Le nuove Brigate Rosse guardano con simpatia ai fatti della Valle di Susa e lanciano un appello ai No Tav: di fronte alla pressione delle forze dell'ordine e della magistratura, che si è intensificata nelle ultime settimane, la vostra lotta deve compiere ''un passo avanti'' oppure ''arretrare''. Dice questo un documento comparso sul web a firma di Alfredo Davanzo e Vincenzo Sisi, arrestati nel 2007 con l'accusa di essere gli esponenti del Pcpm (partito comunista politico-militare). Una lunga analisi che non nasconde gli apprezzamenti agli attivisti, con i quali, assicurano gli estensori, si intravedono delle ''simpatiche consonanze''. Anche se dall'interno del movimento piovono secche prese di distanza e addirittura sospetti di ''montatura''. Dal carcere di Siano, dove sono rinchiusi, Sisi e Davanzo hanno affidato al sito 'Secours Rouge International', come molte altre volte nel corso degli ultimi anni, una riflessione intitolata 'Contro la repressione, nuova determinazione'. Si parla di un po' di tutto, ma le parole dedicate alla battaglia dei No Tav contro la ferrovia Torino-Lione sembrano il tentativo di inserirsi nella partita, impartendo qualche consiglio tattico e strategico con il tono del fratello maggiore: "Guardiamo bene - si legge - proprio il caso No Tav, con tutta la valenza antagonista assunta, e di portata generale. Le ultime misure sono drastiche: militarizzazione aggravata con conseguenti minacce penali, e fino a quella di imputazione terroristico-eversiva. Ci si trova appunto stretti in quel bivio: compiere un altro passo in avanti, assumendone anche le conseguenze, o arretrare". In questo contesto Sisi e Davanzo applaudono alla condotta intransigente dei militanti No Tav (una cinquantina) coinvolti nel maxi-processo di Torino per gli scontri del 2011 e, in particolare, alla scelta di alcuni di loro di revocare i difensori: un gesto di rottura che - osservano - "crea simpatiche consonanze con la nostra dimensione di prigionieri rivoluzionari e dei nostri processi politici". Lo avevano fatto già le Br negli anni Settanta e il Pcpm alcuni anni fa per combattere "la tendenza al difensivismo innocentista e legalista che è proprio il terreno su cui la repressione cerca di farci arretrare". Ed è "curioso", sottolineano Sisi e Davanzo, che "sia i compagni No Tav che noi abbiamo dovuto raccogliere le stesse critiche" nel momento di quella scelta processuale. Quasi come a volersi accreditare come viaggiatori incamminati sullo stesso percorso.
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