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TORINO. Muore dopo aborto, si riaccende la polemica sulla Ru486

TORINO. Muore dopo aborto, si riaccende la polemica sulla Ru486

ospedale

Solo l'autopsia, prevista per lunedì, stabilirà se c'è un collegamento tra l'interruzione di gravidanza a cui si era sottoposta con la pillola Ru486 e la morte di una donna di 37 anni. Ma è comunque polemica per quella che - se confermato il legame tra il trattamento e il decesso - sarebbe la prima vittima in Italia della cosiddetta pillola dell'aborto. La Procura di Torino ha aperto un'inchiesta, al momento di atti relativi, cioè senza ipotesi di reato né indagati, e il ministero della Salute ha aperto un fascicolo, chiedendo una relazione alla Regione Piemonte, mentre il dibattito pubblico si divide tra favorevoli e contrari alla Ru486. Una battaglia, quest'ultima, che rinnova le polemiche su un farmaco la cui sperimentazione venne avviata proprio a Torino nel 2005. "Non vi è nessun nesso teorico di causalità con il mifepristone, perché non ci sono i presupposti farmacologici e clinici", sostiene Silvio Viale, il ginecolo torinese e radicale considerato il 'padre' in Italia della Ru486, che parla di un "evento raro e imprevedibile" e invita ad evitare le strumentalizzazioni. La vittima, insegnante precaria madre di un altro bambino di 5 anni, era alla settima settimana di gravidanza. Lunedì scorso aveva preso la prima pillola, in ospedale, e si era poi fatta dimettere. Al Martini - dove nel 2013 sono state eseguite una sessantina di interruzioni con questo metodo senza che ci siano stati altri problemi - era tornata mercoledì mattina per la seconda somministrazione. "Fino alle 12 il decorso è stato del tutto normale. Anche l'ecografia uterina non aveva evidenziato alcun problema", spiegano i sanitari, che esprimono "costernazione" per l'accaduto. All'ora di pranzo, però, le prime difficoltà a respirare. Da quel momento alla morte, sopraggiunta alle 22.45, ha avuto dieci arresti cardiaci. "Non sappiamo che cosa sia successo, ma possiamo garantire al 100% che non ci sono stati errori", sostengono i sanitari, ai quali "non risultano condizioni patologiche pregresse della paziente o allergie - osservano - tali da indurre ad evitare il protocollo". Gli ispettori del ministero sono già al lavoro. "Abbiamo attivato tutte le procedure automatiche. Non mi pronuncio fino a quando non ci sarà un referto autoptico", commenta il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, mentre la politica chiede al governo di riferire in Aula sul caso e, tra appelli e interrogazioni, invita a fare chiarezza. "Il cielo come un cuore grande", è l'omaggio sui social network degli amici alla vittima, che frequentava un centro sociale torinese ed era impegnata contro le privatizzazioni degli asili nido. Per loro quella della donna è "una morte inspiegabile".
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