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Un semplice fiocco di neve. - Brindiamo!

Un semplice fiocco di neve. Pare che a fine dicembre del 1610 il grande astronomo e matematico Keplero stava percorrendo il ponte di San Carlo a Praga. Capodanno si avvicinava e Keplero era angustiato perché non aveva nulla da offrire al suo grande amico e mecenate Johannes von Wackenfels come strenna per la fine dell’anno . Ma ecco che sul ponte inizia a nevicare e alcuni fiocchi di neve cadono sul mantello di Keplero. Keplero a una sua illuminazione da quale genio era. Porta al suo mecenate all’inizio dell’anno, un piccolo trattato che si addentra nella simmetria esagonale del fiocco di neve e pone le basi di quella che in futuro diverrà la cristallografia. Egli anticipa il problema oggi noto come packing . Mi hanno sempre affascinato i cristalli e non solo me ma tutti i grandi matematici del passato Oggi gli scienziati continuano a studiarne le sue forme. La forma della neve è anche divenuta a partire dal XX secolo, uno dei simboli per presentare l’inverno ed il periodo di Natale sui maglioni, accessori, tazze da tè e carta da regalo, in rete e nei cartoni animati. Le immagini che vediamo oggi sono quelle immortalate dalle fotografie di Bentley, un agricoltore del Vermont che e senza un’istruzione formale scattò nel 1885 la prima micro fotografia di cristalli di neve mai realizzare prima. Favria 28.12.2019 Giorgio Cortese Che il nuovo anno ti possa regalare nuovi quesiti da risolvere e dodici mesi di sorrisi. Brindiamo! Cin cin! Kanpai! Santé! Prosit! In tutto il mondo le persone si augurano il meglio facendo tintinnare i bicchieri prima di fare un sorso dal loro bicchiere. IL brindisi, un rituale d'augurio con cui si alzano i bicchieri facendoli toccare; discorso pronunciato in accompagnamento del rito. La parola brindisi deriva dal tedesco bring dirs’s, lo porto a te, sottinteso il bicchiere, quindi bevo alla Tua salute. Si tratta forse del più forte e comune fra i riti d'augurio rimasti nella nostra cultura, legato com'è alle gioie conviviali, e l'etimo ci racconta un nome che già contiene quella formula che siamo soliti pronunciare levando i calici: alla salute ma non solo. Racconta un brindisi che è portare, una leggera e ridente forma di sacrificio che si vuole sempre volgere a qualcosa: il brindisi non è un semplice bere. Molto probabilmente l'usanza di bere alla salute' dei vivi deriva molto probabilmente dall'antico rito religioso di bere in onore degli dèi e dei defunti. Ai pasti i greci e i romani versavano libagioni agli dei, e ai banchetti cerimoniali bevevano in onore degli dei e dei defunti", aggiungendo: "Il bere alla salute dei vivi dev'essere stato strettamente collegato a queste usanze che in sostanza equivalevano a sacrificio agli dei, quando un liquido sacro veniva offerto agli dei, sangue o vino in cambio di un desiderio, una preghiera riassunta con le parole “lunga vita!” o “alla salute”. Presso i primitivi è in genere l’ospite che beveva per primo, non tanto per garantire che la bevanda non fosse avvelenata, quanto per offrire la bevanda migliore. Già nei poemi omerici spesse volte dei ed eroi ci sono rappresentati nell’atto di bere scambievolmente gli uni alla salute degli altri. Nell’antica Grecia si usava declamare, improvvisando, discorsi o versi poetici durante il brindisi. Si chiamava Philotesia da philotes, amicizia. Veniva augurata una lunga vita di sangue o di vino in cambio di un desiderio, una preghiera riassunta nelle parole: “Alla salute!”. A Roma infatti si diceva bibere graeco more, bere alla greca, appunto per fare un brindisi . Un’altra usanza specialmente praticata nei brindisi al gentil sesso era quella, dopo aver bevuto di passare la coppa all’amica, d’intingere il dito nel vino e di scrivere col dito così bagnato il nome dell’amica sul tavolo. Con l’avvento del cristianesimo S. Ambrogio narra di un singolare uso dei cristiani, quello cioè di brindare non tanto alla salute dei vivi, quanto alla memoria dei martiri e dei santi. Bibere in amore sanctorum val animae defuncti, si chiamò questa strana forma di brindare che suscitò, come è logico, forti reazioni della chiesa. Fra i popoli nordici, all’atto del brindisi s’invocavano gli dei, gli eroi tradizionali, i re. Thor, Odino, Freya, Niord erano invocati dagli antichi Norvegesi prima di passare all’ospite il corno ricolmo di birra. Ai primi del Quattrocento l’uso era diffuso in Francia. In Normandia, contrariamente all’uso generale, era lecito persino bere alla salute delle ragazze. Luigi XIV, 1638-1715, vietò i brindisi, permettendo solo quelli fatti in occasione dell’Epifania. In Italia l’uso di brindare prese piede nel ‘500 in poi e si diffuse, con l’altro di comporre versi di circostanza. Secondo varie leggende, l’usanza dei calici che si toccano viene da preoccupazioni di avvelenamento. I bicchieri che si toccavano facevano in modo che la bevanda di un bicchiere sconfinasse in quella dell’altro. In questo modo se la bevanda di uno era avvelenata avrebbe avvelenato anche quella dell’altro, risultando l’atto, di fatto, una garanzia per l’invitato a bere. E qui una serie di serie di teorie si incentrano sul suono dei bicchieri che tintinnano. Una suggerisce che sia un residuo di una superstizione medievale. Nel Medioevo molti fenomeni naturali, per cui abbiamo adesso una spiegazione scientifica, erano attribuiti alla magia e ad esseri soprannaturali come angeli, demoni, fate e goblin. Per tenere gli spiritelli cattiva a distanza, le persone sbattevano i loro bicchieri per spaventarli con quel tramestio. Un’altra afferma che il brindisi era un modo per i ricchi di mostrare di essere abbastanza benestanti da potersi permettere bicchieri di cristallo. Facevano toccare i bicchieri lievemente l’uno con l’altro, così che i loro ospiti potessero sentire la differenza tra il suono chiaro del cristallo e quello più debole del vetro. Una terza spiega che fosse un modo per includere tutti i sensi quando ci si gode un buon drink. Senti il bicchiere in mano, vedi il colore della bevanda con i tuoi occhi, senti il suo profumo con il naso e l’assaggi con la bocca. Con il tintinnio, includi anche le orecchie in questa esperienza sensoriale. Una spiegazione alternativa è che facciamo tintinnare i bicchieri per sentirci connessi gli uni con gli altri. Anche questa teoria vede le sue origini in epoca medievale. Durante le occasioni speciali, si faceva una coppa comune perché tutti facessero un sorso dalla stessa. Per ragioni igieniche, questa venne poi sostituita con bicchieri individuali. Da allora, invece di bere dalla stessa coppa, le persone hanno fatto tintinnare i loro bicchieri e bevuto simultaneamente in segno di unione e connessione. Il brindisi in Inghilterra si chiama Toast, significante a parola, fetta di pane tostato. Anticamente gli Inglesi non bevevano senza prima inzuppare nel vino una crosta di pane tostato. Il termine può essere applicato alla persona o alla cosa celebrata nel brindisi. Così, una persona potrebbe essere il brindisi della serata, per il quale qualcuno propone un brindisi per congratularsi. Tranne che in piccole e informali incontri, un brindisi è offerto in piedi. Ci sono alcune eccezioni come nel caso del British Royal Navy dove si può fare un brindisi da seduto, perché nelle vecchie navi da guerra di legno sotto le piattaforme, il soffitto non era abbastanza alto da permettere di stare in piedi. Trattenere il bicchiere, dopo il brindisi senza bere, è considerato come scortese, come se non si condividessero i sentimenti benevoli espressi nel brindisi. Il brindisi è fatto tradizionalmente con bevande alcoliche. In caso di bevande analcoliche, superstiziosamente è meglio non toccare i bicchieri. In alcune culture, brindare con un bicchiere vuoto può essere considerato accettabile, ma solo per gli astemi. In alcune tradizioni, c’è l’usanza di guardare negli occhi ogni “brindante” prima di bere. Sempre per superstizione, nel caso in cui i bicchieri fossero di plastica, ci si tocca le dita e non i bicchieri stessi. Nella Marina degli Stati Uniti, un brindisi non deve mai essere fatto con acqua, perchè se così fosse sarebbe come augurare una sepoltura nell’acqua di mare. I brindisi sono generalmente offerti in momenti di celebrazione o commemorazione, tra cui alcune festività, come Natale e Capodanno. Altre occasioni comprendono le celebrazioni di pensionamento, feste di inaugurazione di una nuova casa, nascite, compleanni. A un ricevimento di nozze, il padre della sposa, nel suo ruolo di padrone di casa, offre regolarmente il primo brindisi, ringraziando gli ospiti per la partecipazione, offrendo ricordi di buon gusto dell’infanzia della sposa. Desiderando agli sposi una vita felice insieme prepara un breve discorso, che combina con una miscela di umorismo e sincerità. Il brindisi viene quindi fatto alla fine del discorso ed è accompagnato generalmente da una breve frase per augurare agli sposi una felice e sana vita amorosa insieme. Ma se visitate l’Ungheria evitate di brindare con la birra. Questo rimanderebbe a quando gli austriaci celebrarono, ne XIX secolo, la repressione della rivolta ungara, brindando con boccali di birra. Tra la gente del Caucaso, in particolare in Georgia, il brindisi è guidato dal Tamadá, il maestro di cerimonia. I brindisi iniziano solitamente con discorsi tipo parabole apparentemente estranei all’occasione, ma con una conclusione pertinente che arriva in modo imprevisto. Cin Cin è l’esclamazione più comune in Italia all’atto del brindisi. Ha origini cinese e significa, prego prego. Usato tra i marinai di Canton come forma di saluto cordiale ma scherzoso, fu esportato nei porti europei. È entrato nelle usanze popolari essenzialmente per la somiglianza onomatopeica con il suono prodotto dal battere due bicchieri tra loro. Ma non usate cin cin in Giappone, la parola chinchin, molto simile, che significa, tra le altre cose, pene! Prosit, in latino, significa letteralmente sia di giovamento. È un’esclamazione usata principalmente nei paesi del Nord Europa. La parola è usata anche in campo liturgico al rientro in sacrestia, dopo la conclusione della Messa, dai ministranti verso il celebrante, il quale risponde con Deo gratias vobis quoque. Dimenticavo la parola brindisi non c'entra niente, però, con la vivace città di Brindisi, che deve invece il suo nome a 'brendos', vocabolo dei Messapi, antico popolo pugliese, che significa cervo. Tuttavia , una leggenda vuole che l’augurio di brindare abbia sí a che fare con la città pugliese, che già dall’epoca dei Romani rappresentava uno dei principali porti di accesso alla Grecia ed al Mediterraneo intero. Nel periodo di massimo splendore di Roma, Brindisi rappresentava forse il porto più importante di tutto l’impero. Il suo scalo era importante anche nel Medioevo per le crociate in Terrasanta, e nel XIX secolo per il collegamento tra Londra e le Indie Orientali. Quando i marinai attraversavano i mari impervi dell’Adriatico, di ritorno verso Brindisi, aspettavano con ansia l’avvistamento della terra ferma, del porto più vicino. Tale porto era proprio Brindisium. Quindi al vedere la terra ferma, invece del forse più ovvio terra, terra, gridavano Brindisium, dando via alle commemorazioni che ovviamente sfociavano in fiumi di vino per tutti. Favria 28.12.2019 Giorgio Cortese Vi auguro che ogni bollicina del vostro brindisi sia un desiderio che si avvera, in questo nuovo anno. Tanti auguri.
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