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"Sintassi del Segno Sospeso”: al via la mostra di Maria Rosa Benso nel teatro di Palazzo Saluzzo Paesana

Una narrazione visiva tra segno, memoria e materia, curata da Angelo Mistrangelo

Sintassi del Segno Sospeso”

Sintassi del Segno Sospeso”: al via la mostra di Maria Rosa Benso nel teatro di Palazzo Saluzzo Paesana

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S’intitola “Sintassi del Segno Sospeso” la mostra personale di Maria Rosa Benso che sarà inaugurata giovedì 9 maggio alle ore 18, nell’elegante spazio dell’ex Teatro di Palazzo Saluzzo Paesana (via Bligny 2, Torino), e resterà visitabile fino al 30 maggio, dal martedì al sabato, con orario 15.30–19.00 e ingresso gratuito.

Curata dal critico e giornalista Angelo Mistrangelo, la rassegna propone oltre trenta opere, espressione di una ricerca pittorica intensa, personale e profondamente stratificata. I lavori della Benso, come osserva Mistrangelo, disegnano una grammatica visiva fatta di "segni sospesi", atmosfere impalpabili, intrecci di memoria e materia, luce e introspezione. Tra le opere in mostra anche La materia del vento, Strutture fluttuanti e Il peso delle nuvole, in cui le forme sembrano emergere da una dimensione poetica rarefatta, quasi in dialogo con i versi di Hermann Hesse.

Accanto a una solida esperienza artistica, Maria Rosa Benso vanta una formazione interdisciplinare che fonde studi letterari, linguistici e semiotici, con seminari seguiti sotto la guida di Umberto Eco, Giorgio Strehler e Sergio Perosa, e una lunga attività nella linguistica applicata, in contatto con centri internazionali come Harvard, MIT e il MoMA di New York. Una visione, la sua, che si traduce in opere dove l’astrazione si carica di contenuti interiori e relazioni simboliche, sospese tra culture, scritture e sensibilità.

Scrive infatti Gillo Dorfles, a proposito della sua arte: “Una sintassi dei segni, una grammatica della raffigurazione e un segreto cifrario per scoprire universi remoti e mondi arcani”. Un’estetica che trova nella mostra torinese un’espressione piena e coerente: una pittura che sussurra, per usare le parole dell’artista Alun Davies, e che, come spiega la stessa Benso, prende forma da un pensiero, da un linguaggio di segni universale, misterioso, ipnotico.

Tra le tappe più significative del suo percorso espositivo, si ricordano la personale Enigma Variations (2010), Haiku: la poetica del segno (2018), la collettiva al Teatro dei Dioscuri del Quirinale, le rassegne internazionali del Satellite Collective di Seattle, la partecipazione al MoMA di New York e numerose collaborazioni con enti e fondazioni in Italia e all’estero.

La mostra torinese si propone dunque non solo come un’esposizione, ma come una narrazione per immagini, un viaggio sensoriale ed emotivo in un universo fatto di sottili vibrazioni, strutture leggere e paesaggi della memoria. Un appuntamento imperdibile per chi cerca, nell’arte, non solo estetica, ma anche ascolto e rivelazione.

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