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12 Novembre 2022 - 10:17
Montanaro è un piccolo paese del Basso Canavese situato nella piana alla sinistra del torrente Orco. L’abitato sorge a pochi chilometri dal comune di San Benigno Canavese, fino all’Ottocento sede dell’Abbazia di Fruttuaria, da cui Montanaro è dipeso fino al 1817, anno del suo passaggio sotto la Diocesi di Ivrea.
Gli edifici religiosi dislocati sul territorio montanarese sono attualmente sette: la chiesa di Santa Maria Assunta e San Nicolao (dal 1929 parrocchiale), la vicina chiesa di Santa Marta e San Giovanni Decollato, in origine confraternita, l’ex chiesa parrocchiale di Santa Maria d’Isola, la chiesa della Madonna di Loreto e le cappelle di San Grato, di San Rocco e di Sant’Anna. A questo gruppo di edifici si aggiungevano tre chiese oggi scomparse: l’antica chiesa cimiteriale di San Gervasio, attestata fino agli anni Quaranta del Seicento, epoca del suo abbattimento; le chiese di San Bernardino e dei Santi Orsola e Defendente, distrutte rispettivamente nel 1775 e nei primi anni dell’Ottocento. Per la ricostruzione delle vicende storico-artistiche di questi edifici è di aiuto non solo il materiale già pubblicato, ma soprattutto la documentazione conservata presso gli archivi statale, comunale, diocesano e parrocchiale. Nelle pagine che seguono cercherò di riassumere quanto è emerso dalle ricerche condotte per la mia tesi di laurea in storia dell’arte, concentrandomi sui risultati inediti e tralasciando alcune delle informazioni già note.
La visita apostolica di mons. Peruzzi del 1584 (AST) denuncia lo stato di abbandono in cui versano alcuni edifici religiosi del paese. La chiesa di Madonna d’Isola minaccia rovina: il numero degli altari è limitato a tre, due dei quali sono descritti in pessime condizioni. Proprio in conseguenza di questa situazione, intorno agli anni Dieci del Seicento, l’ormai decadente edificio viene completamente ricostruito ed arredato con otto nuovi altari lignei, come descritto dalla visita pastorale del 1692 (AST). Alcuni di questi altari, fortemente manomessi nel XIX secolo, presentano caratteristiche affini a quelle degli altari valsesiani e a quelli diffusi sul territorio canavesano nel XVII secolo. E’ interessante notare che nel 1692 i patroni degli altari corrispondono ai membri di alcune delle più illustri famiglie montanaresi. L’altare di San Michele Arcangelo è di patronato di Giovanni Michele Ferreri, sposato con una certa Veronica, coniugi ai quali forse allude la scelta dei santi eponimi nel dipinto dell’alzata.
La famiglia Clara (senza ulteriori specifiche) è titolare dell’altare del Santissimo Crocifisso; mentre spettano rispettivamente a Carlo Bernardino e a Bartolomeo Carlevaris i patronati degli altari di Sant’Antonio da Padova e della Santissima Trinità. Quest’ultimo è decorato con un dipinto che recupera l’iconografia trinitaria proposta in numerose sue opere dal pittore Pier Francesco Mazzucchelli, detto il Morazzone, denunciando un gusto della committenza orientato sui modelli lombardi di primo Seicento, riscontrabile anche in altri dipinti montanaresi. Infine, Martino Calza è titolare dell’altare della Madonna del Carmelo (soppresso a metà Ottocento) a cui era dedicato il dipinto dell’alzata (attualmente conservato in sacrestia), realizzato nel 1694 dal pittore chivassese Antonio Barbero su commissione di Stefano Barello, su cui restano da indagare i rapporti con Martino Calza (APM).
Nel 1641 un incendio brucia la vice parrocchiale di San Nicolao che viene ricostruita tra il 1644 e il 1649 su progetto dell’architetto Carlo Morello. Dell’originario assetto seicentesco della chiesa, stravolto dal successivo rifacimento dell’architetto Bernardo Vittone, si conservano solo più due dipinti. Spetta probabilmente ad Orsola Maddalena Caccia, figlia del Moncalvo, il dipinto con la Madonna e i santi Carlo e Maurizio all’altare di San Carlo. La tela è databile agli anni Sessanta del Seicento per raffronto con la Madonna, il Bambino e i santi Francesco e Lorenzo dipinta negli stessi anni da Orsola a Livorno Ferraris. Anche l’Annunciazione, commissionata nel 1628 da Tommaso Taraglio per l’omonimo altare, testimonia l’onda lunga della fortuna del linguaggio moncalvesco. Le testimonianze documentarie hanno inoltre portato alla luce il nome dell’intagliatore luganese Quirico Castelli, autore nel 1657 e negli anni 1664-1665 di due cornici lignee (attualmente perdute) per i dipinti dell’altare maggiore e dello Spirito Santo, su commissione delle rispettive compagnie religiose (APM). Finora il Castelli era conosciuto solo per la sua attività nei cantieri della corte sabauda, mentre il caso montanarese rappresenta la prima attestazione dell’intagliatore nella provincia di Torino. La scelta da parte della comunità montanarese di maestranze attive alla corte di Torino è probabilmente da collegare alla presenza dei principi Maurizio e Tommaso di Savoia, e del figlio di questi, Maurizio Eugenio, in qualità di abati commendatari di Fruttuaria dal 1617 al 1658, senza soluzione di continuità.
Il terzo e ultimo cantiere aperto a Montanaro nel Seicento è quello della chiesa della Madonna di Loreto, costruita tra il 1677 e il 1692 (ASCM). Mentre fino agli anni Settanta del Novecento la maggior parte degli studiosi attribuiva il progetto dell’edificio a Guarino Guarino, gli studi più recenti negano l’intervento dell’architetto teatino. La documentazione d’archivio, da cui finora non è emerso il nome dell’architetto, non permette di convalidare nessuna delle due ipotesi. All’interno della chiesa sono visibili tre altari lignei, databili alla fine del XVII secolo. Dell’originario altare maggiore (probabilmente ricostruito in finto marmo nella seconda metà del Settecento), resta probabilmente soltanto l’edicola lignea esagonale collocata nel coro della chiesa, che riprende nella struttura lo schema tipico degli altari piramidali valsesiani. Ai modelli diffusi non solo in Valsesia ma anche in Canavese, guardano invece i due altari laterali: quello di Sant’Omobono (prima del furto del dipinto d’altare, nel 1995, dedicato ai Santi Angeli Custodi), e quello della Madonna di Lourdes, prima del 1912 intitolato ai Santi Filippo e Giacomo, dal nome del primo patrono, don Giacomo Francesco Frola, morto nel 1701 (ASCM). Tutti gli altari risultano oggi fortemente manomessi da furti e restauri novecenteschi.
Nella prima metà del Settecento i Savoia, agevolati dall’appoggio dell’abate Giovanni Battista Amedeo d’Allinges, tentano di annettere l’Abbazia di Fruttuaria e le sue dipendenze ai loro territori. Nel 1741 infatti Carlo Emanuele III ottiene dal papa la giurisdizione temporale sulle terre abbaziali. Con gli anni Quaranta del Settecento comincia il periodo di maggior splendore nelle vicende architettoniche e figurative montanaresi. La chiesa di San Grato, edificata tra la fine del XVI e l’inizio del XVII secolo, è ampliata tra il 1742 e il 1746 con la costruzione delle due cappelle laterali, una delle quali dedicata alla Madonna di Caravaggio, decorata con un gruppo scultoreo realizzato dall’intagliatore Paolino Rampone di Feletto. Per la chiesa di Santa Marta, ampliata tra il 1744 e il 1749 (la cui facciata è progettata dall’architetto Bernardo Vittone nel 1766 – ASCM -), opera il pittore Giovanni Battista Grassi, incaricato nel 1744 di realizzare il gonfalone della confraternita, oggi disperso (ASCM). Più tardi, nel 1775, Giovanni Battista Gastaldetti/o di Muzzano costruisce la cantoria della chiesa (ASCM).
L’edificio protagonista della seconda metà del XVIII secolo è la chiesa di Santa Maria Assunta e San Nicolao, ampliata tra il 1758 e il 1765 su progetto dell’architetto Bernardo Antonio Vittone, dopo l’esclusione dei due disegni realizzati dall’ingegnere Giovanni Lorenzo Reineri nel 1756 (uno disperso, l’altro, finora sconosciuto, conservato nell’archivio comunale).
Vittone amplia il transetto ed il presbiterio della chiesa, rinnovando completamente l’arredo interno. Gli altari sono ricostruiti in marmo, alcuni su disegno dello stesso Vittone, altri sulla base dei progetti del suo collaboratore Mario Ludovico Quarini, che porterà a termine i lavori alla morte del maestro, avvenuta nel 1770.
Per schematizzare, al Vittone spettano:
Spettato invece a Mario Ludovico Quarini:
Allo stato delle attuali conoscenze non è facile delineare con precisione le scelte e gli indirizzi di gusto della committenza montanarese, identificata nei documenti a volte con la “Comunità”, a volte con le compagnie religiose. E’ inoltre difficile capire quale ruolo abbia svolto il cardinale Vittorio Amedeo Delle Lanze, nominato abate di Fruttuaria nel 1749, se e quanto possa aver influenzato le scelte figurative montanaresi. Questo compito è ostacolato dalla dispersione delle visite pastorali dell’abate, di cui resta solo una lettera indirizzata dal cardinale alla comunità montanarese nel 1766, ritrovata nell’archivio del comune. Da questo frammento di corrispondenza emerge che il Delle Lanze si limitò alla sola approvazione dell’iconografia dei dipinti, senza influenzare le scelte figurative della comunità (ASCM).
Nell’ultimo periodo analizzato, l’Ottocento, si concentrano una serie significativa di interventi di restauro che interessano alcune chiese del paese. Tra tutte le maestranze incaricate spicca il nome del marmorino Giuseppe Isella di Torino, a cui è affidato il restauro di alcuni altari delle chiese di San Nicolao, di San Grato e di Madonna d’Isola. In quest’ultimo caso, inoltre, l’originaria disposizione degli altari e le loro componenti barocche sono fortemente manomesse nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta del XIX secolo dall’intervento del falegname Giuseppe Capirone (APM). Nella chiesa di San Grato ai restauri degli altari da parte di Giuseppe Isella, segue l’intervento del pittore Enrico Reffo, incaricato nel 1870 della decorazione della volta della cappella della Madonna di Caravaggio (APM). Alla ricca corrispondenza tra il pittore e don Giacomo Reffo, conservata nell’archivio parrocchiale, dedicherò un successivo approfondimento.
Articolo redatto da Ilaria Bordignon per la rivista Canavèis
Nell’impossibilità di trascrivere i numerosissimi testi, documenti e pubblicazioni consultati, rimando a note, bibliografia e fonti archivistiche riportate con precisione nella mia tesi di laurea:
I. Bordignon, Gli edifici religiosi di Montanaro Canavese. Storia e patrimonio figurativo tra XVII e XVIII secolo, tesi di Laurea Specialistica in Storia del Patrimonio Archeologico e Storico-Artistico, Università degli Studi di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, a.a. 2008/2009, relatore prof.ssa G. Spione.
Bibliografia essenziale
Artisti del legno. La scultura in Valsesia dal XV al XVIII secolo, a cura di S. Stefani Perrone, G. Testore, Borgosesia, 1985.
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Cavallari Murat A., Tra Serra d’Ivrea, Orco e Po, Torino, 1976,
Chiodo A., La produzione artistica di Orsola Maddalena Caccia nel Vercellese, in “Bollettino Storico Vercellese”, 68, n.1, 2007, pp. 13-46.
Dardanello G., Cantieri di corte e imprese decorative a Torino, in Figure del Barocco in Piemonte. La corte, la città, i cantieri, le province, a cura di G. Romano, Torino, 1988, pp. 163-252.
Idem, Mario Ludovico Quarini e la nuova cattedrale di Fossano, in La cattedrale di Fossano, a cura di G.
Romano, Borgo San Dalmazzo, 1993, pp. 122-234.
Debiaggi G., Gli altari lignei valsesiani, in Congresso di Varallo Sesia, Varallo, pp. 123-142.
Dondana A., Memorie storiche di Montanaro, Torino, 1884.
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Il voluttuoso genio dell’occhio. Nuovi studi su Bernardo Antonio Vittone, a cura di W. Canavesio, Torino, 2005.
Millon H., L’architettura di Guarino Guarini, in Guarino Guarini, a cura di G. Dardanello, S. Klaiber, H. A. Millon, Torino, 2006, pp. 9-20.
Moccagatta V., L’architetto Mario Ludovico Quarini e le sue opere, in “Atti e rassegna tecnica della Società degli ingegneri e degli architetti in Torino”, a. 12, n. 5, maggio, 1958, pp. 153-194.
Moccagatta V., Bernardo Antonio Vittone. Problemi attributivi e nuovi contributi, in “Palladio”, a. XIX, n. I-III, gennaio-settembre, 1969, pp. 33-128.
Olivero E., La Madonna di Loreto in Montanaro, Torino, 1940.
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Idem, L’Ottocento montanarese. Libro II, Montanaro,1979.
Idem, La chiesa parrocchiale della B.V. Assunta e di S. Nicolao in Montanaro canavese, Montanaro, 1985.
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Stoppa J., Il Morazzone, Milano, 2003.
Viola L., L’Abbazia di Fruttuaria e il Comune di San Benigno Canavese, Nichelino, 2003.
Archivi consultati
Montanaro, Archivio Parrocchiale - APM
Montanaro, Archivio Storico Comunale - ASCM
Ivrea, Archivio della Curia
Torino, Archivio di Stato (Corte e Sezioni Riunite) - AST
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