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Marciume cerebrale digitale: generazioni perdute nello scrolling infinito

La mente delle nuove generazioni è in pericolo: l’iperconnessione erode concentrazione, memoria e pensiero critico. Il Ministero dell’Istruzione corre ai ripari dal  ‘Brain Rot’, ma sarà abbastanza per fermare il declino cognitivo?

Brain Rot

La mente sotto assedio digitale: il “Brain Rot” sta erodendo concentrazione e pensiero critico, mentre il sovraccarico di stimoli elettrizza (e sfinisce) il cervello delle nuove generazioni.

Un’ombra oscura si allunga sulla mente delle nuove generazioni, un fenomeno che sta lentamente erodendo le capacità cognitive e l’attenzione di chi passa ore a scorrere contenuti digitali senza soluzione di continuità. Lo chiamano Brain Rot’, ‘marciume cerebrale, ed èla parola dell’anno 2024 secondo l’Oxford University Press. Un termine che, lungi dall’essere una semplice provocazione, descrive un processo di degrado mentale che sta compromettendo la capacità di concentrazione, la memoria e la riflessione critica.

Il Ministero dell’Istruzione, sotto la guida di Giuseppe Valditara, ha preso atto della gravità della situazione e ha deciso di intervenire con le nuove indicazioni nazionali, ponendo un’enfasi particolare sulla scrittura a mano, la lettura e la memorizzazione. Un ritorno ai fondamenti dell'apprendimento che non è un nostalgico tributo al passato, ma una misura concreta per arginare gli effetti devastanti del sovraccarico digitale.

Andrea Cangini, direttore dell’Osservatorio Carta, Penna & Digitale della Fondazione Einaudi, ha accolto con entusiasmo queste nuove direttive, sottolineando come l’accento posto su lettura e scrittura sia una risposta necessaria alla regressione cognitiva indotta dall'iperconnessione. “Se non interveniamo adesso, rischiamo di compromettere il futuro delle nuove generazioni”, ha dichiarato in un recente intervento su Italia Oggi.

Ma esattamente, cos’è il Brain Rot e perché ci riguarda tutti? Il termine ‘Brain Rot’ si riferisce al deterioramento delle capacità mentali dovuto al consumo eccessivo di contenuti digitali superficiali. La scelta dell’Oxford University Press di consacrarlo come parola dell’anno non è casuale: segna il culmine di una crescente preoccupazione per l’impatto della tecnologia sulla nostra mente. Il fenomeno colpisce in particolare i più giovani, appartenenti alla Gen Z e alla Gen Alpha, cresciuti in simbiosi con gli smartphone e i social media.

Stando a studi recenti, l’esposizione continua a video brevi e contenuti frammentari riduce drasticamente la capacità di concentrazione. La mente, abituata a un flusso incessante di stimoli, fatica a sostenere la lettura di un testo articolato o a mantenere l’attenzione su un'attività prolungata. Ne derivano non solo difficoltà di apprendimento, ma anche un aumento di ansia, depressione e disturbi dell'attenzione.

Un aiuto arriva dalla scrittura a mano e della lettura. Di fatto, le nuove indicazioni nazionali promuovono il ritorno alla scrittura in corsivo, alla memorizzazione e alla lettura approfondita. Perché? Perché scrivere a mano non è solo un esercizio meccanico, ma un'attività che coinvolge in modo profondo il cervello. Secondo uno studio norvegese, la scrittura manuale attiva le aree cerebrali legate all’attenzione, all’elaborazione del linguaggio e alla memoria, migliorando significativamente l’apprendimento.

Allo stesso modo, la lettura di testi complessi stimola il pensiero critico e l’espansione del vocabolario. A differenza dei contenuti digitali effimeri, i libri richiedono uno sforzo di comprensione che potenzia la plasticità neurale. Chi legge regolarmente ha una maggiore capacità di analisi e di espressione, e una mente più resistente agli effetti nocivi della sovra-stimolazione digitale.

Non si tratta di demonizzare la tecnologia, ma di insegnare a utilizzarla in modo consapevole. Impostare limiti di tempo per l’uso degli smartphone, evitare l’iperconnessione nelle prime ore del mattino e prima di dormire, e dedicare momenti specifici alla lettura e alla scrittura sono strategie fondamentali per prevenire il Brain Rot.

I dati parlano chiaro: trascorriamo in media 5 ore e 49 minuti connessi a internet ogni giorno. Questo tempo sottratto alla vita reale compromette la qualità delle nostre interazioni e delle nostre esperienze. La scuola ha il dovere di offrire un’alternativa concreta, insegnando ai ragazzi a riscoprire il piacere della carta e dell'inchiostro, del ragionamento lento e strutturato.

Siamo di fronte a una sfida cruciale. Se non poniamo un freno ora, il rischio è quello di crescere generazioni incapaci di sostenere un ragionamento articolato, prigioniere di un eterno presente digitale. La scrittura, la lettura e la memorizzazione non sono reliquie di un passato obsoleto, ma strumenti indispensabili per la sopravvivenza dell'intelligenza umana.

La soluzione? Rieducare la mente, restituirle il tempo e la profondità che merita. Solo così potremo preservare il nostro pensiero critico e difenderci dal rischio di un'umanità che smette di pensare, schiava dello scrolling’ infinito e del marciume cerebrale digitale.

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