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I So What in concerto per una serata nel segno della solidarietà concreta

L'Ensemble si esibirà il 14 dicembre sul palco di via Don Dublino a Chivasso. L'ingresso è ad offerta libera e l'intero ricavato sarà devoluto per i progetti umanitari dell'associazione Needle in Sud Sudan

I So What in concerto per una serata nel segno della solidarietà concreta

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L’energia creativa di un gruppo musicale che ha fatto scuola nella scena torinese si intreccia con la storia di quattro ragazzi del Canavese che, dodici anni fa, decisero che i propri valori non dovevano restare teoria. È da questo incrocio che nasce il concerto solidale So What x Needle, in programma sabato 14 dicembre alle 21, negli spazi di via Don Dublino 12 a Chivasso, con ingresso ad offerta libera. Una serata in cui la musica diventa mezzo, occasione, forza propulsiva: perché l’intero ricavato sarà destinato ai progetti umanitari che l’associazione Needle ODV, con sede legale a Caluso e base operativa a Chivasso, sta avviando nel tormentato Sud Sudan.

La vicenda di Needle è una storia che appartiene al territorio, prima ancora che alla cooperazione internazionale. Nasce nel 2012 quando Luca, Agnese, Ferdinando e Stefano, quattro giovani amici legati da un’idea comune di solidarietà, decidono di strutturare un’associazione senza fini di lucro. Fin dai primi anni, puntano su ciò che conoscono e che sanno costruire: eventi sportivi, iniziative aggregative, momenti ricreativi capaci di mettere insieme la comunità e raccogliere fondi per cause locali. Ogni sforzo, ogni attività, ogni evento serviva a creare un filo — un “needle”, appunto — tra il bisogno e la risposta, tra la fragilità e la possibilità di un aiuto concreto.

Poi, dodici anni dopo, la scelta. Una svolta che non nasce per caso, ma dall’idea che quei valori, per essere davvero “attuali”, dovessero affacciarsi su orizzonti più larghi. Così, nel luglio del 2024, Needle diventa Needle ODV e decide di rivolgere il proprio impegno a uno dei luoghi più difficili del pianeta: il Sud Sudan, il paese più giovane dell’Africa, nato nel 2011 dopo un referendum popolare che sancì l’indipendenza dal Sudan del Nord. Un paese che non ha mai conosciuto pace stabile: prima dodici anni di guerra di indipendenza, poi dal 2013 un nuovo conflitto civile, concluso solo in parte nel 2018 con un accordo fragile e debole. Uno Stato dove instabilità politica, cambiamenti climatici, crisi economica e un sistema sanitario quasi inesistente rendono la quotidianità un labirinto di vulnerabilità.

I numeri sono un pugno nello stomaco: 12 milioni di abitanti, di cui 4 milioni sfollati; un’età media di 18,6 anni; un’aspettativa di vita che non supera i 60 anni. Il Sud Sudan occupa l’ultimo posto nell’Indice di Sviluppo Umano: 191° su 191 paesi. La mortalità materna raggiunge cifre impensabili in Europa: 1150 donne ogni 100.000 nati vivi, contro le 5 dell’Italia. Il quadro diventa ancora più drammatico quando riguarda i bambini: 40 neonati su 1000 non arrivano al primo anno di vita e 99 su 1000 non superano il quinto. Nell’ultimo anno, 1,65 milioni di bambini sono stati colpiti da malnutrizione, di cui mezzo milione in forma severa.

È qui che Needle ODV sceglie di lavorare. Dal febbraio 2024 avvia una collaborazione con il Comboni Hospital e l’Health Center Sikka Hadid della città di Wau, la seconda più grande del paese. I volontari arrivano e toccano con mano ciò che fino a quel momento avevano solo letto nei dossier: ospedali con strumentazioni minime, reparti gestiti quasi interamente da organizzazioni religiose e ONG, file di persone che aspettano ore per una visita che spesso non potranno pagare. Da questa immersione diretta nasce un piano d’intervento triennale strutturato su tre assi principali: sanitario, educativo e comunitario.

Il filone sanitario si concentra sul miglioramento della qualità delle cure: missioni periodiche di specialisti italiani, donazioni di apparecchiature elettromedicali come ecografi e pulsossimetri, formazione del personale locale attraverso workshop, seminari e corsi strutturati, borse di studio per giovani operatori sanitari e una Cassa Indigenti per garantire l’accesso alle cure di base a chi non può permettersele.

Il filone educativo si sviluppa intorno all’idea che il futuro di un paese passa attraverso l’istruzione: sostegno economico agli insegnanti in difficoltà, manutenzione degli edifici scolastici, programmi di educazione sanitaria nelle scuole su temi cruciali come la prevenzione delle malattie infettive o le manovre di primo soccorso.

E poi c’è la costruzione di una rete di supporto civile, indispensabile in un contesto dove la comunità locale rappresenta l’unica forma reale di protezione per migliaia di persone.

In questo scenario si inserisce il concerto solidale del So What Jazz Ensemble, realtà musicale torinese che dal 2010 coltiva una sua particolare identità sonora, a metà tra jazz e rock, con richiami a Billy Cobham, Herbie Hancock, gli Area e Frank Zappa. Nel tempo il gruppo ha cambiato pelle, passando da side project a vero e proprio collettivo musicale, capace di spaziare dal jazz fusion al progressive rock, dalla bossa nova alle cover pop, dagli standard jazz ai brani originali incisi nei vari demo registrati tra Freakone e Floryd Sounds.

Attualmente collaborano al progetto il bassista Luca Magnano, i chitarristi Marco Faussone e Andrea Roletto, il tastierista e pianista Dario Sabella (piano e tastiere), il batterista Luca Zanon e le cantanti Lara Brachet Cota e Ilaria Giovara.

La serata del 14 dicembre porta dunque in scena non solo una performance musicale, ma l’incontro tra due mondi: una band che ha fatto della contaminazione il proprio marchio e un’associazione che ha scelto di guardare lontano senza dimenticare le proprie radici canavesane. Un ponte di musica, impegno e solidarietà che parte da Caluso e Chivasso per arrivare a Wau, tra le corsie del Comboni Hospital e nelle aule delle scuole dove la malnutrizione non è un’eccezione ma la regola quotidiana.

Chi parteciperà al concerto avrà la possibilità di sostenere direttamente questo progetto. Per ragioni organizzative è richiesta la prenotazione al numero 347 2505930 o presso la palestra B&C Centro Fitness. Nessun biglietto, nessun costo fisso: la formula è quella dell’offerta libera, perché la solidarietà non ha un prezzo predefinito, ma un valore che ognuno porta con sé.

Musica e cooperazione, territorio e mondo, jazz e Sud Sudan: un intreccio inatteso che racconta come, a volte, basti poco per costruire qualcosa che va oltre noi stessi. Anche solo una sera. Anche solo un concerto. Anche solo un filo. Un needle, appunto.

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