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06 Giugno 2025 - 17:40
Non è il solito evento culturale, e nemmeno l’ennesimo concerto. Sabato scorso, a Ivrea, si è vissuto qualcosa che ha il sapore dell’inedito. Dentro il Palazzo Uffici Olivetti, edificio firmato da Nizzoli, Bernasconi e Fiocchi e progettato negli anni Sessanta per incarnare un’idea di lavoro moderno e comunitario, sono risuonate – per la prima volta – le note di Vivaldi, Bach, Corelli e Telemann.
A portare questo esperimento visionario nello Scalone Monumentale, spazio imponente finora mai pensato per la musica, è stato un trio d’eccezione: Marina Martianova (violino artistico), docente allo SFOM di Aosta; Polina Znamenskaya (clavicembalo antico), dal Conservatorio degli Urali; e Luca Taccardi (viola da gamba), già Orchestra RAI. Tre mondi, tre strumenti, una sola anima.
Un’idea audace resa possibile grazie al coordinamento di Salvatore Lo Tufo, che da educatore e head hunter si è fatto promotore culturale. Il risultato? Un concerto barocco nel luogo simbolo di un’industria che, per un attimo, si è trasformata in cattedrale musicale. E il pubblico, accorso numeroso, ha capito subito che non si trattava di un semplice appuntamento: era un gesto, un messaggio, una riscrittura dello spazio e del suo senso.
La serata, organizzata anche a sostegno della Croce Rossa Italiana - Comitato di Ivrea, è stata possibile grazie alla disponibilità della proprietà OSRL e della gestione Tower Re, che hanno aperto il Palazzo all’arte e alla solidarietà. Una scelta che va oltre il gesto simbolico, e si inserisce in un processo più ampio di riattivazione culturale di uno degli edifici più iconici del Novecento italiano.
Il pubblico – variegato, attento, visibilmente coinvolto – ha seguito con emozione l’alternarsi dei brani. Gli strumenti “antichi”, mai visti né ascoltati da molti dei presenti, hanno trasportato le persone in un’altra dimensione. La musica, in uno spazio pensato per tutt’altro, ha svelato un’armonia inaspettata: il contrasto tra la modernità delle linee architettoniche e l’intimità del suono barocco ha dato vita a una magia unica.
Presenti anche le istituzioni: Pasquale Mazza, consigliere della Città Metropolitana, e Patrizia Dal Santo, vice sindaca di Ivrea, hanno preso la parola per sottolineare l’importanza di eventi del genere per un sito che è Patrimonio dell’Umanità UNESCO, e che può – e deve – diventare crocevia di cultura, innovazione e comunità.
E se i numeri contano, contano soprattutto quelli che raccontano il movimento: circa il 40% degli spettatori veniva da fuori provincia, con una nutrita presenza di milanesi. Segno che l’idea funziona, e che un certo tipo di proposta culturale sa ancora attirare, incuriosire, far viaggiare.
Tra i presenti, anche numerosi rappresentanti del mondo manageriale e industriale: i dirigenti di ANDAF (Associazione Nazionale Direttori Amministrativi e Finanziari) piemontesi e lombardi, il Presidente di CDAF (Club Dirigenti Amministrativi Finanziari dell'Unione Industriali Torino), esponenti di AltoLato, di Somewhere Tours & Events e dell’associazione culturale Meraki. Una platea trasversale che ha condiviso, per una sera, la stessa bellezza.
Il progetto non sarebbe stato possibile senza il sostegno – economico e ideale – dei partner che hanno creduto in questa visione: GADDA INDUSTRIE S.R.L., Green Corporate Group, Tenuta Roletto, Osteria San Maurizio, Lauretana Spa, Giordano Catering, Pennato Viaggi. Un gioco di squadra che ha permesso di fare cultura nel senso più pieno del termine: mettere insieme arte, territorio, relazioni, memoria e futuro.
La rassegna, che già in autunno con il Festival dell’Architettura e poi a Natale con la Soprano della Scala di Milano aveva offerto due appuntamenti memorabili, si conferma così una scommessa vinta. E chissà che questa non sia l’inizio di qualcosa di più grande. Perché – come dice il proverbio – non c’è due senza tre. E questo terzo concerto, di certo, ha già lasciato un segno.
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