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CORONAVIRUS. Stretta sul Piemonte. Cirio, il rischio di un'altra Lombardia

CORONAVIRUS. Stretta sul Piemonte. Cirio, il rischio di un'altra Lombardia

Alberto Cirio, presidente della Regione

Oltre tremila contagi e un numero di morti mai così alto dall'inizio dell'emergenza. Il Piemonte non vuole diventare un'altra Lombardia e, in attesa delle decisioni del governo, anticipa la nuova stretta per ridurre i contagi. All'orizzonte lo stop alle attività all'aria aperta e nuove modalità per fare la spesa e per i mercati, con i soldati impiegati nei controlli. Perché "in giro c'è ancora troppa gente e la curva del contagio continua a salire", sottolinea il governatore del Piemonte, che ha ottenuto dagli enti locali un sì unanime alle nuove regole. Con qualche eccezione: sull'Esercito la sindaca Appendino invita a mettere da parte le "sensazioni politiche" e lancia un "grido d'attenzione nei confronti dei più deboli". Per il Piemonte quella passata è stata la notte peggiore: 26 morti, che fanno salire ad oltre duecento il triste bilancio delle vittime. "Se la curva non accenna a diminuire, presto saremo nelle condizioni della Lombardia - è l'allarme del presidente Cirio - Ci prepariamo a un weekend difficile, non possiamo permetterci che le aree verdi diventino occasioni di ritrovo. So che chiediamo un grande sacrificio a tutti e che stare chiusi in casa è difficile - aggiunge il governatore del Piemonte - ma vi prego di capire che più seguiremo oggi queste regole dure, prima potremo tornare a vivere e goderci la nostra libertà". Il decreto è pronto. "Non l'ho ancora firmato perché, sentito il ministro Boccia, sappiamo che una decisione già oggi potrebbe arrivare dal governo e uniformare tutta Italia. Ma nel caso non fosse così, sono pronto a renderla immediatamente esecutiva", spiega Cirio, che chiede aiuto al governo: "Nell'approvvigionamento di risorse umane, di tecnici e di ventilatori - afferma - guardi i flussi di crescita. In Piemonte abbiamo raddoppiato i posti di terapia intensiva, ma abbiamo necessità che ci aiuti". L'approccio della Regione Piemonte non convince del tutto Appendino: "più che pensare a regole e controlli, che ci vogliono e che facciamo, l'appello è alla cittadinanza, perché la sfida la vinceremo solo se non c'è bisogno di un vigile o un carabiniere a distanza di un metro che ci dice che dobbiamo rispettare le regole, ma deve partire da noi stessi", è la posizione della sindaca di Torino, che si dice "orgogliosa" di come il capoluogo sta reagendo. "Ci vuole coerenza nei messaggi che vengono dati - conclude - se il Governo dice che l'attività fisica si può fare e va bene, chiudere i parchi significa generare assembramento in altre zone della città". L'ordinanza regionale, comunque, è pronta.
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