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Cosa succede davvero su un set? Il maestro della scenografia Alberto Paradiso svela tutto

Dalla scrittura alla scenografia: un viaggio affascinante nel mondo del cinema con il costruttore scenografico Alberto Paradiso

"I segreti del cinema" secondo Alberto Paradiso: intervista all'attrezzista e costruttore scenografico della RAI

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Quali sono i segreti del cinema dalla scrittura di una sceneggiatura fino al montaggio?

Cosa succede realmente su un set durante le riprese di un film? E chi sono tutte le figure professionali che vediamo nei titoli di coda?

A queste domande risponderà l’attrezzista e costruttore scenografico Alberto Paradiso, in occasione di una sua lezione di cinema che si terrà sabato 19 ottobre al Teatro di Lanzo.

Alberto Paradiso, diplomato in "Arti Fotografiche" presso l'istituto G.B. Bodoni, ha iniziato la sua carriera nel 1986 come macchinista. Dal 1996 ha scelto di dedicarsi alla scenografia, lavorando come attrezzista. Da cinque anni è residente a Lanzo e attualmente lavora in RAI. Paradiso è anche autore di libri e tra le sue pubblicazioni si annoverano: Se di sera una voce (2014), La Radio di Agata (2017), il racconto Incontro ravvicinato, inserito nella raccolta La straordinarietà del quotidiano (2020) e Locanda Mare (2023). 

In vista dell’evento di sabato, abbiamo avuto l'opportunità di fare qualche domanda ad Alberto.

Come è iniziata la tua carriera nel mondo del cinema? 

"É iniziata nel 1986. Io mi sono diplomato al Bodoni come fotografo, dopodiché ho iniziato a cercare dei lavori che rimanessero più o meno nell'ambito, non dico artistico, ma comunque della cultura e dello spettacolo. E poi, piano piano, è iniziato tutto facendo i documentari.

Una volta il cinema non era una professione comune: si imparava a fare il mestiere del macchinista, dell’elettricista andando nelle fabbriche e filmando, più che altro, documentari sulle macchine che poi andavano proiettati all'interno della Fiat. Si chiamavano gli istituzionali.

Quindi diciamo che la mia formazione non è stata subito nel cinema. Cioè, ho imparato comunque la tecnica: le riprese, i binari, le luci, e così via. Ma il cinema è venuto dopo. E questa è una parte interessante, poiché questa formazione purtroppo adesso non c'è più.

Quindi ho imparato a risolvere i problemi con pochi mezzi, cercando di trovare una soluzione arrangiandomi con quello che avevo a disposizione. Adesso bene o male, ma per fortuna, si fa molto più cinema e fiction e, quindi, ci sono altre possibilità.

Quando ho iniziato io, per esempio, nessuno mi ha insegnato a fare l'attrezzista. Facevo le mie prove nel mio laboratorio giù in cantina e provavo a vedere, ad esempio, se il Bostik prendeva fuoco e vedevo se una cosa o l'altra funzionasse. Adesso bene o male, giustamente, i ragazzi che iniziano hanno una persona vicino che, pian piano, insegna loro il mestiere." 

In cosa consiste il ruolo dell'attrezzista e costruttore scenografico sul set? 

"Questa è una domanda ampissima. Intanto ci sono due tipi di attrezzisti cinematografici. C’è anche l'attrezzista in teatro, ma si occupa di un'altra cosa.

C’è l'attrezzista di preparazione, che è quello che sostanzialmente prepara la scena. Va con gli arredatori, tappezza la stanza, arreda con i mobili, fa in modo che quando arriva la troupe la situazione sia pronta. Mentre l’attrezzista di set, quello che invece opera proprio sul set, si occupa di seguire tutto quello che fa parte della scenografia.

L'esempio tipico è, che ne so, c'è un dialogo tra due attori e uno di questi beve, il livello del liquido nella scena dopo dovrà essere sempre il medesimo, non può essere minore, perché poi quando stacchi si nota. Lo stesso vale anche per una sigaretta. Oppure, nel caso di una stanza illuminata da candele, queste vanno comunque cambiate perché la scena comunque deve avere una consecutio temporum: deve avere seguito e, quindi, bisogna curare tutti quei piccoli dettagli che vengono ripresi.

E poi, oltre a questo, quando ci sono i cambi scena, cioè i cambi di campo, e si cambia inquadratura, l'attrezzista si occupa di spostare mobili, sedie, per magari far spazio al carrello o alla macchina da presa. Ecco, l'attrezzista di set si occupa proprio di tutto quello che accade durante le riprese cinematografiche." 

Quali sono le principali difficoltà o sfide quotidiane di questo mestiere? 

"Guarda, ne parlerò anche sabato. Le difficoltà rappresentano anche la bellezza di questo mestiere. Parlo per tutti i reparti: dal trucco e parrucco alle sarte, a tutto quello che riguarda le restrizioni e le macchine da presa. 

Capita spesso che si affrontino dei problemi per la prima volta, malgrado ci sia tanta esperienza, e c'è sempre quella volta che bisogna inventarsi una soluzione. Non è mai uguale a se stesso, c'è sempre qualcosa da inventare, c'è sempre qualcosa di nuovo.

Le persone che dicono che ormai sono arrivate, che hanno imparato tutto, un po' mentono, perché in realtà tutti i giorni si può imparare. Si può imparare da chiunque, ma questo in generale nella vita, anche dalle persone con cui lavoriamo, perché ci sono delle idee nuove, perché si presenta una situazione nuova che non avevamo mai affrontato. Quindi è un po' anche la bellezza e il fascino di questo mestiere.

Per questo i lavoratori si chiamano anche maestranze: perché sono dei maestri, in qualche maniera, nel proprio mestiere, che vada dai costumi, al trucco, alla scenografia, al macchinismo, agli elettricisti, e così via. Sono dei maestri nel loro campo, quindi il termine maestranze, secondo me, è molto giusto." 

Quali sono, secondo te, le differenze nel lavorare per il cinema e nel lavorare per la televisione? 

"Sostanzialmente molte. Io, per esempio, sono cinque anni che lavoro in RAI, sempre nell'ambito falegnameria e costruzioni, quindi finirò la mia carriera lì. E quindi le differenze ci sono, eccome. Tenendoci in generale, la differenza che c'è tra il cinema e la televisione, è sostanzialmente che nel cinema c'è un racconto, c'è una sceneggiatura che va a svilupparsi come fosse un romanzo. C'è un inizio, uno sviluppo e una fine.

In televisione si fanno le trasmissioni, dove comunque ci sono le luci, c'è il macchinista, e via dicendo. Però la differenza sostanziale è il fatto che una trasmissione, che può essere di intrattenimento, un quiz, o comunque un programma tipicamente televisivo, una volta che viene registrata è finita. Cioè, stai narrando una storia ma con altri linguaggi."

C’è un progetto particolare a cui ti è piaciuto prendere parte nel corso della tua carriera? 

"Tutti i film che ho fatto erano progetti particolari. Quando facevo l’attrezzista, appunto, mi davano in mano la sceneggiatura e da lì scoprivo che tipo di lavoro era, che cosa dovevo inventare, che storia stavo raccontando.

Guarda, il progetto più importante è proprio la serata di sabato. Perché è una cosa a cui tengo molto, è una cosa che faccio per le persone, perché abito a Lanzo da pochissimo, da cinque anni. Quindi è una cosa che mi piace dedicare a loro ed è una cosa che faccio perché penso che sia un argomento che interessi.

Ecco, questo progetto nasce proprio con l'intento di regalare ai miei nuovi concittadini un'esperienza di questo tipo: raccontare quello che accade su un set, chi sono le persone che ci lavorano e quindi è un progetto a cui io tengo molto e spero che, insomma, porti qualche frutto."

Per concludere, quali sono i tuoi film preferiti?

"Ce ne sono tanti. In questa serata parlerò di Blade Runner, di Kubrick, di Barry Lyndon, di Shining, di Come Eravamo, di Sidney Pollack, La Mia Africa, e di Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore. Farò dei riferimenti anche a dei film magari anche datati, ma che in qualche maniera regalano emozioni. Proverò anche a raccontarne qualcuno tecnicamente: le particolarità che ottiche hanno usato, come hanno risolto certe problematiche, e via dicendo."

Non ci resta che ringraziare Alberto Paradiso per il suo tempo e invitare tutti all'appuntamento di sabato 19 ottobre alle 21, presso il Teatro di Lanzo.

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