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Tra falene himalayane e cavalli in fuga: il venerdì visionario di CinemAmbiente

Un’intera giornata di film, dibattiti e performance per raccontare la crisi climatica con poesia e denuncia

Tra falene himalayane e cavalli in fuga

Tra falene himalayane e cavalli in fuga: il venerdì visionario di CinemAmbiente

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Venerdì 6 giugno, al 28° Festival CinemAmbiente, tutto parla la lingua della natura ferita. Le proiezioni si moltiplicano, gli incontri si fanno serrati. Si viaggia tra documentari sconvolgenti, cortometraggi visionari e performance immersive che trasformano Torino in un laboratorio di immagini e coscienze.

Alle 16.30, al Cinema Massimo, parte il Concorso cortometraggi internazionali. Cinque titoli, cinque sguardi radicali. Saaret di Paolo Patelli è un esperimento sensoriale tra infrastrutture urbane e isole di calore a Helsinki. Lost Songs of Sundari riporta a galla la Mumbai sommersa dal cemento, cancellando la memoria dei suoi traghetti. Con Headland, la costa inglese diventa frontiera tra tradizione marinaresca e migrazioni contemporanee. Niederurnen, GL è un pugno nello stomaco: l’eternit ancora uccide in una valle svizzera dove il vento porta la morte. Chiude Comida para todos, dialogo andino tra cibo, divinità e resistenza contadina.

Alle 17.30, tocca ai titoli italiani di Made in Italy. Arance amare mostra il fallimento delle promesse ai braccianti calabresi. Dying Lochs denuncia l’allevamento di salmone che devasta le Highlands scozzesi. In Goodbye Pig, è un maiale a parlare, ribaltando ruoli e coscienze. Con Mut, due giovani allevatori raccontano l’eterna routine dell’alpeggio. Nebbia sogna libertà da un box di canile. U cuntu di Nenè è una distopia petrolifera tra Sicilia e alieni. Un bel nulla celebra la resistenza silenziosa di un borgo abruzzese dimenticato.

Alle 18.00, ancora Made in Italy con Abito di confini: una sequenza fotografica che trasforma stazioni, vetrine e strade del Nord Italia in scenari di transito e attesa. A seguire, Il canto del respiro, di Simona Canonica: tre storie in tre Paesi per cercare il soffio vitale che unisce gli esseri viventi – tra didgeridoo, canto armonico e alberi musicali.

Intanto, al Museo Regionale di Scienze Naturali, il panel sulla reintroduzione delle specie selvatiche apre il confronto sul ritorno di lupi e orsi nelle aree antropizzate. Un dibattito che si fa cinema con The Shepherd and the Bear, girato nei Pirenei: pastori e orsi, visioni opposte di un equilibrio fragile e conteso.

Alle 19.30, il Concorso documentari porta due film monumentali. Nocturnes è una sinfonia visiva tra le falene dell’Himalaya: esseri minuscoli che raccontano 300 milioni di anni di evoluzione e sopravvivenza. Only on Earth, girato in Galizia, mostra l’agonia dei cavalli selvatici minacciati dal fuoco. Due film che parlano di resistenza, crolli e memoria biologica.

Il pomeriggio si era aperto con il primo panel di Panorama: Distopie ambientali nell’audiovisivo contemporaneo. Si analizza l’aumento di narrazioni catastrofiche, riflesso delle ansie collettive. La regista Jessica Woodworth partecipa al confronto e introduce alle 22.00 la proiezione del suo La Cinquième Saison, cupo racconto di un inverno che non finisce mai.

Chiude la giornata Drowned Paradise di Die! Goldstein, doppia performance nella cabina elettrica sotterranea di Iren. Musica elettronica e video disturbanti si fondono in un viaggio disturbato tra utopia e rovina, tra mistiche creature e rumore tossico. Un’esperienza totale.

CinemAmbiente mostra, senza sconti, cosa siamo diventati e cosa potremmo ancora essere. Il pianeta non aspetta.

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