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Chivasso
21 Marzo 2023 - 17:09
Bruno Caccia venne assassinato nel 1983, quarant'anni fa
Dettagli evento
Data di inizio 23.03.2023 - 21:00
Data di fine 23.03.2023 - 23:00
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“Ora la verità su Bruno Caccia”. In una intervista a La Stampa di lunedì, Paola Caccia, figlia del procuratore capo della Repubblica di Torino assassinato in via Sommacampagna il 26 giugno 1983, chiede di andare avanti nell’indagine.
Nonostante siano stati assicurati alla giustizia il killer, il panettiere di Torrazza Piemonte Rocco Schirripa, condannato all’ergastolo, e il mandante, Domenico Belfiore.
Rocco Schirripa è stato condannato all'ergastolo
Da allora sono passati quarant’anni e oggi, martedì 21 marzo, ricorre la Giornata delle vittime di mafia in tutta Italia.
“Per il trentennale della sua morte avevamo chiesto oltre alla memoria anche di dare una svolta alla ricerca della verità che era ferma. In questi dieci anni poco è cambiato - dice la figlia del magistrato al quotidiano torinese -. Allora, a parte l’organizzatore dell’omicidio, non sapevamo niente. Siamo poi riusciti a far riaprire il processo sulla base del fatto che nelle carte del primo processo c’erano tanti elementi non presi in considerazione, però non è uscito molto di nuovo”.
“Oramai ci interessa più che altro la verità storica, passando il tempo non si riescono più ad avere testimoni. Io però seguo tutti i processi per mafia, perché vedo che sono tutti collegati uno con l’altro, a volte dei pezzetti possono arrivare da lì...”, conclude la figlia di Caccia.
Paola Caccia sarà ospite al teatrino civico di Chivasso, giovedì 23 marzo, alle 21, per commemorare la figura del padre.
Paola Caccia
L'evento è inserito in "RicordArte", la tre giorni contro le mafie promossa dalla Città di Chivasso: il giorno prima, mercoledì 22, alle 16,45, ci sarà la marcia antimafia mentre venerdì si presenta il progetto Bill, Biblioteca della Legalità.
Per l’omicidio di Bruno Caccia, Rocco Schirripa è stato condannato, con sentenza confermata dalla Cassazione, all’ergastolo.
L’ex panettiere legato alla ‘ndrangheta è accusato di aver fatto parte del gruppo di fuoco che la sera del 26 giugno di quarant’anni fa sparò e uccise il procuratore di Torino Bruno Caccia, di 65 anni, uscito di casa a portare a spasso il cane. Secondo l’accusa, con questo omicidio il boss calabrese Domenico Belfiore aveva eliminato il magistrato che costituiva un ostacolo agli interessi della criminalità organizzata nel capoluogo piemontese.
Caccia poco prima di essere ammazzato aveva disposto perquisizioni al casinò di Saint Vincent per il sospetto di riciclaggio di capitali mafiosi. Con il verdetto emesso dalla Prima sezione penale della Suprema Corte, gli ‘ermellini’ hanno reso definitivo il carcere a vita per Schirripa così come deciso dalla Corte d’Assise d’Appello di Milano il 14 febbraio 2019.
Anche in primo grado l’imputato era stato condannato all’ergastolo e si trova in cella dal 2015.
“Non conosciamo l’identità degli altri mandanti e delle altre persone che hanno sparato”, ha detto il legale Fabio Repaci che rappresenta i familiari di Caccia, insistendo perché si faccia piena luce sul delitto rimasto a lungo un cold case riaperto dalle intercettazioni tramite un trojan e da elementi raccolti nel processo ‘Minotauro’ a clan della ‘ndrangheta.
Per le indagini lacunose della Dda di Milano, il procedimento sull’omicidio di Caccia venne avocato dalla procura generale del capoluogo lombardo.
“Questa inchiesta sulla morte di un magistrato é l’unico caso nel quale l’attività processuale si è rifiutata di sentire i colleghi di Caccia e i suoi familiari”, ha ricordato Repaci.
Nella sua requisitoria il Pg della Cassazione Alfredo Viola aveva definito l’uccisione di Caccia come connotata da “trame ampie e complesse”. “Caccia è stato un servitore dello Stato con una condotta fuori dall’ordinario non per i passi fatti in avanti ma per i passi indietro fatti da altri, e con le parole di Giovanni Falcone ricordo che ‘si muore perché spesso si è privi delle necessarie alleanze’”.
Caccia, ha poi aggiunto Viola, “è la prima vittima di mafia al nord”.
Il Pg inoltre ha sottolineato che le misure di protezione disposte per tutelare Caccia - magistrato di punta alla Procura di Torino - “purtroppo si sono rivelate non stringenti”. Viola ha chiesto di rendere definitiva la condanna per Schirripa con le aggravanti della premeditazione e del metodo mafioso.
Lo scorso settembre a Torrazza Piemonte la villa di Rocco Schirripa è stata confiscata e a gennaio consegnata al Comune.
La confisca della villa avvenuta a settembre 2022
Nelle intenzioni dell’amministrazione comunale dovrebbe diventare una biblioteca e un luogo di aggregazione per le associazioni di volontariato del paese.
L’iter e le operazioni per recuperarla e donarla alla collettività sono già iniziate.
Un passo in avanti verso la vittoria dello Stato sulle organizzazioni criminali.
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