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12 Maggio 2025 - 11:26
Biella ha accolto il 96° raduno nazionale degli Alpini, una manifestazione che ha visto migliaia e migliaia di Penne Nere sfilare nelle vie della città.
Arrivare a Biella nel giorno clou dei festeggiamenti, domenica 11 maggio, è come entrare in un mondo parallelo. Ogni angolo della città era pervaso da un'atmosfera di festa e tradizione, in cui il tempo sembrava essersi fermato, ma senza mai perdere la forza di rinnovarsi. Le strade erano adornate di bandiere e penne nere, con canti che risuonavano in ogni vicolo e piazza. Le generazioni si mescolavano tra loro: i nonni camminavano al fianco dei nipoti, tutti insieme a vivere un'esperienza che trascendeva la semplice partecipazione a un raduno.
Il senso di appartenenza che si respirava era palpabile, come un filo invisibile che attraversava i decenni, passando da un alpino all’altro, ma che non smetteva mai di rinnovarsi. Ogni volto, ogni sorriso, ogni parola scambiata era una testimonianza di quanto forte fosse il legame che unisce tutti gli Alpini, indipendentemente dall’età e dalle esperienze vissute.
Le vie di Biella si sono trasformate in un caleidoscopio di colori e suoni. Le tante Penne Nere che sfilavano hanno creato una lunga scia di storia e tradizione che ha attraversato piazze, vicoli e strade, accompagnata dal caloroso affetto di una folla numerosa e accogliente. Lo street food, l'aroma delle griglie che riempiva l'aria, le birre spillate nei bar e le lunghe file nei locali commerciali hanno contribuito a completare il quadro di una giornata che è stata anche una festa per i sensi, un'esplosione di vita che ha unito tutti in un’esperienza unica.
Tra le migliaia di cappelli alpini che affollavano le strade, non passavano inosservati i volti canavesani. Le delegazioni provenienti dai vari gruppi del Canavese, come Ivrea, Orio Canavese, Ciriè, Rivarolo, Cuorgnè, Borgaro, Leini, Mathi, Caselle Torinese, Montanaro, Volpiano, Vauda Canavese, e tanti altri Comuni della zona, si sono fatte sentire con fierezza, portando con sé il loro spirito di appartenenza e il loro amore per una tradizione che è profondamente radicata nella storia di questi territori.
Gli alpini di Borgaro a Biella
Gli alpini di Borgaro Torinese, guidati da Giuseppe Corotto, hanno raccontato come le adunate portino con sé un’energia unica, che rende queste occasioni ancora più speciali.
Raccogliendo le emozioni degli Alpini del Canavese, emerge un tema ricorrente: una certa nostalgia per il passato, un rimpianto per i tempi della leva obbligatoria e un rammarico per i "valori alpini" che, secondo molti, oggi sembrano dimenticati.
"Io, personalmente, farei tornare la leva obbligatoria - spiega un alpino - ovviamente, sarebbe necessario fare dei cambiamenti, perché molte cose che accadevano prima, come il nonnismo, non vanno più bene oggi. Però credo che una certa esperienza militare, per i giovani di oggi, sarebbe importante. Molti di loro non hanno il rispetto per gli altri, e credo che proprio una formazione come quella che il servizio militare poteva offrire, potrebbe aiutarli. I giovani oggi non sanno come divertirsi, forse perché una volta non c'era molto da fare, e così ci si impegnava in attività che insegnavano anche a vivere insieme e a rispettare le regole".
Sotto all'idealizzazione dei quei tempi, che trapela dalle parole di molti, non è celato il ricordo dei momenti difficili, seguiti troppo spesso da quello che viene etichettato come "nonnismo" che, purtroppo, ha segnato la storia di molte generazioni. Un aspetto che, seppur raramente detto a voce alta, non è mai del tutto svanito nel ricordo collettivo.
Ma, accanto a queste riflessioni, c'è anche la consapevolezza che alcuni giovani stanno continuando a indossare con orgoglio il cappello con la penna nera, tramandando il testimone delle generazioni precedenti, pur con un’interpretazione tutta nuova di cosa significhi far parte di una comunità alpina. Non è più solo il rigore della leva o la durezza della montagna a segnare il legame con questa tradizione, ma una continua evoluzione dei valori, che si rinnovano insieme alle nuove necessità della società.
Delegazione di Ivrea
"Io sono cresciuto con l'insegnamento di mio nonno, che era alpino - racconta un giovane - la montagna è dentro di me, non posso fare a meno di portare avanti ciò che mi ha trasmesso. Essere Alpino è un modo di vivere, è un legame che non muore mai."
In un certo senso, la nostalgia per il passato si mescola con il desiderio di mantenere vive le tradizioni, ma anche con una riflessione silenziosa su quanto il mondo alpino, e non solo, abbia dovuto affrontare, tra le sfide del presente e il desiderio di continuare a crescere, pur senza dimenticare da dove si viene.
Il Canavese ha sempre avuto un forte legame con gli Alpini, e l'Adunata di quest’anno ha dimostrato quanto ancora viva questa tradizione, trasmettendo quei valori che, nonostante i cambiamenti dei tempi, continuano a essere il cuore pulsante di questa straordinaria realtà.
"Gli Alpini rappresentano qualcosa di unico, qualcosa che oggi sembra quasi scomparso - afferma un alpino di Leini - la comunità, il condividere, il cercare di aiutare gli altri. Sono valori che, purtroppo, oggi si vedono sempre meno, soppiantati dall’apparire, dal dio denaro e dall’arroganza. È davvero raro trovare qualcuno che si dedica agli altri come facevano gli Alpini. Ed è proprio per questo che giornate come queste sono così importanti. Perché ci danno l'opportunità di trasmettere questi valori alle nuove generazioni. Gli Alpini fanno un lavoro straordinario, lo vediamo ovunque, in ogni territorio. Basta leggere gli striscioni che sfilano, ti viene la pelle d'oca."
Oltre alle tradizionali delegazioni di Alpini, anche il nucleo cinofilo di Borgaro Torinese ha preso parte a questo evento, un gruppo che da anni affianca gli Alpini nel loro lavoro di soccorso, sia in montagna che in scenari di emergenza.
"I nostri cani sono preparati per intervenire in situazioni di ricerca e soccorso, ma sono anche un simbolo del nostro impegno con la comunità - racconta uno degli addestratori - ho sempre amato gli animali e il loro rapporto con l'uomo. È un’altra forma di aiuto, che si fa con il cuore e con l'istinto, ma è altrettanto importante."
Quello del nucleo cinofilo è un esempio perfetto di come il mondo alpino si stia evolvendo, adattandosi alle nuove necessità, ma rimanendo saldamente ancorato ai principi di solidarietà, educazione e rispetto che sono alla base della tradizione alpina. In un’epoca in cui molte delle vecchie pratiche si sono evolute, l’impegno degli Alpini nel sociale rimane una costante, una testimonianza di dedizione verso il prossimo che non conosce tempo né confini.
Così, Biella è diventata il punto di convergenza tra storie passate e presenti, un luogo dove il passato degli Alpini si è mescolato con le storie e i volti delle nuove generazioni.
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