Cerca

Cultura

Questo gioiellino architettonico è entrato nel cuore di tutti i canavesani (VIDEO)

Si tratta del Santuario di San Vito, un luogo ricco di storia curato con passione dall'Abbadia

Ci sono luoghi che diventano importanti, ancor prima che per gli archivi degli storici dell'arte o degli architetti, per la gente comune. Luoghi che si ritrovano come costanti nel senso comune di chi li frequenta. Luoghi che, proprio per questo, sono capaci di partecipare con forza alla definizione dell'identità di un territorio.

Il Santuario di San Vito, a Nole, è indubbiamente uno di questi. Chiedetelo a chiunque. Chiedetelo a chi ci passa per una camminata o per una biciclettata il sabato pomeriggio. Chiedetelo a chi lo raggiunge a piedi nei pomeriggi estivi per fare due passi in mezzo al verde e magari schiarirsi le idee su qualcosa.

Il Santuario di San Vito

Per noi che al Santuario ci siamo andati per raccontarlo, il panorama umano è più o meno questo. Un signore anziano siede su una panchina mentre dietro di lui si intravede una bicicletta. Un altro anziano passa fumando una sigaretta.

Tre camminatrici in abiti sportivi attraversano lo spazio antistante al Santuario. Una di loro è emiliana, le altre due vengono dalla Val d'Aosta. È un giorno di aprile, e noi stiamo aspettando Federico Valle, che del Santuario si prende cura da quando era ragazzino assieme all'Abbadia di San Vito, confraternita nata proprio attorno al Santuario ormai più di centocinquant'anni fa.

Le guarigioni miracolose

Il Santuario si trova a poca distanza dalla Stura di Lanzo, il fiume che "plasma" le tre Valli omonime. "Il nostro è un Santuario piccolo ma con una storia ultracentenaria - ci spiega Valle - : questo luogo di culto nasce nel 1500, anche se non ne conosciamo precisamente la data".

Si racconta infatti che dove oggi sorge il santuario "era presente un pilone votivo attorno al quale, si narra, ci sono state delle guarigioni miracolose" racconta Valle. Così i nolesi, poco per volta, iniziarono a costruire una prima cappella e, nel XVIII secolo, diedero vita al Santuario per come lo conosciamo oggi. 

Il porticato che porta al retro

Ad oggi, il Santuario è composto da due parti: una religiosa e una rurale. La prima è la cappella, la seconda l'abitazione del custode. Furono infatti i custodi nel corso dei secoli ad occuparsi della cura del Santuario. Si trattava sia di laici che di religiosi.

Il cuore del Santuario

Entrando nel Santuario ci si accorge subito del pilone votivo attorno a cui era sorta la cappella. Così come ci si accorge del dipinto, datato 1648, che occupa la parte centrale del muro del Santuario. Accanto al dipinto sorgono le figure di San Giovanni Evangelista e di Sant'Antonio Abate.

Curioso è anche il sacrario degli ex voto. Uno spazio decorato con centinaia di quadretti, cuori in lamina d'argento e oggetti vari. Tra quelli che attirano di più l'attenzione ci sono i fiocchi delle nascite, appesi al soffitto del sacrario. "A Nole San Vito viene invocato particolarmente per la protezione di bambini e neonati, e quindi da diverso tempo la tradizione vuole che si porti il fiocco della nascita qui al Santuario" dice Federico.

Il retro del Santuario

E non lo fanno soltanto i nolesi, ma anche persone che arrivano dalla provincia nord di Torino. L'importanza religiosa del Santuario, quindi, è indubbia.

"Il fatto di portare quadretti e oggetti vari nei Santuari - spiega Federico - è una tradizione di lunga data, ma negli ultimi cinquant'anni si è generalmente un po' persa. Qui a Nole, invece, questa tradizione continua. Ogni anno riceviamo due, tre o quattro oggetti votivi che le famiglie continuano a portare. E' la dimostrazione che la tradizione è viva".

"Ricordo quando mio nonno mi portava qui in bicicletta"

Mentre con Federico ci spostiamo verso la casa del custode, gli chiediamo qualcosa su di lui. "Io ho quarant'anni e faccio parte dell'Abbadia fin da quando sono ragazzo. Abitavo a un chilometro da qui. Ci occupiamo di curare la manutenzione e i restauri del santuario ma anche di organizzare la festa patronale, che si svolge per una decine di giorni nel mese di giugno".

Del Santuario ha dei ricordi personali più vivi che mai: "Ricordo quando da bambino mio nonno mi ci portava in bicicletta - racconta - mentre se dovessi raccontare un ricordo più recente tornerei indietro all'anno della pandemia".

Un ricordo che risale a giugno 2020, "quando non abbiamo potuto organizzare la festa patronale. Con il nostro parroco abbiamo pensato di fare la benedizione per piccoli gruppi familiari. E quindi ricordo bene che il 15 giugno di quell'anno in piena pandemia questi piccoli gruppi di famiglie che sono passati di qui tutto il giorno per chiedere la benedizione. E' stato qualcosa di molto toccante che ha fatto capire quanto questo luogo è caro ai nolesi".

La casa dell'armit

L'armit, in nolese, è l'eremita, colui che custodisce il Santuario. La sua casa sta giusto di fianco al pilone votivo che fu voluto dal conte di Rivarossa Vittorio Amedeo Cavalleri che, dopo un ferimento in battaglia, si dice avesse avuto una visione di San Vito. Il conte si ritirò così al Santuario di San Vito per condurre una vita in solitaria. Il pilone votivo lo raffigura proprio nel momento del ferimento in battaglia.

Accanto al pilone, dicevamo, c'è la casa dell'Armit. Ancora oggi, una famiglia si occupa del controllo del Santuario. "L'eremita aveva come compito la pulizia e l'ordine del Santuario e della zona - ci spiega Valle, che poi passa al tema dei restauri -. Spesso è stata messa mano nel corso degli anni al restauro della parte religiosa del Santuario. Oggi rimane da restaurare e da mettere in sicurezza la Casa dell'Eremita, che al momento è di proprietà del Comune di Nole".

Federico Valle di fronte al dipinto all'interno del Santuario

L'Abbadia non sta mai ferma: la casa dell'eremita, infatti, grazie ai fondi di un bando di prossima uscita, potrebbe diventare un luogo adibito a museo e a sala espositiva. "Spazi per la comunità da utilizzare e valorizzare" per dirla con Valle. Che, se dovesse definire San Vito, non avrebbe dubbi: "È un luogo del cuore per i nolesi e non solo. In questi ultimi anni, con la nascita di Corona Verde, assistiamo a un movimento continuo di persone che passano di qui".

Lo dicevamo all'inizio: si tratta di un vero e proprio gioiellino del territorio canavesano. Preservarlo significa preservare l'identità di tutta la comunità.

 

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori