Le borse da donna, presumibilmente rubate, buttate in mezzo all'erba alta a due passi dall'ecocentro
Rifiuti a tonnellate a pochi metri dalla rete che delimita l’ecocentro di via Domodossola, a San Mauro Torinese. Un deposito di borse rubate, con dentro ancora i portafogli (ovviamente svuotati) delle vittime. Orti abusivi. Un varco gigantesco nella rete dell’ecocentro, aperto chissà da quanto tempo e mai richiuso. E pensare che ci si lamenta che lì, all’ecocentro, ci sono spesso furti di rame e altro materiale. E ce credo, c’è un ingresso “laterale” comodo comodo, aperto per chiunque decida di utilizzarlo. Possibile che nessuno se ne sia mai accorto? In generale, un consiglio. Non andate mai a fare una passeggiata nei dintorni di via Burgo e dell’ecocentro di San Mauro. Non sapreste da che parte iniziare per raccontare quello che avete visto. In generale, un consiglio. Se proprio dovete andarci, portatevi dell’anti-zanzare. Anche a febbraio. Fidatevi. Ma fidatevi ancora di più del primo consiglio. Dire che quella è una terra di nessuno è essere offensivi nei confronti di “nessuno”. Nemmeno lui, il Signor Nessuno, tratterebbe così la sua terra. Ebbene, laggiù, al confine tra San Mauro e il Pescarito, non ci sono regole. Laggiù è permesso di tutto, senza limite di sorta. Tanto che mentre sei lì, che fai la tua tranquilla passeggiata tra zanzare e rifiuti e meglio di così proprio non potresti stare, arriva un’auto a turbare la quiete. Si ferma davanti all’ingresso dell’ecocentro.
La rete divelta sul retro dell'ecocentro (da cui chiunque può entrare)
E’ sabato pomeriggio, la sbarra di ingresso è abbassata. Un attimo…una sbarra abbassata potrebbe quasi sembrare una regola. Nemmeno il tempo di trovarsi di fronte all’equivoco, che l’automobilista scende dal veicolo, armeggia qualche secondo con la leva e alza la sbarra. Entra. Ci manca solo che qualcuno, acquattato nel bosco, salti su e gli dica “Benvenuto!”. No, laggiù non ci sono regole. Ma torniamo al nostro uomo. Entra a bordo del suo bolide, costeggia l’ecocentro, a un certo punto si ferma. Si guarda intorno. Mi vede. Temporeggia qualche secondo, poi scende. Inizia a rovistare nelle montagne di rifiuti. “C’è qualcosa di interessante da recuperare, da queste parti?” chiede. Mentre formula la domanda, è già intento a caricare nel bagagliaio un tagliaerba buttato a lato del sentiero. Dubito che possa funzionare. Ma la naturalezza dei suoi gesti mi induce a una riflessione: tutto ciò che sta facendo è assolutamente normale, per lui. Non si fa alcuna remora per il fatto che ci sia un “intruso” lì nei paraggi. Ah già: laggiù non ci sono regole. Pochi metri più in là ci si imbatte, tra gli arbusti, in decine di borsette da donna ammassate una sull’altra. Sporche, consumate dalla pioggia. Indubbiamente rubate. Dentro ci sono ancora i portafogli trafugati, svuotati di tutto il contenuto. Sia quello di valore, sia quello che possa far risalire a un legittimo proprietario. Tutto questo a due metri dal cancello dell’ecocentro, frequentato tutti i giorni da decine di persone. Tutto questo a due metri da quell’ecocentro che spesso è finito al centro dei casi di cronaca per furti di rame e di altre tipologie di rifiuti potenzialmente rivendibili o riutilizzabili. Immaginatevi, a fronte di questo, lo stupore nello scoprire che nel lato opposto al cancello d’ingresso una porzione di rete è stata divelta. Insomma, c’è un passaggio bello largo che permette di accedere indisturbati al deposito di rifiuti. Basta percorrere un sentierino laterale ed è fatta. Semplicissimo. Gli “aficionados” alla discussione politica nel consiglio comunale sanmaurese si ricorderanno sicuramente le denunce dei vari assessori con delega ai rifiuti, nel corso dell’amministrazione Dallolio. “Ci sono stati furti all’ecocentro, questo ha danneggiato le nostre percentuali di raccolta differenziata”, o frasi simili, si sono sentite spesso in passato. Certo che se c’è un “ingresso laterale” sempre aperto…
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