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Ciriè
22 Novembre 2022 - 19:21
Azio Corghi
Il mondo della musica e della cultura salutano il maestro Azio Corghi, scomparso a 85 anni il 17 novembre scorso a Guidizzolo, in provincia di Mantova, dove viveva da tempo: importante compositore, musicologo e docente, figura di spicco della scena musicale contemporanea, prolifico autore di composizioni cameristiche e sinfoniche, di opere teatrali e balletti.
Era nato il 9 marzo 1937 a Ciriè, dove il padre Alvaro, artista futurista, caricaturista, pittore eclettico e famoso vignettista de La Voce del Popolo, si era trasferito da San Martino in Rio, in provincia di Reggio Emilia, nel 1925. Fino al 1950 divide i propri studi tra la pittura e la musica.
Nel 1956 si iscrive al Conservatorio di Torino dove si diploma in pianoforte sotto la guida di Mario Zanfi. Nel 1962 si trasferisce al Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano dove frequenta i corsi di composizione, musica corale, direzione d'orchestra, composizione polifonica vocale, sotto la guida di Bruno Bettinelli, Amerigo Bortone, Antonino Votto e Guido Farina. A partire dalla metà degli anni Sessanta inizia l'attività didattica al Conservatorio di Torino che proseguirà presso i Conservatori di Milano e Parma, l’Accademia Musicale Chigiana di Siena, l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia di Roma (è stato accademico dal 1994 e titolare della cattedra di perfezionamento in composizione dal 1995 al 2007), l’Accademia Lorenzo Perosi di Biella e l’Accademia Filarmonica di Bologna.
Numerosi sono stati i riconoscimenti internazionali per i suoi lavori: il primo premio del concorso Ricordi-RAI nel 1967 con Intavolature per orchestra, eseguito al Teatro La Fenice di Venezia, il premio Janni Psacaropulo della critica musicale torinese nel 1985, il Premio Positano Leonid Massine e il premio L'ulivo d'oro nel 1990, il premio Omaggio a Massimo Mila per la sua attività didattica nel 1991 dalla giuria presieduta da Goffredo Petrassi, il premio S.I.A.E. per la Lirica nel 1992, il premio Bindo Missiroli della Città di Bergamo nel 1998.
La sua produzione prende avvio a partire dai primi anni Sessanta. Le ispirazioni provenienti dai testi letterari e dalle opere classiche sono evidenti: spicca nel suo percorso il legame, professionale e personale, con il premio Nobel per la Letteratura Josè Saramago. Nel 1973, la Fondazione Rossini di Pesaro e Casa Ricordi gli affidano la realizzazione dell'edizione critica de L'italiana in Algeri di Gioacchino Rossini. Nel 1984 mette in scena al Teatro Regio di Torino l’opera lirica in due atti Gargantua, tratta dal testo di François Rabelais, con il libretto di Augusto Frassinetti e la direzione di Donato Renzetti. Nel 1990 va in scena al Teatro Lirico di Milano l’opera in tre atti Blimunda, tratta dal Memoriale del convento di José Saramago, con la direzione di Zoltán Peskó e la regia di Jérôme Savary. Nel 1991, in occasione del bicentenario rossiniano, compone Un petit train de plaisir, balletto ispirato ai Péchés de vieillesse di Gioacchino Rossini. Nel 1993 è la volta del dramma musicale in tre atti, presentato in prima assoluta a Münster il 31 ottobre, Divara ("Wasser und Blut"), tratto dall’opera teatrale In nomine Dei di José Saramago. Isabella, teen-opera tratta da L'Italiana in Algeri di Gioachino Rossini, è del 1996. Del 1997 è la “baroccopera” Rinaldo & C., tratta da Rinaldo di Georg Friedrich Händel, messa in scena al Teatro Massimo Vincenzo Bellini di Catania. Nel 2000 viene presentata in prima assoluta alla Scala l’opera Tat’jana, dramma lirico tratto da Tat'jana Repina di Anton Čechov, con la direzione di Will Humburg e la regia di Peter Stein.
Seguono altre due opere di teatro in musica: Cruci-Verba (2001), per voce recitante e orchestra, da Il Vangelo secondo Gesù di Saramago, e De paz e de guerra (2002), per coro e orchestra sempre su testo di Saramago. Sen'ja, dramma lirico tratto da Sulla strada maestra di Anton Čechov, è del 2002. Nel 2005 presenta l’opera in atto unico Il dissoluto assolto, rilettura contemporanea del Don Giovanni su libretto di Corghi e Saramago, andato in scena al Teatro alla Scala con la direzione di Marko Letonja e la regia di Patrizia Frini, da un'idea di Giancarlo Cobelli. La sua ultima presenza al Teatro alla Scala risale al 2007 con il Poema sinfonico, commissionato dalla Filarmonica della Scala e diretto in prima assoluta da Riccardo Chailly. Del 2008, invece, è Giocasta, tragedia lirica su testo di Maddalena Mazzocut-Mis, composta in occasione del quinto centenario della nascita di Andrea Palladio il cui Teatro Olimpico di Vicenza era stato inaugurato del 1985 con una rappresentazione dell’Edipo Re. La sua ultima composizione è Redobles y Consonancias per La Soñada (chitarra a 11 corde), dedicata a Christian Lavernier, del 2018.
Ho sempre nutrito il desiderio di essere compreso dal maggior numero possibile di persone senza dover rinunciare ad essere onestamente soltanto me stesso. […] Tutto ciò non significa scrivere musica in funzione del destinatario, conoscendo il livellamento culturale consumistico operato dai mass-media, bensì porsi problemi di “comunicazione” cercando innanzitutto di rendersi conto dei fenomeni di percezione sensoriale. […] Ritengo quindi necessario, oggi più che mai, da parte del compositore, un atteggiamento di estrema disponibilità: occorre chiarezza nelle intenzioni (è finito il tempo dell’ambiguità), è necessario disciplinare i propri comportamenti e vagliare le proprie scelte di fronte ai materiali usati e di fronte alla società (Azio Corghi in Autobiografia della musica contemporanea, Lerici, 1979).
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