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25 Agosto 2014 - 19:50
torino
La brutta legge Del Rio - Fassino, con cui si istituiscono le Città Metropolitane, prevede che il Sindaco del Comune capoluogo (Fassino) diventi automaticamente il Sindaco di tutti. Esistono dunque, in questa nuova idea di democrazia, cittadini di serie A con diritto di voto (i residenti a Torino) che possono ogni 5 anni esprimersi sull'operato del "Sindaco di tutti" e cittadini di serie B che, pur essendo più numerosi, non hanno alcuna possibilità (nemmeno associandosi) di influire con il loro voto sulla scelta del Sindaco metropolitano. Lungi da me l'idea di contrapporre i cittadini di serie B ai cittadini di serie A ma è evidente a tutti che un simile stato di cose sia paradossale e, potenzialmente, fonte di notevoli squilibri territoriali e democratici. A mio avviso sarebbe stato più serio lasciare che i cittadini potessero scegliere con libere elezioni i loro rappresentanti ma, si sa, con la scusa tutta da verificare che così si risparmierà, oggi va di moda la nomina di secondo grado. Allora lasciateci almeno votare il Sindaco, rimuovendo quell'assurda pretesa che a fare tutto sia il Sindaco di Torino (che si troverà contemporaneamente a fare il Sindaco di Torino, il Sindaco dell'Area Metropolitana, il Senatore della Repubblica e il Presidente nazionale dell'ANCI oltre che presiedere una ventina di Enti, Consorzi, Società partecipate e controllate dal Comune di Torino. Dicono stia pensando seriamente anche di sostituire Napolitano e, forse, Papa Francesco). Allora lasciate almeno che i consiglieri comunali fuori Torino possano scegliere in aree territoriali omogenee (possibilmente organizzate in Unioni o Comunità Montane) i propri rappresentanti nel nuovo Consiglio Metropolitano. Se tutto questo non sarà possibile la prima volta, perché il Governo si è rifiutato di modificare la legge su questo punto, allora occorrerà che i consiglieri comunali esterni a Torino pretendano una dichiarazione formale del Consiglio Comunale di Torino che impegni il Sindaco a portare rapidamente all'approvazione lo Statuto della Nuova Torino e ad indire, prima della scadenza del suo mandato, nuove elezioni con diversi criteri che prevedano l'elezione diretta del Sindaco Metropolitano (distinto da quello della Città di Torino) e la rappresentanza diretta dei sistemi territoriali omogenei nel Consiglio Metropolitano.
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