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ELEZIONI TORINO. Una poltrona per cinque: in lizza anche Porchietto, Salizzoni e Pentenero

ELEZIONI TORINO. Tutte le carte ormai sono scoperte, serve solo capire quali saranno quelle vincenti. Si giocherà nelle prossime settimane la partita delle candidature per le elezioni comunali di Torino  che si terranno a giugno 2021, a meno di rinvii all’autunno a causa della pandemia. Con i pentastellati che molto difficilmente avranno un ruolo da protagonisti, la vittoria se la contenderanno le coalizioni di centrosinistra e centrodestra.

Per la prima i nomi forti sono sostanzialmente due. Stefano Lo Russo, capogruppo del Pd in Comune, ex assessore con Piero Fassino, sembra ad oggi il più quotato, forte del sostegno di buona parte del partito e dei Moderati. Si contende la candidatura con l’eporediese Mauro Salizzoni, il “re dei trapianti”, oggi consigliere regionale del Pd, figura vicina all’ex governatore Chiamparino. Piace alla Sinistra e potrebbe attrarre, in un eventuale ballottaggio, i voti dei grillini che più difficilmente porterebbe a Lo Russo.  Più improbabile, al momento, una candidatura di Gianna Pentenero da Casalborgone, ex assessore regionale al Lavoro.

Anche nel centrodestra i nomi più quotati sono due. C’è l’imprenditore Paolo Damilano, presidente della Film Commission Piemonte, nome del Carroccio che si etichetta come candidato civico. Un endorsement nei suoi confronti è arrivato da nientepopodimenoche Enzo Ghigo, già presidente della Regione e per  per lungo tempo coordinatore di Forza Italia in Piemonte. La sfidante è Claudia Porchietto, la deputata azzurra di Robassomero, ex assessore regionale al Lavoro. A tirare fuori ufficialmente il suo nome sono stati, nei giorni scorsi, i coordinatori torinesi del partito, dopo una chiacchierata tra Berlusconi e Cirio. Porchietto sembra anche essere il volto più popolare tra i papabili sindaci. Lo dimostra un sondaggio di Swg commissionato dal notaio Andrea Ganelli e pubblicate in esclusiva sulle pagine online dello Spiffero. Il 39% dei torinese intervistati ha dichiarato di conoscerla. Damilano si ferma al 17%. Mentre  tra i dem, Lo Russo e Salizzoni sono conosciuti dal 27% degli intervistati.

Tre domande ai papabili candidati sindaci del nostro territorio

1. Com’è nata l’ipotesi di una sua candidatura a sindaco di Torino?

2. Quale tipo di sindaco sarebbe?

3. Qual è il candidato del centrodestra/centrosinistra che teme di più?

Gianna Pentenero

1. La mia candidatura è nata da una serie di soggetti appartenenti a mondi diversi che mi hanno invitato a riflettere sul dare la mia disponibilità a Torino. Disponibilità che ho dato. Credo che fare il sindaco di Torino possa essere un’esperienza importante, difficile ma importante.

2. Un sindaco inclusivo. Un sindaco che cerca davvero di far partecipare tutta la popolazione e che tenta di formare una squadra forte, che abbia voglia di lavorare considerando tutte le difficoltà e le problematiche di Torino. Un primo cittadino che abbia voglia di immaginare un progetto importante per il futuro della città, che ha bisogno di uno scatto d’orgoglio.

3. Quelle di Paolo Damilano e Claudia Porchietto sono entrambe buone candidature, si tratta di due soggetti che possono far nascere una bella competizione.

Claudia Porchietto

1. Mi ha telefonato il mio presidente, Silvio Berlusconi, e mi ha detto: “Ho deciso che ti candidi” (sorride Ndr). Il suo ragionamento parte dal presupposto che ci possa essere la possibilità di vincere a Torino e d’intesa con gli alleati vuole portare avanti un’operazione con candidati competitivi. Ognuno dei partiti mette in campo una candidatura spendibile e poi si lavora insieme per scegliere un nome a Torino, così come a Milano e Roma. Adesso individueremo il profilo giusto e come centrodestra giocheremo tutti insieme una grande partita.

2. Innanzitutto un sindaco di area metropolitana e non solo della città. In questi cinque anni, ma anche prima, l’area metropolitana è stata orfana di un sindaco che sapesse trainare il territorio. L’obiettivo dev’essere ridare un’identità alla nostra città, che non è più manifatturiera, non è più competitiva e ha deciso di non giocare partite di rilevanza internazionale quale quella delle olimpiadi. Occorre ricostruire una città che attrae investimenti, con una squadra capace di fare sistema e lavorare per il futuro.

3. Non temiamo nessuno, d’altronde si gioca una partita che va oltre il candidato sindaco, l’importante è la squadra. Credo sicuramente che il candidato più completo sia Lo Russo, una persona con esperienza, che vuole fare il sindaco e non l’ha mai nascosto, una figura sicuramente capace e competente.

Mauro Salizzoni

1. Voglio dire chiaramente che non ho mai lanciato la mia candidatura e nessuno me l’ha mai proposta. L’ipotesi è nata parlando con amici del centrosinistra, ma anche in famiglia, così come si parla di qualunque altro argomento. Probabilmente l’idea è nata, non da me, in seguito al risultato dei voti che ho raccolto un anno e mezzo fa alle elezioni regionali, quasi 19mila preferenze.

2. Sarei un sindaco al servizio della città, come devono essere tutti i sindaci. Ma, come ho detto, la mia candidatura è alquanto improbabile. C’è gente molto più preparata di me, io amministrativamente non valgo un granché, ho fatto il chirurgo fino a due anni fa e solo in quel momento sono entrato in consiglio regionale. Amministrare una città è diverso.

3.Mi sono sempre occupato di politica ma solo da due anni attivamente, proprio per questo non ho gli strumenti per dire quale candidato sia più temibile dell’altro. Sicuramente mi preoccupa tutto l’entusiasmo che circola intorno alla figura di Damilano, perché dietro di lui c’è la spinta della Lega, un partito che ha idee totalmente diverse dalle mie.

Qual è il sindaco ideale per Torino?

Quale sarebbe il sindaco ideale per Torino? L’abbiamo chiesto ai parlamentari e ai consiglieri regionali del nostro territorio che i papabili candidati li conosco bene, anche personalmente. «Sicuramente Claudia Porchietto, il nome di Forza Italia - risponde Carlo Giacometto, deputato azzurro di Brusasco -. Credo ci sia bisogno di un sindaco “politico” che tiri fuori Torino dalla situazione in cui è piombata da troppi anni. Il centrodestra finalmente può dimostrare di essere un’alternativa competitiva e di saper governare. Forza Italia ha proposto una candidatura di alto profilo, Claudia Porchietto è in grado di rappresenta sia la città, per l’esperienza che ha, sia l’area metropolitana che in questi anni  è stata dimenticata. Poi certo sarà il tavolo nazionale delle forze di centrodestra a definire la candidatura». Giacometto, comunque, non “disprezza” la figura di Damilano. «Anche la sua disponibilità alla candidatura è ottima, significa che finalmente la società civile guarda al centrodestra come una coalizione che può aspirare a governare Torino».

Non prende ancora posizione, invece, il consigliere regionale della Lega Gianluca Gavazza, di Torrazza Piemonte. «Sono valutazioni da fare nei prossimi mesi, al momento non ho una preferenza, spetterà alla coalizione prendere una decisione - dice -. Il centrodestra sta facendo importanti valutazioni sul nome di Damilano, un imprenditore da sempre vicino alla Torino che produceva, una persona che può rilanciare la città e di conseguenza il nostro Piemonte». E Claudia Porchietto? «Anche lei arriva dal mondo dall’imprenditoria, ma la sua figura è più legata al mondo partitico - risponde Gavazza -. Nei prossimi mesi la coalizione dovrà decidere se puntare su un imprenditore che è anche politico o su una politica che è anche imprenditrice».

Poche idee ma confuse, per citare Flaiano, dal senatore leghista Cesare Pianasso. «Sicuramente il nome ideale è Paolo Damilano». Perché? «Perché è il candidato scelto dalla coalizione». Nessuna argomentazione. Peraltro non è neanche vero: Damilano è il nome della Lega, non dell’intera coalizione (almeno per ora).

E allora il Pd? I rappresentanti dem nelle istituzioni sono attendisti. «Il profilo ideale non può esistere, altrimenti sarebbe reale e non ideale - filosofeggia il deputato Davide Gariglio, ex segretario regionale del Pd -.  Io credo che per Torino sia necessario un sindaco capace di rassicurare una città sbandata e preoccupata come la nostra, una persona che possa dare una visione ed una speranza per il futuro. Dovrà inoltre dimostrare di non candidarsi per ambizione personale ma per un atto d’amore verso la città». E allora chi si avvicina di più a questo “idealtipo”?

«Ciascuno è più o meno vicino a questo modello a seconda delle proprie caratteristiche - continua Gariglio -. Io credo si debba cercare di ragionare seriamente sulla candidatura che risponde di più a questi requisiti. Ragionamenti da fare non tra i soli addetti ai lavori, ma da estendere alla città e agli stakeholders.  D’altronde nell’ultimo decennio le organizzazioni politiche, dai partiti ai sindacati, hanno sempre più ristretto il loro perimetro di rappresentanza, la gente si riconosce meno in loro. Serve ora un grosso lavoro per provare a capire qual è soluzione migliore per tutti».

Secondo la deputata di Barbania Francesca Bonomo, al secondo mandato, «non si deve partire dai nomi». «Torino ha bisogno di un progetto - rimarca -. Il percorso tracciato nel corso degli anni da Castellani, Chiamparino e Fassino si è arenato con Appendino. Oggi bisogna riprenderlo e scriverne il futuro, cercare di rilanciare settori trainanti come l’automotive. È fondamentale costruire un forte progetto intorno al quale aggregare la coalizione. Il candidato sarà scelto dopo aver posto queste basi. È il momento di ripartire dai contenuti».

Strizza un po’ l’occhio a Gianna Pentenero il consigliere regionale canavesano Alberto Avetta. «Serve un sindaco capace di governare non solo la città di Torino, ma tutta l’area metropolitana - dice -. Il candidato giusto è quello che ha consapevolezza e sensibilità verso questo aspetto. Io, fossi candidato sindaco, dedicherei uno spazio specifico del mio programma proprio alla Città Metropolitana nel suo complesso. Bisogna puntare a sviluppare un rapporto fattivo fra Torino e gli oltre 300 comuni dell’area metropolitana. Questo deve fare un sindaco moderno e consapevole del suo ruolo.  Una consapevolezza che fino ad oggi non c’è stata, come ha dimostrato Appendino con il suo operato».  Chi può interpretare al meglio questo ruolo, secondo Avetta? Meglio Salizzoni o Lo Russo? «Sono ambedue buone figure - risponde -. Salizzoni gode di grande popolarità e lo ha dimostrato portando a casa un numero incredibile di preferenze alle regionali. Lo Russo è invece più strutturato dal punto di vista amministrativo, ha maturato negli anni  capacità e competenze che gli possono permettere di fare il sindaco». 

E Gianna Pentenero? Per lei spende le parole migliori... «È sicuramente un candidato in grado di interpretare un ruolo di guida non solo per la città ma per tutta l’area metropolitana - conclude -. Che è un po’ l’obiettivo, come ho già detto, che deve avere il prossimo  sindaco di Torino».

Manuel Giacometto

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