TORINO, 24 GIU - Era conosciuta come 'Bianca la rossa', il titolo della biografia edita da Einaudi. Ma lei preferiva essere definita l'"avvocato dei diritti". Perché Bianca Guidetti Serra, partigiana, avvocato, ex deputata e consigliere comunale, morta oggi, a Torino, quasi 95 anni, aveva sempre messo al primo posto, "la difesa della democrazia, della libertà, della giustizia". Un impegno - ricorda l'Anpi - che "non si è affievolito con gli anni". In Parlamento era stata eletta nell'87, indipendente nelle liste di Democrazia Proletaria, dopo avere abbandonato il posto nel consiglio comunale di Torino. Prima della fine del mandato, rieletta in Comune nel Pci-Pds, aveva lasciato Montecitorio. "In questa mia doppia attività istituzionale - spiegò - provo un certo disagio politico. Del Pds condivido le speranze di rinnovamento, ma non mi sembrerebbe corretto cambiare gruppo parlamentare". In consiglio comunale rimase fino all'aprile '99. "Dimettermi - disse - è una scelta che ho fatto con molto rammarico, per ragioni private legate all'età ed alla salute. L'impegno politico ha costituito un'esperienza interessante, soprattutto come simbolo di partecipazione". Al Pci si era iscritta nel '43, ma ne era uscita nel '56 dopo l'invasione dei carri armati sovietici a Budapest. Era diventata antifascista giovanissima dopo la promulgazione delle leggi razziali. Quando sui muri di Torino venivano affissi i manifesti antisemiti, Bianca Guidetti Serra, con la sorella minore Carla, il futuro marito Alberto Salmoni ed altri giovani, girava la città per strapparli. Nel periodo della Resistenza strinse legami di profonda amicizia con Primo Levi ed Ada Gobetti. Staffetta partigiana nella valli Susa e Chisone, contribuì alla nascita dei 'Gruppi di difesa della donna', un'attività clandestina che come aveva spiegato lei stessa "era un modo di coniugare la guerra di Liberazione con tipiche rivendicazioni femministe". Si era laureata nel 1943. Da avvocato è stata nelle fabbriche torinesi ad assistere gli operai per conto della Camera del lavoro, nei campi del Meridione per partecipare alle lotte contadine. Negli anni Settanta è stata impegnata nella battaglia contro le schedature politiche dei dipendenti Fiat. Coinvolta in grandi processi (alle Brigate Rosse, alla banda Cavallero, per citarne alcuni), ha difeso moltissimi militanti politici negli anni '60-'70. Nel '90 fu la prima a firmare la proposta di legge per la messa al bando dell'amianto, approvata due anni dopo. Forte anche l'impegno per ottenere leggi più moderne sulle adozioni. "E' stata - ricorda Piero Fassino - protagonista con passione e generosità di ogni battaglia per l'affermazione della democrazia, della libertà e dei diritti, a cui ha accompagnato un costante impegno personale per la tutela delle donne e il riconoscimento dei loro diritti nel lavoro e nella società".
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