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CHIVASSO. Post mortem della discarica: a chi tocca pagare?

CHIVASSO. Post mortem della discarica: a chi tocca pagare?

Una foto d'archivio della discarica di Chivasso

A che serve Wastend? Parliamo ancora una volta del progetto composto da un impianto di riciclo e da un nuovo milione di metri cubi di rifiuti da versare nella grande discarica di Chivasso tra Pogliani, Mosche, Borghetto e Montegiove. Il progetto è ormai realtà: è stato presentato in Provincia il 30 ottobre e seguirà l’iter amministrativo previsto dalla legge. E giovedì prossimo alle 17 l’amministrazione lo presenterà in sala consiliare alla commissione ambiente. Ebbene, a che serve Wastend? A portare a Chivasso un impianto di recupero dei rifiuti tecnologicamente avanzatissimo e unico al mondo? Oppure a pagare i debiti, veri o presunti, del Comune di Chivasso? Forse a tutti e due gli scopi. Però sempre più frequentemente gli amministratori chivassesi sottolineano il secondo. Sarebbero due i problemi di soldi. In primo luogo, CHIND, di cui il Comune è azionista di maggioranza, ha debiti per alcuni milioni di euro: per realizzare Wastend, SMC comprerebbe i terreni di Chind risanandone in parte il bilancio. In secondo luogo, SETA non avrebbe accantonato i quasi tre milioni di euro necessari per la fase “post mortem” o “post chiusura” della discarica “Chivasso 0”: anche in questo caso ci penserebbe SMC, sempre a condizione che l’affare Wastend vada in porto. Per quanto riguarda il primo punto, il vicesindaco Massimo Corcione ha dichiarato recentemente che Wastend “installandosi nella zona Chind andrebbe ad appianare una consistente parte dei suoi circa sei milioni di debiti”. Per quanto riguarda il secondo: “Non secondaria è anche la questione del post-chiusura, per la quale occorrono diversi milioni di euro e per cui SETA non aveva accantonato il dovuto”. I costi del post mortem della “Chivasso 0” Ma è proprio così? Lo abbiamo domandato a SETA. Che ci racconta una storia diversa. Sì, in base alla convenzione del 2009 l’accantonamento dei fondi per il post mortem toccava a SETA, benché l’esecuzione materiale spettasse a SMC. Ma in seguito, attraverso una serie di accordi stipulati fra il 2012 e il 2013, l’impegno ad accantonare i fondi è stato assunto totalmente da SMC. In cambio SMC ha ottenuto di poter conferire nella “Chivasso 0” una quantità di rifiuti pari a 90.000 tonnellate. Citiamo da uno di questi accordi, firmato nel giugno 2013: “A modifica di quanto previsto dall’art. 12 punto 2 della convenzione sottoscritta il 13 ottobre 2009, SMC si impegna ad eseguire a proprie cura e spese tutte le attività di gestione post-operativa dell’impianto”. E ancora più precisamente: “L’accantonamento delle somme destinate a finanziare le attività di gestione post-operativa dell’impianto a seguito della chiusura costituirà onere e obbligo di SMC”. Pertanto “SETA è esonerata dagli obblighi di accantonamento dei fondi occorrenti alla copertura dei costi per le attività di gestione post-operativa dell’impianto”. Eravamo nel giugno 2013 e per SETA nel frattempo nulla è cambiato: come ci conferma in una lettera di pochi giorni fa, tocca a SMC, e non a SETA, “eseguire a proprie spese le attività di gestione post operativa”. Se questo è vero, la questione dei soldi necessari a gestire il post mortem della “Chivasso 0” è già stata risolta, e tale gestione è già adesso a carico di SMC. Perché allora l’amministrazione afferma che non è risolta e che si risolverebbe grazie alla realizzazione di Wastend? Ci possono essere buone ragioni per consentire a SMC di costruire l’impianto e di portare un altro milione di metri cubi di rifiuti a pochi metri dalle case dei Pogliani. Così come ce ne sono tante per dire di no. Ma l’amministrazione non ci deve raccontare delle balle. Che cosa rispondono sindaco e vicesindaco alle affermazioni di SETA?
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