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02 Giugno 2025 - 16:50
C'è un momento, durante La Grande Invasione, in cui le parole sembrano prendere vita, uscire dai libri per affacciarsi tra i vicoli, i portici e le piazze di Ivrea.
È quel momento in cui si sente il profumo della carta mista a quello dei gelsomini che, maestosi, adornano il centro storico. È il momento in cui il brusio delle chiacchiere si fonde al rumore delle pagine sfogliate e a quello dei passi dei lettori che si incrociano. Un momento fatto di sguardi, di emozioni e di quella consapevolezza tangibile che le parole, parafrasando Domenico Starnone, possono davvero essere il più straordinario degli effetti speciali.
Dal 30 maggio al 2 giugno, Ivrea è stata tutto questo; il cuore pulsante di un festival dedicato alla lettura e che ha “invaso” la Città con oltre 150 appuntamenti tra presentazioni, dialoghi, lezioni e incontri.
Così, la tredicesima edizione de La Grande Invasione, è riuscita a pieno nel suo intento, ovvero quello di promuovere la lettura in tutte le sue sfaccettature.
Sono decine e decine i volontari che per mesi, instancabilmente, hanno lavorato alla realizzazione del festival, fra gli organizzatori troviamo Marco Cassini, Gianmario Pillo e Federica Antonacci che hanno curato la realizzazione del fitto programma.
"Questa 13ª edizione coincide con la seconda edizione della Grande Invasione ad Aosta e l’inaugurazione a Chieri - racconta Marco Cassini - lavoriamo tutto l’anno: selezioniamo ospiti dall’Italia e dall’estero, curiamo la grafica, organizziamo i viaggi. Ogni dettaglio è pensato per dare forma a un’esperienza culturale totale".
Tra gli ospiti più attesi, Roberto Saviano ha dato voce al suo teatro civile con due interventi intensi. A portare un respiro internazionale, autori come John Simenon, Jessica Anthony, William Atkins, María Ospina Pizano e nuove voci europee grazie al progetto Cela.
La piccola invasione
Passeggiare per Ivrea in questi giorni è come entrare in un grande romanzo collettivo, percependo il sapore universale della letteratura.
“C'è un clima di attesa – racconta un volontario, autista del festival da sei anni – autori che vanno e vengono, incontri ovunque. È bellissimo accoglierli e raccontare loro la nostra città. Un arricchimento continuo”.
In piazza, nei cortili, nelle librerie e persino sui marciapiedi, si sono incrociate risate, emozioni, riflessioni.
“Quello che amo del festival – dice Matteo Saudino, alias Barbasofia – è che qui i libri si vivono. Non è una fiera, è una comunità. È uno dei festival più belli d’Italia”.
E poi c’è La Piccola Invasione, la rassegna dedicata a bambini e famiglie. Più di quaranta incontri tra laboratori, letture e giochi.
“La risposta è stata incredibile – afferma l’organizzatrice Marianna Doria – autori, autrici, bambini e genitori vanno via felici, con ricordi preziosi. È il segno che stiamo seminando bene”.
“Due anni fa ho presentato Sofia Express – racconta ancora Saudino – i bambini avevano letto il libro, abbiamo creato una comunità di pensiero. Parlare di filosofia con loro, in modo orizzontale, è il modo migliore per promuovere la lettura”.
Tra le tante voci raccolte, arriva anche quella dello scrittore Emiliano Sbaraglia: “So che lo dicono tutti, ma qui si respira davvero un’atmosfera diversa. Anche le domande del pubblico hanno una curiosità più profonda. Questo fa la differenza”.
Che si tratti di un lettore solitario in cerca di un angolo tranquillo, o di una famiglia con bambini curiosi che sfogliano i libri fra il verde dei parchi e l’odore della carta, a Ivrea in questi giorni si è respirata una cosa semplice e preziosa: la gioia di sentirsi parte di una storia più grande.
E alla fine, forse, è proprio questo il senso profondo di un festival letterario: imparare a leggere anche ciò che va oltre le parole, incontrandosi e riconoscendosi.
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