare la cultura fuori dalle metropoli e restituirla alle comunità, là dove nasce la partecipazione autentica.
Perché il cinema, come l’identità, non si insegna: si vive. E serate come questa servono proprio a questo — a ritrovare insieme il senso di una radice condivisa.
Un’Europa che si specchia sullo schermo e si riconosce, nonostante tutto, come casa comune.
Alla fine, “Kineuropa” non è solo un titolo, ma una dichiarazione di poetica: credere che l’arte possa ancora salvare la memoria, che il cinema non sia evasione ma ritorno a casa.
E se oggi il mondo sembra correre più veloce della sua ombra, forse il modo migliore per non perdersi è proprio quello di fermarsi a guardare — un film, un volto, una storia — e riconoscersi in ciò che vediamo.
Perché il cinema europeo, con tutte le sue contraddizioni, resta una forma di resistenza. E in tempi di distrazione di massa, ricordarlo è già un atto rivoluzionario.

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