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Abitare il domani, Ivrea apre il fronte casa: numeri, emergenze e idee per il futuro

Una serata con Maran, Gallo, Scapino, Avetta e Giglio per affrontare la trasformazione demografica e la crisi abitativa: mille alloggi vuoti, liste d’attesa infinite e contratti sempre più precari. Il PD eporediese rilancia: “La casa è la nuova questione urbana”

La rabbia dei residenti ATC: "54 alloggi vuoti: chi li mantiene?"

Case Atc vuote

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C’è una parola che più di altre descrive il presente e il futuro delle città: abitare. Non è solo un concetto tecnico, né una questione urbanistica, ma un tema che definisce chi può vivere in un territorio, chi riesce a restarci e chi invece è costretto a lasciarlo. Parte da qui la serata “Abitare il domani. Ivrea, la casa e la demografia”, l’incontro organizzato dal Partito Democratico di Ivrea e Cascinette per venerdì 21 novembre 2025 alle ore 21 in Sala Santa Marta, un appuntamento pensato per riportare la questione abitativa al centro del dibattito cittadino.

L’iniziativa riunisce figure di riferimento nazionale e locale: Pierfrancesco Maran, europarlamentare PD-S&D ed ex assessore all’urbanistica e alla casa del Comune di Milano, Noemi Gallo, architetta ed esperta di housing sociale, Emma Scapino, studiosa del diritto all’abitazione presso l’Università di Torino, Alberto Avetta, consigliere regionale PD, e Francesco Giglio, segretario del Circolo PD di Ivrea. Un parterre scelto non per fare passerella, ma per affrontare da più punti di vista un tema che ormai nessuna città europea può più permettersi di ignorare.

Il comunicato diffuso dal PD è chiaro: per anni si è creduto che i problemi delle città si giocassero altrove, concentrandosi sulla mobilità, sui servizi sanitari e scolastici, sul verde, sugli impianti sportivi, sul commercio e perfino sull’offerta turistica. E invece, proprio mentre lo sguardo era rivolto altrove, è emersa una nuova faglia destinata a ridisegnare il tessuto urbano: la casa. Un tema che fino a pochi anni fa l’Unione Europea considerava marginale, tanto che – come ricorda la rivista Politico – solo nel vertice del 24 ottobre 2024 il Consiglio Europeo, la Commissione e il Parlamento hanno per la prima volta affrontato insieme la crisi abitativa, segno della sua centralità crescente.

Ivrea, nel suo piccolo, è un perfetto laboratorio per capire cosa sta succedendo. I numeri raccontano una realtà che non può essere ignorata: una popolazione stabile attorno ai 22.800 abitanti, un patrimonio immobiliare di 11.000 unità di cui circa 1.000 risultano vuote, un mercato dove nell’intera area eporediese ci sono 800 case in vendita e appena 60 disponibili in affitto, mentre nel perimetro cittadino le proporzioni sono di 300 contro sole 25. Le politiche pubbliche non stanno dietro alla trasformazione della domanda, e nel frattempo 230 famiglie attendono un alloggio popolare mentre il 30% delle case ATC resta inutilizzabile per inagibilità o problemi tecnici. Nel 2024, inoltre, Ivrea ha registrato 1.162 nuovi immigrati a fronte di 860 persone emigrate, un saldo positivo che però non significa stabilità: metà dei contratti di locazione è transitoria e l’80% riguarda appartamenti arredati, con una durata media di 18 mesi. A questo si aggiunge il dato demografico forse più rivelatore: il 37% delle famiglie è composto da una sola persona, un cambiamento strutturale che ridefinisce le esigenze abitative e sociali.

Il nodo, spiegano gli organizzatori, non è solo quanto costa vivere, ma come viviamo. L’invecchiamento della popolazione richiede case più accessibili e servizi di prossimità; i giovani e i lavoratori temporanei chiedono flessibilità; gli affitti turistici modificano l’uso degli alloggi; le nuove povertà ampliano il bisogno di alloggi pubblici; le trasformazioni culturali portano a cercare abitazioni più vicine ai trasporti, ai servizi sanitari, ai luoghi di studio e lavoro; i nuovi arrivati, spesso costretti a soluzioni precarie, si trovano a fare i conti con difficoltà economiche e con un clima sociale segnato – come nota il comunicato – anche da un “terribile razzismo di fondo”.

Finora si è risposto a queste trasformazioni con soluzioni parziali, spesso in ritardo, talvolta affidandosi all’idea che il mercato potesse autoregolarsi. Per alcuni, la risposta sarebbe una normativa più repressiva in tema di sfratti e sgomberi, una proposta che affronta solo una parte minima del problema. Per gli organizzatori della serata, invece, è il momento di un cambio di passo: serve una politica della casa che rimetta al centro le persone e il loro diritto ad abitare dignitosamente, immaginando il futuro non come una conseguenza inevitabile dei trend demografici, ma come il frutto di scelte collettive e consapevoli.

La serata del 21 novembre nasce proprio con questo obiettivo: fornire strumenti, visioni e idee per aiutare Ivrea a immaginare che cosa significhi abitare il domani. Con le riflessioni di Pierfrancesco Maran sull’esperienza milanese, gli interventi tecnici di Noemi Gallo, lo sguardo accademico di Emma Scapino e la prospettiva istituzionale di Alberto Avetta, il confronto si annuncia approfondito e concreto. Non un convegno autoreferenziale, ma un tentativo di costruire una conversazione pubblica che coinvolga cittadini, amministratori, operatori del settore e chiunque sia interessato al futuro urbano della città.

Ivrea, con la sua storia complessa e con le sue sfide, ha davanti un bivio: può scegliere di lasciare che le dinamiche demografiche e immobiliari decidano il suo destino, oppure può provare a orientarle, costruendo una visione comune del futuro. Parlare di casa, oggi, significa parlare di tutto ciò che tiene insieme una comunità: lavoro, natalità, accoglienza, mobilità, welfare, qualità della vita. Per questo l’incontro del 21 novembre non è solo un appuntamento politico: è un invito a tutta la città a prendere parte a una discussione che riguarda davvero il domani di tutti.

locandina

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