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Prestìa attacca: “Censurato per aver ricordato Norma Cossetto” (VIDEO)

Maglietta e cartellone sulle foibe: scintille in aula tra Prestìa e Castello

Quando la politica perde il senso della misura, restano soltanto le immagini. Quelle di un consigliere comunale trascinato fuori dall’aula dai vigili urbani. È successo a Chivasso, durante l’ultimo Consiglio Comunale, dove il capogruppo di Per Chivasso, Bruno Prestìa, è stato allontanato su ordine del presidente del Consiglio Alfonso Perfetto e del sindaco Claudio Castello, dopo aver esposto una maglietta con il volto di Silvio Berlusconi e la celebre frase: «Voi siete ancora, oggi come sempre, dei poveri comunisti». Una provocazione, certo. Ma nata da una frustrazione più profonda: il rifiuto della sua mozione per intitolare una via o una piazza a Norma Cossetto, giovane studentessa istriana, medaglia d’oro al merito civile, barbaramente uccisa nelle foibe dai partigiani di Tito nel 1943.

Prestìa, che ha documentato con cura il testo, ha chiesto un atto di memoria civile verso una delle pagine più tragiche e rimosse della storia nazionale. Ma la mozione è stata respinta dalla maggioranza di centrosinistra, che ha liquidato il tema con un laconico: «Non si possono intitolare vie a tutti i morti». Da lì, un crescendo di tensioni, accuse di revisionismo, interventi interrotti e infine l’allontanamento forzato del consigliere.

In questa intervista, Prestìa racconta la sua versione dei fatti.

Bruno Prestia, ci puoi spiegare innanzitutto cosa è successo in Consiglio Comunale e perché si è arrivati a chiedere il tuo allontanamento dalla seduta?

«Tutto è nato dal fatto che mi sono presentato in Consiglio indossando una maglietta con una scritta di Silvio Berlusconi e portando con me anche un cartellone recante alcuni dati relativi alle vittime delle foibe e degli esuli giuliano-dalmati. Ho deciso di mostrarli dopo che la mozione che avevo presentato per onorare la memoria di Norma Cossetto è stata respinta dall’amministrazione, generando un clima di ostilità, soprattutto da parte dell’assessore De Bernardi e del Sindaco. Il Presidente del Consiglio Comunale, Alfonso Perfetto, ha chiesto l’intervento dei Vigili per farmi uscire dall’aula, nonostante io avessi già coperto la maglietta dopo la sua richiesta

Qual era esattamente il contenuto della mozione che hai portato in discussione?

«La mozione chiedeva di riconoscere un onore pubblico a Norma Cossetto, una giovane studentessa italiana barbaramente uccisa dai partigiani di Tito, infoibata e violentata. Una figura che ha avuto riconoscimenti ufficiali dallo Stato italiano, tra cui la medaglia d’oro al valore civile conferita dal Presidente Ciampi e menzioni del Presidente Mattarella. Quindi, non capisco perché la maggioranza abbia considerato la mozione “non di interesse locale”, dato che spesso vengono intitolati parchi e vie a personaggi che non hanno legami diretti con la città.»

Perché la mozione è stata respinta dall’amministrazione comunale?

«Non c’è stata una reale discussione sul merito. A mio avviso, non volevano proprio affrontare il tema delle foibe e di una figura storica come Norma Cossetto. Hanno sostenuto che l’argomento non fosse di interesse per il Comune di Chivasso, ma mi sembra una motivazione molto debole: di recente, hanno dedicato un parco a Tina Anselmi, che nulla ha a che vedere con la nostra città. Quando si tratta di figure legate a un determinato contesto storico, si fa spesso riferimento all’interesse generale, non per forza solo locale.»

Cosa c’era su quel cartellone e qual era il messaggio della maglietta che hai mostrato?

«Sul cartellone erano riportati soltanto alcuni numeri: “250-350 mila esuli, 20 mila vittime innocenti trucidate e infoibate dai partigiani comunisti alla corte di Tito” e la frase “La storia non si nega”. Non ho insultato nessuno, ho solo elencato dati storici.
La maglietta, invece, riportava la frase di Silvio Berlusconi “Voi siete ancora e oggi come sempre dei poveri comunisti”. Era una provocazione rivolta all’assessore De Bernardi, che per tutto il Consiglio non ha fatto altro che interrompermi e infastidirmi, anche andando tra il pubblico a battere le mani in tono provocatorio.»

Come hanno reagito il Presidente del Consiglio Comunale e il Sindaco dopo che hai mostrato maglietta e cartellone?

«La reazione, a mio parere, è stata spropositata. Nonostante avessi già coperto la maglietta quando mi è stato chiesto, il Presidente Perfetto ha cominciato a urlare, arrivando a dire “Vada a studiare!”, alzandosi in piedi e chiamando le forze dell’ordine per farmi allontanare dall’aula. Anche il Sindaco Castello mi ha intimato di uscire. Io avevo comunque il diritto di concludere il mio intervento, ma mi hanno impedito di farlo, un comportamento che reputo un abuso. Il Presidente del Consiglio dovrebbe essere imparziale, invece ha espresso giudizi di parte e non ha gestito la seduta con equilibrio.»

Perché hai scelto questa forma di protesta, che alcuni hanno definito una “provocazione”?

«È stata una reazione di dissenso dopo che, in più occasioni, erano stati impediti approfondimenti sul tema delle foibe e su Norma Cossetto. In precedenza, alla presentazione della mozione di un collega per una stele dedicata ai martiri delle foibe, non si era discussa la proposta. Durante il minuto di silenzio per la scomparsa del Presidente Berlusconi, alcuni consiglieri sono addirittura usciti dall’aula. Mi è sembrato che tutto ciò che non rientra nella loro visione non interessi o venga sistematicamente respinto. La maglietta era un modo per evidenziare questa chiusura ideologica.»

Hai ricevuto attestati di solidarietà dopo l’episodio?

«Ho ricevuto moltissimi messaggi di stima e solidarietà da cittadini, anche di altri Comuni, e addirittura da avvocati che mi hanno contattato, ritenendo il comportamento del Presidente e del Sindaco molto discutibile. Qualcuno mi ha suggerito anche di presentare un esposto. Inoltre, in maniera simpatica, ho ricevuto persino richieste di magliette come la mia. Dall’altra parte, devo dire che non ho percepito una particolare solidarietà “ufficiale” o pubblica dai miei colleghi di minoranza, a parte coloro che erano presenti al Consiglio e hanno discusso la mozione con me.»

Ti hanno accusato di strumentalizzare la figura di Norma Cossetto. Cosa rispondi a queste critiche?

«Lo trovo ridicolo. Loro parlano sempre di inclusività, rispetto per le donne e uguaglianza, ma quando ho proposto un riconoscimento per una donna barbaramente uccisa, hanno evitato di discuterne. È una questione di coerenza. E poi parliamo di una vittima riconosciuta dallo Stato italiano. Alcuni, in via privata, mi hanno detto che la situazione è stata gestita male, ma non hanno avuto il coraggio di ammetterlo pubblicamente.»

Come valuti la posizione degli altri partiti e liste di opposizione sulla vicenda? Ti hanno espresso supporto?

«Ci sono stati alcuni tentativi di sostegno durante il Consiglio, ma non ho visto grandi dichiarazioni ufficiali di solidarietà o prese di posizione nette, soprattutto da chi non era presente in aula. Alcuni colleghi si sono limitati a un messaggio in un gruppo comune, altri hanno discusso la mozione, ma in generale non c’è stata una difesa corale.»

Quali saranno le tue prossime azioni dopo quest’episodio? Hai in mente qualche iniziativa particolare?

«Devo ancora confrontarmi con il mio gruppo di lavoro per valutare il da farsi. Sto considerando l’idea di segnalare la vicenda, ma non è ancora deciso. Ciò che mi dispiace di più è che dopo la seduta ho notato atteggiamenti distaccati e musoni da parte di alcuni, come se non si potesse tornare a rapporti sereni una volta usciti dall’aula. In ogni caso, ripeto che secondo me la cosa più grave è aver totalmente evitato il dibattito su un tema storico e culturale come quello di Norma Cossetto, trattandolo come mera provocazione e non come occasione di confronto.»

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