Cerca

Iniziative

Al Castello di Agliè si impara a salvare un bambino

Medici e infermieri insegnano disostruzione e massaggio cardiaco pediatrico

Al Castello di Agliè si impara a salvare un bambino

Al Castello di Agliè si impara a salvare un bambino

Dettagli evento

Si può imparare a salvare una vita in pochi minuti. Eppure ancora oggi, troppe persone restano immobili davanti a un bambino che soffoca o che perde conoscenza. Non perché manchi la volontà, ma perché manca la formazione. Ed è proprio contro questa ignoranza, spesso fatale, che domenica 5 ottobre l’ASL TO4 scenderà in piazza. O meglio: al Castello di Agliè, dalle 10 alle 18, i pediatri e gli infermieri delle Pediatrie di Chivasso, Ciriè e Ivrea insegneranno le manovre salvavita. Non una conferenza, non un volantino, ma vere esercitazioni pratiche con manichino: antisoffocamento e massaggio cardiaco pediatrico.

Un’iniziativa che si ripete ogni anno grazie alla Giornata nazionale organizzata dalla SIMEUP, la Società Italiana di Medicina Emergenza Urgenza Pediatrica, che ha scelto di portare la cultura della prevenzione nelle piazze. Non nei congressi, non nei corridoi ospedalieri, ma tra la gente comune. Perché in emergenza, prima ancora del medico, può intervenire chiunque. Purché sappia come farlo.

Un paradosso antico. Ci riempiamo la bocca con parole come “tutela della vita”, “centralità del bambino”, “sanità di prossimità”. Ma quando si tratta di tradurle in pratica, la realtà è un’altra. Nei programmi scolastici, di manovre salvavita non c’è traccia. Nei corsi preparto, spesso si parla di respirazione e di analgesia, ma quasi mai di cosa fare se il neonato rischia di soffocare. Perfino tra gli adulti la parola “rianimazione” evoca più scene da serie televisiva che conoscenze reali. E allora, ecco spiegato perché serve che la sanità torni in piazza.

Il Castello di Agliè, simbolo di storia sabauda, per un giorno diventerà aula di pronto soccorso civico. Con un messaggio semplice: non serve essere medici per salvare un bambino. Serve sapere le manovre giuste, ricordarle nel momento giusto e non lasciarsi paralizzare dal panico. Un gesto sbagliato può uccidere. Uno corretto può fare la differenza tra la vita e la morte.

Non basta chiamare il 118. In quei pochi minuti prima dell’arrivo dei soccorsi, la vita si gioca tutta lì. Chi assiste deve decidere: agire o guardare. È in quel frangente che emergono i limiti di una comunità. Se sappiamo solo aspettare i professionisti, il sistema sanitario diventa un’astrazione, un gigante con i piedi d’argilla. Se invece impariamo ad affiancarci ai medici, a diventare primo anello della catena, allora davvero la salute pubblica diventa bene comune.

L’ASL TO4, in questo caso, mostra la parte migliore di sé. Non burocrazia, non modulistica, ma servizio vero. Offrire alla popolazione un sapere pratico, utile, gratuito. E non una tantum: la SIMEUP porta avanti questo progetto da anni, con la tenacia di chi ha compreso che la prevenzione non è un lusso, ma un dovere.

Naturalmente, c’è il rovescio della medaglia. Eventi come questo sono preziosi, ma restano pur sempre sporadici. Quanti cittadini di un territorio vasto come quello dell’ASL TO4 riusciranno davvero a partecipare? E quanti altri resteranno esclusi, continuando a confidare che “tanto a me non capita”? La memoria civica, lo sappiamo, è corta. Dopo il laboratorio al Castello, quanti si ricorderanno davvero ogni passaggio, senza ripetizione e senza esercizio?

Ed è qui che la politica dovrebbe intervenire. Non basta delegare alle Asl la buona volontà di un pomeriggio. Serve che le scuole introducano moduli di educazione sanitaria obbligatori. Che i corsi preparto li prevedano di default. Che ogni cittadino, al pari della patente di guida, possa ottenere una sorta di “patente sanitaria minima”: saper fare la disostruzione, saper iniziare un massaggio cardiaco. Non è un optional. È un diritto dei bambini e un dovere degli adulti.

Il vero scandalo è che siamo ancora qui a parlarne come di un’eccezione. Come di una bella iniziativa da mettere in agenda, invece che di una conoscenza collettiva di base. Fino a quando resterà materia per pochi, continueremo a piangere i troppi bambini morti soffocati da un boccone. Vittime non solo del destino, ma anche della nostra impreparazione.

Domenica, ad Agliè, vedremo adulti provare e riprovare su un manichino. Qualcuno ridacchierà, qualcuno si sentirà impacciato. Ma meglio la goffaggine oggi che il panico domani. Imparare significa non avere più alibi. Non potremo dire “non sapevo”. Potremo solo scegliere se intervenire o no.

E allora sì: che il Castello si trasformi pure in una scuola. Perché nulla è più regale del saper salvare una vita.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori