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Tornare a vivere le terre alte: al via a Sparone la 4ª edizione della Scuola di Montagna

Dal 3 al 5 ottobre venti partecipanti da tutta Italia ed Europa si confronteranno in Valle Orco su abitare, lavorare e costruire comunità

Tornare a vivere le terre

Tornare a vivere le terre alte: al via a Sparone la 4ª edizione della Scuola di Montagna

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La montagna come opportunità di vita e di lavoro, non più soltanto come rifugio turistico o scenario da cartolina. È questa la filosofia alla base della Scuola di Montagna, il percorso formativo promosso dalla Città metropolitana di Torino con la collaborazione di Social Fare e del Dipartimento di Culture, Politica e Società dell’Università di Torino, che dal 3 al 5 ottobre 2025 approda in Valle Orco, nel Comune di Sparone, per la sua quarta edizione.

Un appuntamento ormai consolidato che, nelle precedenti edizioni, ha già accompagnato oltre sessanta persone nel processo di definizione di progetti abitativi e lavorativi nelle aree montane. Questa volta i partecipanti saranno venti, di età compresa tra i 26 e i 63 anni, provenienti non solo dal Piemonte ma anche da diverse regioni italiane — Roma, Milano, Padova, Trento, Aosta, Novara, Cuneo — e persino dall’estero, con presenze da Francia, Germania e Turchia. Un gruppo eterogeneo che porterà idee e visioni diverse, accomunate dalla volontà di confrontarsi con le sfide e le potenzialità delle terre alte.

Le proposte progettuali spaziano dall’avvio di un piccolo allevamento di capre a rischio estinzione, alla riattivazione di servizi essenziali nelle comunità locali, fino alla creazione di spazi di co-working per nomadi digitali. Un mosaico che riflette la pluralità di bisogni delle montagne piemontesi: rigenerare economie tradizionali, garantire servizi di prossimità e attrarre nuove forme di lavoro che il digitale ha reso possibili anche lontano dai grandi centri urbani.

Per il vicesindaco metropolitano Jacopo Suppo, la Scuola di Montagna rappresenta un’occasione unica: fornire strumenti concreti per leggere e affrontare le criticità che inevitabilmente comporta la scelta di vivere in montagna. “È una scelta affascinante, ma impegnativa”, ha sottolineato, richiamando l’importanza del supporto istituzionale in percorsi che non possono poggiare solo sull’entusiasmo individuale.

Il programma, articolato in tre giornate, affronterà i principali nodi legati all’abitare e al lavorare nelle terre alte. Venerdì 3 ottobre sarà dedicato alla scoperta del territorio, con i saluti istituzionali e un’analisi del contesto socio-economico affidata a Elena Di Bella (Città metropolitana) e Andrea Membretti (Università di Torino). Nel pomeriggio i partecipanti visiteranno il borgo di Frachiamo e il forno comunitario, per poi spostarsi al Caseificio Yogurteria Gran Paradiso a Rosone. La serata si concluderà alla Taverna dei Cacciatori con un confronto diretto con esperti locali, tra cui Dario Amateis e Christian Rumello, presidente del CAI di Sparone.

Sabato 4 ottobre l’attenzione si sposterà sul tema dell’abitare. In mattinata, una tavola rotonda con esperti del settore immobiliare e ricercatori come Mattia Macri e Liria Veronesi offrirà spunti sulle sfide architettoniche, tecniche e sociali legate alle case di montagna. Nel pomeriggio i partecipanti si trasferiranno a Frassinetto, dove incontreranno realtà locali impegnate nel rilancio del paese, mentre la serata sarà dedicata a un approfondimento sul coliving con la ricercatrice Valentina Chizzola.

Domenica 5 ottobre sarà il momento di affrontare il tema del lavoro. La mattina inizierà con una tavola rotonda a cui prenderanno parte i rappresentanti del GAL Valli del Canavese, dell’Unione Montana Gran Paradiso e del Parco Nazionale del Gran Paradiso. Seguirà un laboratorio pratico in cui i partecipanti riceveranno un feedback dai tutor della Scuola per delineare i prossimi passi dei loro progetti. Nel pomeriggio, il gruppo visiterà il borgo di Musrai, prima della chiusura delle attività.

La Scuola di Montagna è più di un corso: è un laboratorio collettivo in cui competenze accademiche, testimonianze locali e aspirazioni personali si intrecciano per immaginare un futuro sostenibile delle terre alte. Se da un lato emergono le criticità legate all’isolamento, alla scarsità di servizi e alla necessità di reti solide, dall’altro l’esperienza dimostra che la montagna può tornare a essere un luogo di vita, non solo di vacanza.

Con questa edizione, Sparone e la Valle Orco diventano un punto di riferimento per chi sogna di ridare significato a borghi e comunità che rischiano lo spopolamento. Un segnale che, anche a cinquant’anni dallo spopolamento massiccio delle valli alpine, è possibile invertire la rotta, se accompagnati da strumenti, visioni e supporto istituzionale.

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