La vittoria è parziale, ma è di quelle pesanti: i fattorini di Foodora hanno il diritto a essere retribuiti come se fossero lavoratori subordinati. Niente mance, niente contentini, niente cottimo, ma somme calcolate in base a quanto prevede il quinto livello del contratto nazionale per il settore logistica e trasporto merci. Lo ha deciso la Corte d'appello di Torino, che ha accolto per una parte sostanziale il ricorso presentato da cinque ex rider della multinazionale di consegna di cibo a domicilio. In primo grado, nel giugno del 2018, tutte le richieste erano state respinte. "Con la nostra azione legale - uno dei giovani ricorrenti - ci abbiamo messo la faccia. Ma dietro di noi c'è un esercito di migliaia di persone che, in questo e in altri settori, lavorano in condizioni semplicemente inaccettabili". I cinque non erano inquadrati come dipendenti: operavano su chiamata, in base alle necessità della ditta. Una lettura 'a caldo' del dispositivo porta a concludere che non è stata riconosciuta la subordinazione del rapporto di lavoro. Ma sull'ammontare dei compensi aveva insistito molto, durante il suo intervento, uno degli avvocati dei ricorrenti, Sergio Bonetto: "Foodora era riuscita a costruire un meccanismo che le permetteva di pagare questi fattorini meno della metà di quello che all'epoca corrispondeva a un voucher per lavoro occasionale". "La pronuncia dei giudici - è il commento della collega Giulia Druetta - dimostra che non eravamo dei pazzi quando dicevamo che queste persone avevano dei diritti. Ed è una prima risposta alla giungla contrattuale messa in atto dalle aziende del settore". Il neo segretario piemontese del Pd, Paolo Furia, si era affacciato in aula ed era stato contestato da uno dei giovani tra il pubblico: "Il partito ci ha lasciati soli". "Da precario trentenne quale sono - replica - le parole un coetaneo incazzato mi hanno fatto male. Ma è pure vero che il Pd è mancato per troppo tempo da alcuni scenari di conflitto e di tensione. Questo anche perché non basta un approccio di governo per risolvere i problemi". Per Cesare Damiano, leader dei laburisti Dem, si tratta di una "grande sentenza che mi auguro farà scuola". Nicola Fratoianni e Marco Grimaldi, segretario nazionale e capogruppo di Leu in Consiglio regionale del Piemonte, salutano "la fine della schiavitù del terzo millennio". La Filt-Cgil osserva che l'esito del procedimento "valorizza la nostra scelta di aver inquadrato per la prima volta in un contratto nazionale la figura del rider" e afferma che "adesso bisogna proseguire e concretizzare il percorso di inclusione dei rider nel ccnl della Logistica, proteggendo e valorizzando il loro lavoro". La Corte ha condannato l'azienda a versare ai ricorrenti una parte delle spese legali, quantificate in circa 11 mila per il primo grado e in 10.400 euro per l'appello. Non ha accolto la richiesta di riconoscere il licenziamento discriminatorio (i cinque sostenevano di non essere stati più chiamati perchè avevano partecipato a una iniziativa di protesta) e una serie di questioni sul rispetto della privacy.
Commentiscrivi/Scopri i commenti
Condividi le tue opinioni su Giornale La Voce
Resta aggiornato, iscriviti alla nostra newsletter
...
Dentro la notiziaLa newsletter del giornale La Voce
LA VOCE DEL CANAVESE Reg. Tribunale di Torino n. 57 del 22/05/2007. Direttore responsabile: Liborio La Mattina. Proprietà LA VOCE SOCIETA’ COOPERATIVA. P.IVA 09594480015. Redazione: via Torino, 47 – 10034 – Chivasso (To). Tel. 0115367550 Cell. 3474431187
La società percepisce i contributi di cui al decreto legislativo 15 maggio 2017, n. 70 e della Legge Regione Piemonte n. 18 del 25/06/2008. Indicazione resa ai sensi della lettera f) del comma 2 dell’articolo 5 del medesimo decreto legislativo
Testi e foto qui pubblicati sono proprietà de LA VOCE DEL CANAVESE tutti i diritti sono riservati. L’utilizzo dei testi e delle foto on line è, senza autorizzazione scritta, vietato (legge 633/1941).
LA VOCE DEL CANAVESE ha aderito tramite la File (Federazione Italiana Liberi Editori) allo IAP – Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.