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Borgofranco d'Ivrea
12 Aprile 2024 - 18:51
Baio Dora, frazione di Borgofranco d'Ivrea, un mucchietto di case sotto il monte Cavallaria, la chiesa, il campanile, un unico negozio: Giordano. Vende un po' di tutto, dagli alimentari ai giornali. Neppure un bar per ritrovarsi.
Quella di Baio, è una delle comunità più unite di tutto il Canavese. Qui il problema di uno diventa il problema di tutti, una gioia viene rapidamente condivisa e si fa festa. C'è un gruppo teatrale, "Jardie", c'è il rinomato "Coro Bajolese" del maestro Vigliermo, e c'è il gruppo Pifferi e Tamburi, ma è solo uno dei quattro gruppi pifferi e tamburi che vanta Borgofranco d'Ivrea, un paese che ogni anno festeggia ben tre Carnevali, uno per ogni "Socia", le antiche società operaie del paese. E c'è anche un artista, Marco Pepè, che da semplice decoratore ha iniziato a dipingere ed ora espone in tutto il mondo e qui, nella frazione dove ha scelto di vivere molti anni fa, ha portato l'arte dei suoi colori tra i vicoli del centro.
Ed è proprio seguendo questi sentieri tra muri in pietra e i murales di Pepè, che si arriva in via Savio 4, dove ci dicono essere ospitati tredici migranti.
E' una frazione strana, quella di Baio Dora: di via Savio con il civico 4 ce ne sono ben due. Il navigatore, ovviamente mi porta all'indirizzo sbagliato, davanti ad una bella villetta con un giardino tutto fiorito. Seguendo a piedi il sentiero dipinto dall'artista baiolese, invece, c'è l'altra via Savio 4, quella che stavo cercando.
I murales dell'artista Marco Pepè
Qui c'è un'abitazione di un privato dove, da circa un mese, sono stati accolti tredici ragazzi in fuga dalla povertà del Pakistan ed ospitati, con un progetto di accoglienza, dalla cooperativa sociale Pollicino.
"Erano a Quagliuzzo - spiega il sindaco Fausto Francisca - e me li hanno mandati qui".
Già da questa prima risposta si percepisce l'umore con il quale sono stati accolti questi ragazzi in paese.
Baio Dora, frazione di Borgofranco d'Ivrea, circa 500 anime, 205 nuclei familiari. Un dato importante, ritenuto "vitale" da queste parti. Perché sui questi tetti incombe una frana, tre milioni di metri cubi di materiale che potrebbero venire giù e allora la Regione ha stabilito che le case sono sì abitabili, a patto che non si costruisca più, e che quei 205 nuclei familiari non aumentino. Tutto deve invariato. Si chiama limite del "carico antropico".
La frazione è proprio ai piedi delle montagne
Ed è a questo dato che il sindaco Francisca si attacca per dire che qui a Baio Dora, quei ragazzi non possono stare, perché dal piano regolatore del 1996 sul quale è stato fatto il calcolo del carico antropico, in quell'edificio di due piani, costituito da due ali costruite in tempi differenti e con materiali e tecniche di epoche lontane tra loro, può vivere un solo nucleo familiare.
"Quei tredici ragazzi non sono una famiglia - spiega Francisca - qui, dunque non possono stare. Perché se casa una frana e muoiono, la responsabilità è mia. Solo mia, capisce?".
Il sindaco Fausto Francisca
Una risposta che non fa una grinza. Peccato che, se dovesse mai cadere una frana dai monti che sovrastano la frazione, verrebbero portate via almeno altre dieci case, prime. Tra queste quella di Mary Novaria, la presidente del gruppo teatrale "Jardie".
La sua bella villetta di via Savio numero 2, guarda proprio la Cavallaria e i colorati parapendii che contrastano con un cielo blu che sembra dipinto da Pepè.
Quando mi perdo tra i civici di via Savio, è Mary ad accogliermi con il più bello dei sorrisi che puoi trovare quando ti perdi in un posto sconosciuto, tra vie tutte uguali e sguardi diffidenti di chi ti osserva, ma si nasconde dietro le gelosie quando passi.
Mary è accogliente, per oltre quarant'anni tra le sue mani è sgorgata la vita. E' un'ostetrica: "Ho fatto nascere migliaia di bambini. Il primo parto a cui ho assistito è stato quello di una zingara in un campo nomadi. Quando il bimbo è venuto al mondo hanno fatto una festa bellissima. Non potrò mai dimenticarlo". Di storie da raccontare Mary ne ha mille e le ha raccolte tutte in un libro che ha pubblicato con l'editore Petrini: "Le conte dla Nòna".
Mary è di Baio, ma ha studiato a Novara e lavorato per molti anni a Milano. Ha vissuto molte primavere, ma ha lo sguardo vivace dei vent'anni. E' aperta, accogliente. Le chiedo se sappia nulla di una cooperativa che ospita i migranti.
"Ah, sì, quei ragazzi non fanno del male a nessuno" dice subito sapendo che la sua è una voce fuori dal coro.
Mary Novaria, ostetrica, è la presidente del gruppo teatrale "Jardie"
Sì perché l'arrivo dei tredici profughi, qui a Baio Dora ha creato scompiglio e questo ben prima che il sindaco parlasse del "carico antropico", del rischio della frana, dei 205 nuclei familiari. I malumori hanno subito preso voce per chiedere al sindaco di mandarli via.
"Ho subito organizzato un incontro per rasserenare gli animi" conferma il primo cittadino.
L'arrivo dei migranti, infatti, ha coinciso un po' con il periodo in cui qui era scattata l'allerta massima per i furti nelle abitazioni. Ladri spregiudicati che entravano in azione anche di notte, con le persone in casa, nelle loro camere da letto a dormire. E' successo anche al consigliere comunale Luca Quacchia, capogruppo di maggioranza, ex carabiniere. Se li è ritrovati in camera da letto, mentre nell'altra stanza dormivano i bambini.
Una situazione d'allerta generale sfociata in un'organizzazione fai da te: una chat su whatsapp dove scambiarsi ogni genere di informazione. E poi le ronde. Gruppi organizzati di cittadini che hanno pattugliato le vie del paese interi giorni, intere notti.
"Proprio in quel contesto i cittadini hanno iniziato a notare questi ragazzi stranieri - racconta il sindaco Fausto Francisca -. Li vedevano girare per le strade di questa frazione in cui ci si conosce tutti. All'inizio credevano che potessero essere dei ladri, ma poi, notando che ai piedi avevano delle semplici ciabatte, hanno capito che si tratta di altro".
E non è stata certo di accoglienza la reazione dei baiolesi che hanno subito organizzato una raccolta firme per mandarli via. Ed è stato proprio durante l'incontro organizzato dal sindaco Francisca che è venuta fuori la questione del carico antropico.
"Questi ragazzi non possono essere ospitati a Baio Dora - dice il sindaco smarcandosi -. E non per una questione di razzismo. E' la legge a dirlo e la legge dev'essere rispettata. Alle spalle di quell'edificio, in via dei Ribelli, c'è un ex caseificio che negli anni Ottanta l'amministrazione ha fatto ristrutturare. Erano state create diverse unità immobiliari da destinare all'emergenza abitativa. Delle case popolari. Ma dopo la frana del 1994, la situazione di dissesto idrogeologico e l'intervento della Regione che ha definito il limite del carico antropico, quelle case sono dovute rimanere vuote. Non possiamo assegnarle. Perché qui a Baio non può arrivare neppure una famiglia in più".
Le abitazioni inutilizzate di via dei Ribelli dove ora ci sono le associazioni
In quegli ambienti ristrutturati, dove tutto profuma di fresco, ora ci sono le associazioni. E' lì che si ritrova il Coro Bajolese, si fanno le prove, ci si tengono le feste.
"Vedesse che bello" mi dice Mary che si offre di accompagnarmi. Le do il braccetto e ci incamminiamo per i vicoli affrescati da Pepè. E' un trionfo di colori. Mentre camminiamo racconta la storia della frazione. Lei è stata anche Mugnaia una ventina di anni fa. Ora, invece, non si fa neppure più il carnevale: "C'e solo la distribuzione dei fagioli grassi. Un tempo, invece, si facevano delle grandi feste".
Mary Novaria con l'abito da Mugnaia
Da via dei Ribelli, passiamo sotto un arco che sbuca in un cortile. Mary mi indica una casa diroccata, ma di gran fascino, Mi dice che quella è l'abitazione più vecchia di Baio Dora: "E' un peccato che nessuno la voglia. Ci vorrebbe Briatore - dice sorridendo -, qualcuno che abbia voglia di investire dei soldi in questi posti magici".
La casa più antica di tutta Baio Dora
Arrivati in un piccolo slargo, si ferma e indica via Savio 4. Vivono qui i tredici ragazzi che il sindaco vuole mandare via. Lo stabile sembra disabitato. Non si vede nessuno. Su una balconata c'è una bicicletta, ma null'altro.
"Non escono mai - dice Mary - non si sentono. Come le dicevo, non fanno del male a nessuno. E' solo pregiudizio".
Dalle finestre aperte si sente arrivare qualche voce, poi di nuovo il silenzio.
A Mary domando se qui a Baio Dora non abbiano paura della frana.
"Mah, cosa le devo dire? Siamo abituati. Ogni tanto viene giù un masso. "I roc", li chiamiamo da queste parte. Mia mamma mi diceva sempre che ogni tanto vedevano venir giù qualche "roc", ma non era mica una frana. Una frana è tutt'altro. Di frane a Borgofranco ne sono cadute ben tre, ma tutte dall'altra parte. Qui, fortunatamente, mai".
Intanto, proprio per paura della frana, il sindaco è disposto ad emettere un'ordinanza per far andare via i profughi.
"Ho avvisato il Prefetto e ho avvisato anche la cooperativa Pollicino. Ma nessuno fa niente. Nessuno muove un dito. E siccome la responsabilità è mia, se continueranno a restare lì i tredici profughi, sarò costretto ad emettere un'ordinanza. La sicurezza prima di tutto".
Abbiamo provato a contattare la cooperativa Pollicino, ma il presidente, Paolo Marengo, ci risponde che il responsabile generale del servizio di accoglienza, Andrea Marengo, è in ferie e rientrerà solo lunedì 15 aprile. Ci assicura che verremo contattati al suo ritorno. Li avvisiamo del fatto che l'articolo uscirà prima e il presidente cordialmente ci ringrazia e ci saluta.
Per ora i tredici migranti resteranno al loro posto, nelle stanze di via Savio 4, quella in fondo al vicolo affrescato da Pepè. Ma le elezioni comunali sono alle porte, tra meno di due mesi si andrà al voto e il sindaco dovrà dare delle risposte ai baiolesi ben prima.
Riaccompagno Mary a casa, nella villetta che guarda la montagna: "Vede - mi dice indicandola - lì un tempo c'erano dei vigneti. Ora è tutto abbandonato. Il bosco avanza. Il bosco prima o poi mi entrerà in casa".
Le montagne sovrastano le case della frazione di Baio Dora e da lì potrebbe staccarsi una frana
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