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TORINO. Eternit, il pm chiede 7 anni per l'imprenditore svizzero

TORINO.  Eternit, il pm chiede 7 anni per l'imprenditore svizzero

Stephan Schmidheiny

L'imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny deve essere condannato a sette anni di carcere. Questa la richiesta del pm Gianfranco Colace al tribunale di Torino, dove il magnate elvetico è nuovamente imputato per il processo Eternit bis. L'accusa è di omicidio colposo e si riferisce alla morte da mesotelioma di due ex operai dello stabilimento di Cavagnolo (Torino) chiuso nel 1982. Il primo procedimento, dove Schmidheiny doveva rispondere del disastro ambientale provocato dall'amianto lavorato negli stabilimenti italiani della multinazionale, terminò con una sentenza della Cassazione che dichiarò il reato prescritto e annullò la condanna a sedici anni della Corte d'appello. La procura di Torino aprì il dossier Eternit bis contestando la morte di oltre 250 persone. Al termine dell'udienza preliminare il gup di Torino decise di mandare gli atti a Napoli, Reggio Emilia e Vercelli, sedi competenti per le filiali Eternit di Bagnoli, Rubiera e Casale Monferrato. A Torino restarono i due casi di Cavagnolo. "L'oggetto di questo processo - ha detto Colace - non ha eguali in Italia". Il sostituto procuratore, che aveva affiancato Raffaele Guariniello nel corso della maxi-inchiesta, ha ricordato al giudice che la società svizzera del cemento-amianto era consapevole del rischio per la salute dei suoi dipendenti e fece di tutto per nascondere le informazioni all'opinione pubblica. Per questo la "colpa cosciente è grande come una casa". "Si tenga conto - ha aggiunto - dell'atteggiamento dell'imputato. Non ho avvertito una sorta di pentimento o presa d'atto dell'immane tragedia della quale si è reso corresponsabile. Nei confronti delle persone offese non mi risulta ci siano state azioni positive". Per questa ragione, ha concluso il pm, "a mio avviso merita il massimo". A distanza di circa tre decenni, secondo l'accusa, l'amianto respirato in fabbrica ha provocato il tumore mortale. Su questo aspetto il pubblico ministero ha fatto leva ricordando alcune sentenze della Cassazione che hanno affrontato il nodo del collegamento tra l'esposizione alla fibra killer e la malattia. Una recente pronuncia della Suprema Corte, a sezioni unite, ha ridisegnato i confini delle responsabilità degli imputati ma, per Colace, "credo comunque che si possa trovare una risposta convincente nel rapporto di casualità tra amianto e mesotelioma".
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