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SETTIMO TORINESE

Carnevale, Serata musicale con Bela Lavandera e Sindich del Carlevè 2024

A cura del Centro di Studi Settimesi

Serata musicale con Bela Lavandera e Sindich del Carlevè 2024

Serata musicale con Bela Lavandera e Sindich del Carlevè 2024

Dettagli evento

Il Centro di Studi Settimesi presieduto da Franco Ferraresi ha organizzato una serata musicale venerdì 26, alle 21, al centro Luigi Bosio di via Galileo Ferraris 47 per l'investitura della Bela Lavandera e del Sindich del Carlevé Setimeis, i due personaggi del folklore settimese, insieme alla band Vanni 60.

Durante la serata si svolgerà una lotteria soidale a favore del potenziamento dei laboratori del "Progetto Ponte - il Margine". Per prenotare solo whatsapp 3351821000.

Il Carnevale a Settimo
di Silvio Bertotto

La tradizione carnevalesca, pur non potendo vantare, a Settimo, origini remote come in altre località del Piemonte, è assai antica. Il più vecchio documento sinora venuto alla luce risale al 1773. Si tratta di un verbale di deliberazione del consiglio comunale in cui si afferma che un certo Benedetto Canis era stato condannato a scontare alcuni giorni di carcere perché aveva commesso «insolenze di notte tempo», durante il Carnevale.

In una relazione del 1868, il prevosto Stefano Sales informò l’arcivescovo Alessandro Ottaviano Riccardi di Netro che, «negli ultimi tre giorni del Carnovale», si tenevano le cosiddette Quarantore, con esposizione del Santissimo Sacramento nella chiesa della confraternita di Santa Croce. In un altro punto della medesima relazione, il parroco puntualizzò: «Si fanno [...] le Quarantore nella chiesa di Santa Croce nel sabato, domenica e lunedì ultimi di Carnovale, con vespro solenne e discorso verso sera, prima della benedizione, e ciò a spese della compagnia che paga al parroco lire ventisette, con che provveda egli il predicatore».

Lo scopo della pratica devozionale è esposto sinteticamente dall’erudito settecentesco Pietro Giustiniano Robesti nell’opera – rimasta a lungo manoscritta – dal titolo «Notizie storiche risguardanti le antichità della città d’Ivrea» (1763). Egli afferma che «le Quarant’ore, coll’esposizione del Santissimo Sagramento per tre giorni continui», servivano a «deviare il popolo dalli spettacoli et peccati che sogliono in tal tempo dalla maggior parte de cristiani commettersi et in tal maniera placare l’ira d’Iddio da essi irritata».

In occasione del Carnevale, all’inizio del ventesimo secolo, la Società Operaia di Mutuo Soccorso era solita promuovere feste danzanti, a cui le famiglie dei soci partecipavano in gran numero. Fu ciò che accadde, ad esempio, la sera del 14 febbraio 1914, quando il sodalizio mutualistico organizzò un «veglione grandioso, forse mai visto in […] paese», come riferirono gli organi d’informazione.

Anche a Settimo, in concomitanza col Carnevale, si programmavano gare e sfide fra i paesani. La più movimentata era quella che si concludeva con la decapitazione di un tacchino. Spiega il teologo Domenico Caccia (1906-1979) nelle sue memorie storiche raccolte in volume nel 1978: «Uno di questi gallinacei era appeso per le zampe, con la testa in giù, ad un canovaccio, teso all’altezza del primo piano delle case della via principale. Baldi giovani a cavallo, con in pugno una spada di legno, sfrecciavano di corsa sotto il tacchino, tentando di decapitarlo con un fendente. L’animale decapitato toccava in premio al vincitore».

L’usanza era diffusissima in Piemonte, specie nel Canavese, dove si tagliava la testa ai tacchini, ma anche ai galli, alle oche e alle anatre. «Questo giuoco subisce alle volte delle modificazioni», fece osservare il siciliano Gaetano Di Giovanni, studioso del folklore. Per poi commentare: «Giuoco antico sì, ma barbaro sempre».

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