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Oculus-Spei, alla Cappella della Sindone cinque porte sulla speranza

Dal 6 giugno al 26 agosto l’installazione multimediale di Annalaura di Luggo trasforma arte e tecnologia in un viaggio spirituale tra fede, disabilità e resilienza

Oculus-Spei

Oculus-Spei, alla Cappella della Sindone cinque porte sulla speranza

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Cinque porte. Cinque simboli. Cinque gesti per attraversare la soglia invisibile tra sofferenza e rinascita, solitudine e condivisione, buio e speranza. Da oggi e fino al 26 agosto, la Cappella della Sindone di Torino ospita “Oculus-Spei”, l’installazione multimediale dell’artista Annalaura di Luggo, un progetto che fonde arte, tecnologia e spiritualità in un percorso interattivo e profondamente emotivo.

La mostra, promossa dai Musei Reali e dal Museo Diocesano di Torino, si svolge con il patrocinio morale del Giubileo 2025, del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale e del Ministero della Giustizia. Più che un’esposizione, si tratta di un’esperienza trasformativa, dove il pubblico non è semplice spettatore, ma parte attiva di un racconto che tocca l’anima.

Il cuore dell’installazione è rappresentato da cinque “Porte Sante” ideali e virtuali, che ogni visitatore è invitato a varcare. Le prime quattro conducono a storie vere di persone con disabilità provenienti da tutto il mondo, che si raccontano attraverso immagini e testimonianze toccanti, diventando icone viventi di forza, resilienza e dignità. Le loro voci sono un invito a guardare oltre il limite, oltre la condizione, per scorgere la bellezza della fragilità che si fa coraggio.

Ma è con la quinta porta che il percorso raggiunge il suo vertice simbolico. Ispirata alla Porta del carcere di Rebibbia, aperta da Papa Francesco come gesto di misericordia e accoglienza, si configura come un passaggio intimo, quasi sacro, dove il visitatore viene ripreso in tempo reale e si ritrova all’interno di una gabbia simbolica. Un luogo che evoca ogni forma di prigionia – fisica, emotiva, sociale – e che diventa spazio di riflessione, confronto, liberazione. In quell’immagine riflessa, tra i confini di una virtuale cella, si scopre forse la gabbia che ciascuno di noi porta dentro.

All’inaugurazione dell’opera è intervenuto anche il presidente della Commissione Cultura della Camera, Federico Mollicone, che ha definito l’iniziativa “un ponte fra epoche, linguaggi e sensibilità, in cui l’arte non è solo rappresentazione ma immersione, incontro, rispecchiamento”. Ha poi auspicato che, grazie a progetti come questo, “la luce possa tornare ad essere una metafora viva di spiritualità universale, una finestra sulla bellezza e sulla speranza”.

“Oculus-Spei” è una sfida al nostro modo di percepire la fede, la fragilità, il futuro. E proprio nella Cappella della Sindone, luogo carico di memoria e mistero, assume un significato ancora più potente: un viaggio condiviso dentro l’umanità, dove la tecnologia diventa strumento di rivelazione, e l’arte si fa carezza, domanda, spiraglio di luce.

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