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Cronaca
23 Marzo 2024 - 11:53
“Quando è scattato il semaforo rosso e si è abbassata la sbarra del passaggio a livello c’è stato il panico”.
E’ quel che è emerso venerdì in aula all’apertura del processo per il disastro ferroviario al passaggio a livello di Arè di Caluso. Era la sera del 23 maggio 2018 quando il treno partito da Chivasso e diretto a Ivrea si è schiantato contro un trasporto eccezionale rimasto intrappolato lungo i binari.
Bilancio? Due persone morte (il macchinista Roberto Madau, 61 anni di Ivrea e Stefan Aurelian, 64enne romeno di Busto Arsizio, che scortava il tir con trasporto eccezionale, travolto dal convoglio) e oltre 20 passeggeri feriti.
La vittima Robert Madau
Venerdì davanti al collegio dei giudici a Ivrea si è aperto il processo nei confronti di Darius Zujis, l'autotrasportatore lituano al volante del trasporto eccezionale contro cui si schiantò il treno proveniente da Chivasso e diretto a Ivrea, e Wolfang Oberhofer, austriaco, legale rappresentante della Translog Sas che presentò l'autorizzazione per il trasporto eccezionale. I due imputati hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario.
La prima ad arrivare sul luogo dell'incidente quella tragica sera fu Silvia Ponsetto di Caluso, teste del pm Lodovico Bosso. Era in auto con le tre figlie, di ritorno da una cena al Sushiko a Chivasso. “Ero in coda dietro al bus e ad un altro tir con trasporto eccezionale. Ad un certo punto ho notato il primo tir attraversare il passaggio a livello nella corsia opposta e all’improvviso accendersi il rosso e abbassarsi le barriere”.
In aula è stato fatto rivedere il video dello schianto. Poi è stata la volta del teste Adrian Lang, capo scorta del secondo Tir.
Dalle sue parole, però, è emerso il dettaglio che quella sera tra la scorta e gli autisti scoppiò il panico.
Lang ha ripercorso quella tragedia in tutte le sue fasi raccontando il tragitto dal Brennero fino ad Arè, passando per l'autostrada A4. Adrian Lang ha poi raccontato le comunicazioni, via radio, tra i due Tir e i due furgoni di scorta. E ha ricordato come, prima dell'arrivo del treno, gli uomini della scorta del primo Tir e l'autista fossero agitati. E lui avrebbe ordinato in inglese all'autista del Tir: "Coming back" (tornare indietro). E al pm e al collegio ha riferito: "Penso che l'autista del Tir sia andato avanti, e non in retromarcia, per salvarsi la vita".
La terribile scena dell'incidente
Secondo la versione di Lang se l'autotrasportatore fosse riuscito a liberare il passaggio a livello, forse si sarebbe evitato il disastro. Ma non ci fu tempo perché in quel preciso istante arrivò il convoglio. E' stata una questione di pochi secondi: il Tir stava già attraversando il passaggio a livello, ma nella corsia opposta perché – a detta della scorta – più larga. E' qui che Adrian Lang ha raccontato di aver visto accendersi al Tir i fari bianchi della retromarcia, invece l'autista è andato in avanti. Forse per salvarsi la vita.
Poi si è affrontata anche la questione del tragitto e sempre dalla testimonianza di Lang è emerso un altro dettaglio.
L'autorizzazione per il trasporto era multipla, ovvero con validità sei mesi. "Non avevamo l'elenco dei treni e dal tragitto osservato su google non sapevo che ad Arè ci fosse il passaggio a livello". In aula sono sfilati ancora Alessandro Olivastro, anche lui quella sera in coda in auto e l'altro capo scorta, Manolo Crocchiante.
Il processo è stato aggiornato al 10 aprile, ma nel frattempo Zebedia Mosconi e Gabriele Bottin, altri due imputati, già condannati in abbreviato rispettivamente a 2 anni e un anno, dieci mesi e 20 giorni, hanno annunciato di ricorrere in Appello.
Maria Antonietta Madau, sorella della vittima, con il suo avvocato
Una notizia che non fa altro che aumentare la rabbia di Maria Antonietta Madau, sorella del macchinista deceduto, parte civile assistita dall'avvocata Maria Antonietta Nardella. Ieri era in aula alla notizia del ricorso non ha trattenuto la rabbia: "Ho già accettato il loro diritto a ricorrere a dei riti alternativi, ma sopportare anche questo è troppo. Spero prima o poi ci sia un punto fermo".
Un altro imputato, Dangis Dregva, 52 anni, lituano, legale rappresentante della Uab Tlb di Vilnius, l'azienda di trasporti e proprietaria dei mezzi coinvolti, ha ottenuto un patteggiamento con una pena di 3 anni.
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