Il post pubblicato sul gruppo Facebook di "Sei di Ivrea se..." racconta di un sedicente "gruppo di mamme" deluse dal modo con cui sono state accolte dai commercianti di via Palestro il martedì di Halloween. Una lamentela che fa riferimento alle caramelle che non ce n'erano più per i propri bambini (scritto chiaro e tondo fuori dalle vetrine) e, al fastidio che alcuni commercianti avrebbero manifestato nel vedere tutti quei "mostriciattoli" (si fa per dire) ronzare loro intorno.
Una polemica diventata virale con più di 500 commenti e una cinquantina di condivisioni.
Iniziata con le caramelle è però finita con il dito puntato contro chi quel gruppo lo gestisce, Andrea Moretto titolare della Caffetteria Gioberti di piazza Maretta, che ad un certo punto a chi paventava di voler cambiare città per gli acquisti di Natale o diceva di considerare il centro storico buono solo per far pisciare i cani, semplicemente consigliava di farsi un giro nella parte vecchia della città, al Borghetto, in Piazza Gioberti e Via Arduino, dove la domenica prima si erano impegnati tutti "a dimostrare il proprio interesse nei confronti delle famiglie".
Non l'avesse mai fatto!
"Io non sono di Ivrea ma lavoro ad Ivrea! - ha ribattuto Patrick Scala Madun - la cosa più brutta secondo me e che chi gestisce la pagina dovrebbe essere a favore di tutta la città d'Ivrea e non solo della sua zona di pertinenza! Altrimenti dovrebbe gestire una pagina pubblica della propria zona e non di tutto l'insieme!farsi le scarpe tra negozianti e un po' eccessivo! è un modestissimo parere!".
Dello stesso avviso Francy Dance ("Stavo giusto pensando a quello, un moderato che in primis non stoppa una polemica così assurda su una città, ma anzi tira acqua al proprio mulino denigrando l’altro “lato” della città.. robe da pazzi! Poi si bannano persone per molto meno … povera Ivrea..."), Adele Papaleo ("Complimenti Andrea...sminuire una parte per guadagnare dall'altra. Meno male che sei un moderatore. Applausi!") e Elena Fassiotto ("...davvero imbarazzante. Farsi le scarpe tra colleghi!")
A mettere il dito nella piaga - e non ce n'era davvero bisogno - ci si è messa pure Mina Royalblue che è poi la stessa ad aver scatenato tutto il putiferio, pronta a sostenere che in una chat privata proprio Moretto l'avrebbe ringraziata dicendosi d'accordo con lei. Alè!
Peggio di così per Moretto non sarebbe potuta andare...
"Ma come? - stigmatizza Cecilia Molinario J Cricket - i moderatori devono unire e armonizzare, non creare divisioni . soprattutto in un gruppo che si chi chiama Ivrea e e non Borghetto o Via Arduino o altro… mi sorprendi… Nulla di personale... Però questa volta non posso darti ragione, per una questione di ruolo. Se vuoi dire quello che pensi ti togli il cappello da moderatore e ti metti quello da cittadino, dopodiché dici quello che vuoi, con i giusti modi (questo è’ imprescindibile)....".
A questo punto l'arresa di Moretto è fin troppo evidente. "Mi sto chiedendo - scrive - quanto ne valga la pena fare il moderatore. Solo mal di pancia. Solo problemi. Solo critiche...".
Non è finita qui. La polemica, infatti, sta continuando imperterrita, per quanto i commenti a quel post siano stati chiusi dal moderatore che l'aveva promosso.
"La cosa più triste di tutto questo post - ad un certo punto commenta Francy Dance - è innanzitutto aver menzionato un'iniziativa ed avere accusato negoziati che non vi hanno partecipato senza avere uno straccio di volantino/messaggio/post che effettivamente dimostri che esisteva questa iniziativa. I commenti di chi augura il fallimento a imprese vabbè.. sono deprolevoli. I moderatori che fanno finta di nulla a dir poco triste. Ma ancor più triste la minaccia velata … “ci vediamo a Natale forse” … Quando non ci saranno più negozi, e potrete solo più comprare sul vostro amato Amazon, quando passeggerete nelle vie della città bellissime come Ivrea e saranno vuote e guarderete solo serrande e non più vetrine, quando il caffè potrete berlo solo più a casa, e mangiare “fuori” solo a casa vostra grazie a Glovo perché bar e ristoranti saranno chiusi forse allora (ma dubito) capirete e forse ve ne pentirete...".
La morale di tutta questa storia? C'è evidentemente un problema di chi nel gestire il gruppo Facebook più numeroso di Ivrea dovrebbe quantomeno fare attenzione a non incorrere nel cosiddetto conflitto d'interesse.
D'altro canto che cosa si pretende se il moderatore che gestisce un dibattito fa il barista nel centro storico?
E poi su Facebook, la "curva Nord" dei social media?
La verità è che in questo gruppo così "malamente" moderato da Moretto si scopre che Ivrea è piena di "rivoluzionari", gente inferocita, despoti, autocrati e miserabili anche con tre punti esclamativi. O se si preferisce piena di uomini e donne che non sanno cosa fare e postano "post" proprio perchè tutti sappiano che non hanno niente da fare.
E dire che ci sono in giro per il mondo città capaci di scrivere la propria storia. A Ivrea no, però molto bravi a "postarla" tutta su Facebook.
E intanto la polemica continua con le reazioni, con i post, addirittura con una diretta per spiegare che nessuna festa era stata organizzata dai commercianti di via Palestro, che i commercianti che volevano dare le caramelle le han date e agli altri bastava insegnare ai bambini che si risponde "scherzetto".
Ed è bene ricordarla questa tradizione alle mamme che non la conoscono...
La filastrocca completa recitata dai bambini che chiedono dolci per le case è "Trick or Treat, Treat or Trick, Give me something good to eat!" , ossia “Dolcetto o Scherzetto, Scherzetto o Dolcetto, Dammi qualcosa di buono da mangiare!” in cambio di benevolenza e per non incappare in spiacevoli marachelle.
Ma quali sono le origini di questa usanza?
Secondo alcuni risalirebbe ad una tradizione irlandese secondo la quale molte persone andavano in giro chiedendo offerte, soldi e cibo per la preparazione della festa di “San Columb Kill”. Secondo altri, invece, l’origine sarebbe cristiana, riferita ad una pratica in voga nel IX secolo d.C. detta “souling“, cioè “elemosinare l’anima“, derivante dal fatto che il primo novembre, il giorno di Ognissanti, i primi Cristiani vagavano per i villaggi elemosinando del “soul cake” (Dolce dell’anima), un dolce quadrato fatto con la pasta del pane e decorato con uva sultanina e ribes.
Per ogni dolce ricevuto promettevano una preghiera per i parenti morti dei donatori, ritenendo che i morti rimanessero per un determinato periodo nel limbo, prima di accedere al Paradiso, e che le preghiere di estranei, oltre a quelle dei parenti, potessero accorciare la permanenza in questo luogo. Altri, rifacendosi nuovamente alla tradizione celtica, ritenevano che l’offerta di dolci fosse un modo per ingraziarsi le Fate che, altrimenti, avrebbero organizzato dei brutti scherzi. Nella tradizione celtica le Fate erano spesso considerate ostili e pericolose dagli uomini, risentiti del dover condividere con loro le proprie terre.
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