No all'archiviazione delle indagini sui consiglieri regionali di centrosinistra (ma anche di tre del centrodestra) indagati per le "spese pazze". Se la Regione non si muove, l'iniziativa la prendono i cittadini: in tre si sono rivolti all'avvocato Maurizio Vecchio e hanno depositato in tribunale la loro richiesta di non chiudere il caso. E così, mentre il 9 aprile si aprirà l'udienza preliminare per il governatore Cota e 39 consiglieri, si giocherà una partita parallela che riguarderà l'ex presidente Mercedes Bresso, il capogruppo del Pd Aldo Reschigna e altri sedici politici. I tre 'bastian contrari' sono Filippo Ferraro, Pietro Ricca e Giorgio Rizzato e agiscono come semplici cittadini piemontesi; Rizzato è un esponente di rilievo del sindacato Ugl. "E' un decreto legislativo del 2000 - spiega l'avvocato Vecchio - a lasciarci la facoltà di agire in caso di 'inerzia' della pubblica amministrazione. In questo caso a essere inattiva è la Regione, che per una evidente posizione conflittuale, visto il coinvolgimento di consiglieri sia di maggioranza che di minoranza, non ha ritenuto di proporre alcuna opposizione e probabilmente non si costituirà nemmeno parte civile". La norma, in realtà, si riferisce solo alle inerzie di Province e Comuni, ma secondo Vecchio questo ostacolo è facilmente superabile "tanto in linea di diritto quanto sotto un profilo di buon senso". I tre lamentano delle carenze nelle indagini. Chiedono, per esempio, una consulenza che tracci le movimentazioni bancarie e contabili di ogni gruppo consiliare verso i singoli consiglieri. E che si verifichino, caso per caso, le giustificazioni fornite per le spese: se era una cena al ristorante, chi c'era e per quale motivo. Le conclusioni della Procura non piacciono a Vecchio. Se uno dei criteri seguiti per l'archiviazione è la modestia della somma contestata, l'avvocato fa presente che si tratta sempre di denaro pubblico: "Le spese di rappresentanza personale o politica sono cosa diversa dall'attività istituzionale. Per quanto siano state basse, non si possono giustificare con la 'buona fede'. Il legale solleva inoltre un interrogativo che tocca da vicino le inclinazioni politiche dei consiglieri. "Un articolo di una legge regionale - spiega - prevedeva che i gruppi dovessero approvare un regolamento per definire quali fossero le spese istituzionali e cosa si intendesse per istituzionale. Non lo hanno fatto. E così hanno violato la stessa legge che regola la loro attività. In base alla norma, dovevano essere sospesi. Ma poi, nel 2012, quell'articolo è stato abrogato: e così è stata sanata la violazione. Sarebbe interessante stabilire chi ha votato per la cancellazione. Altro che buona fede". La vicenda si intreccia a quella sul voto del 2010, annullato dal Tar del Piemonte con una sentenza che il governatore Cota ha impugnato al Consiglio di Stato. Oggi Davide Gariglio, candidato alla segreteria regionale del Pd, ha auspicato un patto con il centrodestra per andare al voto il 25 maggio. "Cota abusivo, si torni presto al voto", ribadisce l'ex presidente Bresso. Accuse "pazzesche" per il capogruppo della Lega Nord, Mario Carossa. "Il Piemonte ha bisogno che questo governo regionale porti a termine la sua opera di risanamento e rilancio - conclude - non certo delle ossessioni e delle ciarle di chi lo ha praticamente mandato a gambe all'aria".
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