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20 Maggio 2025 - 16:41
In una delle sedute più infuocate degli ultimi anni, il Consiglio comunale di Chivasso di ieri sera è stato teatro di una dura contestazione da parte dei commercianti.
Fischi, grida di "vergogna", proteste per l'aumento della TARI e l'introduzione dei parcheggi blu: al centro della bufera, il rapporto sempre più logoro tra amministrazione comunale e tessuto commerciale locale.
A guidare la delegazione dei commercianti ieri sera, seduto in prima fila, c’era Carlo Nicosia, presidente di Ascom Chivasso. Lo abbiamo intervistato per farci raccontare come è andata, quali sono le richieste del settore e che cosa succederà ora.
Carlo Nicosia presidente di Ascom Chivasso
Nicosia, partiamo dalla contestazione di ieri sera. Che cosa hai provato nel vedere decine di commercianti alzarsi in piedi e urlare "vergogna" durante il Consiglio comunale?
Diciamo che la parte più interessante è quando siamo arrivati. Abbiamo aspettato con attenzione, non siamo andati con intento di contestare, ma volevamo ascoltare con rispetto, come l’aula merita, le riflessioni che la maggioranza avrebbe fatto in merito alle mozioni presentate dall’opposizione. Derivano da proteste che anche il vostro giornale ha riportato, e che noi come Ascom stiamo portando avanti da tempo. Siamo arrivati con toni assolutamente rispettosi. C’erano cinquanta commercianti che volevano ascoltare. Quello è stato un momento di massimo orgoglio. Non ci interessava fare colpi di teatro. Ma dopo le ripetute provocazioni, delle quali penso parleremo, è stato necessario, è stato istintivo. Non è stato coordinato: tutti insieme ci siamo alzati.
Secondo te la reazione dei commercianti presenti era inevitabile per quello che avete sentito?
Sì. Anche per via di certi gesti. Siamo commercianti, cittadini di Chivasso, persone che si conoscono. Nessuno di noi era un facinoroso. L’atteggiamento di schierare quattro vigili urbani tra l’aula del Consiglio e il pubblico non era distensivo. Le battute del presidente Perfetto – sul tifo da stadio, sul fatto che avrebbe sgomberato l’aula – sono state una prova di pazienza per noi. Ma anche una mancanza di rispetto verso una categoria che era lì in modo pacato e civile.
Il presidente del Consiglio Perfetto ha parlato proprio di “tifo da stadio” in aula. Che ne pensi di questo modo di gestire l’assemblea pubblica?
Massimo rispetto per il ruolo del presidente e per tutta l’amministrazione, ci mancherebbe. Ma con questo approccio era facile prevedere del disappunto. Non abbiamo visto da parte della maggioranza disponibilità all’ascolto. Nessuno sforzo per capire le esigenze di chi, dopo settimane, era lì con fatica e dedizione. Non è un tema ideologico: è un tema di sopravvivenza delle imprese.
Veniamo al cuore della protesta: l’aumento dell’11,8% della TARI per le utenze non domestiche. Perché lo considerate un provvedimento insostenibile?
Perché è superiore a qualsiasi tasso di inflazione. Colpisce famiglie e imprese. Ma le imprese ricevono un aggravio ulteriore. Abbiamo proposto soluzioni, ascoltato l’ipotesi di sganciarsi dal servizio pubblico. Ma un aumento del 12% in un momento in cui gli incassi sono in calo è ingestibile. Inoltre, non essendoci una tariffazione puntuale, l’imprenditore non ha alcun modo per limitare i costi. È una tassa, non una tariffa. Nessun incentivo al comportamento virtuoso. È un’imposta travestita. Da mesi chiediamo incontri, anche con Ascom Torino, ma non c’è stato ascolto.
Morosità: per chi ha un debito superiore a 500 euro col Comune, è prevista la revoca della licenza. È così?
Sì. La morosità non è evasione. Chi ha un debito è moroso, non è un truffatore. In un momento di difficoltà, la risposta non può essere la chiusura per 90 giorni, seguita dalla revoca del titolo autorizzativo. Chiude l’attività. Punto. A Torino si parla di soglia a 50.000 euro. A Chivasso bastano 500. Non è proporzionale. E poi: un’azienda chiusa non paga nulla. È una sanzione punitiva, non efficace.
Uno dei passaggi che ha infiammato l’aula è stato l’intervento del consigliere Mazzer: “Pagare tutti per pagare tutti un po’ di meno”. Un messaggio che sembrava accusare alcuni commercianti di non pagare. Cosa risponde?
Nessuno vuole difendere la morosità. Ma tra moroso ed evasore c’è una differenza. E poi l’atteggiamento in aula era di fastidio, come se volessero dire: “Adesso che se ne sono andati, possiamo continuare”. Ma noi non disturbiamo: difendiamo le imprese. Difendiamo la vita della città. E ci aspettavamo parole sentite. Dal sindaco, per esempio. Non la lettura fredda di un documento. Un’occasione persa.
Altro tema caldo: i nuovi parcheggi blu in viale Vittorio Veneto. Come Ascom vi siete già espressi. Cosa ne pensi?
Anche qui, è mancata la concertazione preventiva. Siamo d’accordo sul principio della rotazione degli stalli. Ma convertire 85 posti in una volta sola e dire che è anche un vantaggio per i commercianti è sbagliato. Non è stato pensato per il commercio. È un provvedimento che danneggia. Servivano soluzioni più equilibrate, come abbonamenti differenziati o aree riservate.
Dopo ieri sera, come siete tornati a casa? Qual è il vostro stato d’animo?
Con amarezza. Ma anche con la forza della coesione. Tanti soci erano presenti. Tanti si sono uniti a noi. La chat dei commercianti è esplosa di messaggi, proposte, stimoli. Questo è il lato positivo. La categoria si è riscoperta unita.
Ultima domanda: avete già in mente iniziative pubbliche per tenere alta l’attenzione?
Il clamore non è mai un obiettivo. Ma se il Comune non ci ascolta, dovremo cambiare atteggiamento. Ascom è partner del Distretto Urbano del Commercio. Cerchiamo sempre collaborazione. Abbiamo festeggiato il Made in Italy col Comune, coinvolgendo tutti. Ma ieri sera è mancata la cosa più importante: la buona volontà. E un po’ di cuore. Da parte del sindaco, soprattutto.
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