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CALCIO. Vincolo abolito: uno tsunami per i dilettanti

Come sovente accade nel calcio il recinto viene richiuso quando i buoi sono ormai scappati. La reazione contrariata della Lega Nazionale Dilettanti sull’abolizione del vincolo è arrivata fuori tempo massimo e assomiglia tanto ad una dichiarazione di facciata. Di questo cambiamento se ne parlava da un pezzo, ma nelle sedi opportune di confronto i vertici della LND hanno nicchiato e solo dopo l’ufficialità sono arrivate dichiarazioni di protesta nei confronti di un cambiamento che assomiglia tanto ad uno tsunami per lo sport dilettantistico. Nel 2020 appare anacronistico che un ragazzo non possa svolgere attività agonistica dove vuole, ma è altrettanto logico che nel decreto andava indicato il modo con cui si vuole sostenere anche economicamente l’attività giovanile dopo questa modifica.

“Le norme sul vincolo sportivo presenti nei decreti attuativi rappresentano una grave minaccia per l’esistenza del calcio dilettantistico a partire dalle scuole calcio, coinvolgendo l’intera filiera dell’attività giovanile, che è la vera risorsa del movimento unitamente all’attività delle prime squadre fondata principalmente sulla valorizzazione dei giovani - non usa mezzi termini il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, nel commentare l’approvazione dei testi da parte del Consiglio dei Ministri - Il vincolo di tesseramento, invece, assunto con le tutele già presenti, costituisce un elemento essenziale di sussistenza per ogni singola società dilettantistica, pertanto va mantenuto nella sua attuale regolamentazione. Non esistono, in senso assoluto, forme d’indennizzo che possano surrogarlo. E poi come si può pensare, specie in questo particolare momento storico, di mettere sulle spalle delle ASD anche il fardello dei rapporti di lavoro, dimenticando completamente i sacrifici e gli oneri già pesantissimi che gravano su realtà che basano la loro opera sul volontariato?”. Il decreto legislativo sul lavoro sportivo assesterà un duro colpo alle ASD e SSD che dovranno considerare i loro atleti dilettanti (in contrasto con le norme della FIGC) come lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS con aggravio di costi e incombenze di versamenti, registrazione, ecc., fermo restando che quei contributi non arriveranno mai ai destinatari in quanto la vita sportiva di un atleta si esaurisce nell’arco di pochi anni e la loro concorrenza ad una futura ipotetica pensione consterebbe di poche decine di euro. Non solo, nella legge di bilancio, in corso di approvazione in Parlamento, è prevista l’abolizione della norma recata dall’art. 4 del DPRE n. 633/72 che stabilisce l’esonero dall’IVA delle attività rese dalle associazioni sportive nei confronti dei soci, tesserati e partecipanti. Dette attività, finora considerate non commerciali, con la norma che si sta introducendo con la legge di bilancio, verrebbero ricondotte nel campo IVA con obblighi di fatturazione e registrazione che renderanno sempre più difficile la vita dell’associazionismo sportivo. “La LND chiede l’intervento deciso della Federazione Italiana Giuoco Calcio. La FIGC, titolare in materia, deve attivarsi in totale opposizione a queste paventate norme che, se entrassero in vigore, decreterebbero l’estinzione di migliaia di Società affiliate alla stessa Federazione”. “Ci troviamo perfettamente in linea con le dichiarazioni del Presidente Sibilia – afferma il Presidente del Comitato Regione Piemonte e Valle d’Aosta Christian Mossino. Il provvedimento penalizza fortemente il sistema calcistico, che a causa di questa pandemia riversa già in gravi sofferenze, pertanto supporteremo, per quanto di nostra competenza, tutte le azioni che la Federazione e la Lega vorranno intraprendere affinché non trovi effettiva attuazione”.

Tanta amarezza per le società che si troveranno ad affrontare un “bagno di sangue”.

Marilena Gisoldo, presidente La Chivasso. “In un momento di così alto livello di criticità in capo alle società dilettanti, ritengo l’ipotesi di abolizione vincolo sportivo, sia una meteora di basso stile insieme all’inserimento dell’ipotesi di introduzione della Gestione Separata Inps, per gli atleti. Mentre da una parte, personalmente, individuo, nel vincolo, uno strumento penalizzante per la formazione del ragazzo a seguito di problematiche che ben conosciamo, dall’altra mi chiedo perché, prima di intervenire con un totale reset, non si sia pensato a come tutelare anche la società che si vedrebbe togliere la sicurezza in merito ad investimenti progettuali e di crescita in capo agli atleti, oltre che essere privata di una delle poche entrate economiche e sostentamento. Pian piano sembra si stia avanzando sulla strada dell’estinzione dilettantistica la cui sorte è sempre più affidata ad articolata burocrazia, improvvise penalizzazioni di gestione organizzativa ed economica, oltre che esborsi finanziari importanti provenienti da casse private dei Presidenti, se vogliono mantenere la loro intenzione a procedere nei progetti sportivi, che non dimentichiamo essere una risorsa educativa importante del mondo giovane”.

Pino Castrogiovanni vice-presidente Montanaro. “Noi come società non possiamo fare nulla per opporci a questa decisione, purtroppo. Fin che potremo andremo avanti a fare calcio con la passione che ci ha sempre contraddistinto, quando non si potrà più abbasseremo la serranda. Le società piccole non hanno potere di contrattazione. Saremo chiamati a fare i salti mortali. Non è nemmeno stato scelto il momento migliore per attuare questa modifica: per colpa della pandemia non sappiamo cosa succederà domani e soprattutto quando potremo ritornare in campo e adesso ci ritroviamo un ulteriore ostacolo davanti. Sarebbe stata opportuna una via di mezzo, ovvero ridurre il vincolo da 5 a 2 anni: così facendo rischiamo concretamente di perdere i ragazzi della Juniores che avremmo potuto inserire in prima squadra”.

In casa Settimo parola al direttore sportivo Vito Bellantuono. “Si tratta di una misura miope che se andrà in porto non porterà nulla di buono al calcio dilettantistico. Le società stanno faticando tantissimo a stare in piedi sotto i colpi della crisi e soprattutto della pandemia. In assenza di sponsor venendo a mancare anche questa risorsa le società saranno costrette a richiedere una retta stagionale anche ai ragazzi del Settore Giovanile, cosa che fino a questo momento non succede. Anche per le famiglie sarà un salasso. Mi chiedo che senso abbia per una società avere dei ragazzi sui quale investire se si rischia poi di perderli da un momento all’altro. Che progetto può esserci? Si tratta di un ulteriore mazzata al livello tecnico di questo sport: il “ricco” che magari è scarso andrà avanti, il “povero” che invece ha le capacità non potrà permettersi di giocare. Tutti dovrebbero avere la possibilità di fare sport indipendentemente dal budget economico. Ha preso il via una concatenazione di eventi che genererà pochi ragazzi veramente preparati. Se si lamentano i professionisti per i problemi economici, figurarsi i dilettanti...”.

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