Cerca

Libri

Una mano di troppo

Un libro di Lorenzo Albry

 Lorenzo Albry

Lorenzo Albry

Un esordio letterario mai banale e appassionante. Un giallo che riporta le lancette del tempo indietro al 1358, trascinando il lettore alla scoperta del Canavese, dall’alta Val Grande di Lanzo a Locana, in Valle Orco. E poi il mistero del ritrovamento di una mano mozzata, attorno al quale ruotano le indagini ufficiali del neo capitano Guglielmo Ettore Savant Rous di Oviglia e quelle parallele della giovane, curiosa e testarda Nina. Questo è molto altro è «Una mano di troppo – ‘Na mean ad trop», romanzo scritto da Lorenzo Albry.

«La passione per la scrittura è maturata con il tempo – spiega Lorenzo Albry, che è nato a Lanzo Torinese nel 1954 e ha lavorato per oltre quarant’anni nella pubblica amministrazione in Enti pubblici, come la Comunità Montana Valli di Lanzo in qualità di responsabile del servizio agricolo  e successivamente la Regione Piemonte occupandosi sempre di agricoltura – Certo, c’erano state alcune poesie scritte da giovane, ma è 10 anni fa che ho iniziato a mettere nero su bianco i primi due capitoli di questo libro. E’ rimasto, a causa degli impegni lavorativi, nel cassetto per tanto tempo. Con la pensione, la passione per la scrittura ha ripreso forma e in otto mesi ho terminato il romanzo. Scrivo di getto, è difficile che mediti a lungo su un foglio bianco. Vivo la scrittura come un film, mi immagino le scene e le trasformo in racconto. Sono un po’ caotico e l’editore mi ha aiutato tanto nell’organizzazione dell’opera. La scrittura è qualcosa che mi gratifica. Mi fa piacere sapere che quanto ho scritto piace al lettore e che quelle pagine gli hanno trasmesso qualcosa, un sentimento, un’emozione».

Il forte legame dell’autore con il nostro territorio traspare, pagina dopo pagina, anche in «Una mano di troppo»: «Ho raccontato le mie montagne. Zone magari sconosciute ai più, abbandonate, senza più una possibilità di recupero. Spero che questo libro serva un po’ anche a valorizzarle, farle conoscere maggiormente - aggiunge Albry, che negli ultimi anni è stato anche amministratore presso l’Unione Montana Alpi Graie dove promosso iniziative legate al settore agricolo montano - Ho vissuto per i primi trent’anni a Pialpetta, frazione del comune di Groscavallo, Val Grande di Lanzo, dove i miei genitori gestivano un’attività commerciale. Pertanto parlo, sin dall’infanzia, il francoprovenzale e ho avuto modo di conoscere chi lo insegna. Non a caso nel romanzo ci sono una 80ina di vocaboli e frasi in francoprovenzale. E’ una parte importante di me».

La scrittura di Lorenzo Albry è scorrevole e coinvolgente: «In un mondo nel quale tutti scrivono, credo che bisogna saper incuriosire e attrarre il lettore. In questo senso, ritengo che il “giallo” sia un genere interessante, che va a scavare nell’animo umano. Ovviamente, poi uno scrittore deve avere anche pazienza e fantasia tra le sue qualità. Un grazie speciale lo devo a mia moglie, che mi ha supportato e sopportato in ogni passo di questa avventura – conclude l’autore – Ringrazio poi Teresa Geninatti di Mezzenile, che mi ha dato una mano con le frasi in francoprovenzale e l’editore Baima e Ronchetti, che ha creduto in me e nel mio libro e non era scontato. E’ partito tutto da una mail che ho inviato. Sono stati i primi a rispondermi e a darmi fiducia. Sto già lavorando ad un secondo libro, che sarà il sequel di “Una mano di troppo”. Posso anticipare che ci sarà ancora lo stesso personaggio principale».

 Sono già in calendario due importanti appuntamenti estivi per Lorenzo Albry, che presenterà «Una mano di troppo - ‘Na mean ad trop» il primo agosto a Groscavallo all’albergo Pialpetta alle 17.30 e concederà poi il bis il 17 agosto alle 17 a Chialamberto al salone polivalente locale.

Commenti scrivi/Scopri i commenti

Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce

Caratteri rimanenti: 400

Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter

Edicola digitale

Logo Federazione Italiana Liberi Editori