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14 Giugno 2018 - 15:31
Monsignore Nosiglia, vescovo di Torino
"Dopo venti secoli la morte violenta delle donne rimane un 'incubo sociale' con cui dobbiamo continuare a confrontarci". Lo afferma l'arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia, a proposito della morte di Anxela Mecani, la giovane albanese picchiata e gettata da un'auto in corsa sulla tangenziale di Torino. "Non è un problema di ordine pubblico, e non è soltanto una storia di cronaca nera - sottolinea -: se riduciamo la morte di Anxela nelle nostre comode categorie continueremo a credere che gli unici problemi, in questo campo, siano il 'buon costume' e il 'decoro della città'... Invece l'indifferenza dell'opinione pubblica è il cuore del dramma".
"Oggi preghiamo per Anxela, perché il Signore della vita accolga nel suo Regno di giustizia e di pace questa nostra sorella - sottolinea l'arcivescovo di Torino -. Ma preghiamo anche per la nostra città e per ciascuno di noi: per non dimenticare che la tratta delle donne e dei ragazzi, dei deboli e degli indifesi, è un 'nostro' problema".
"Anxela mi richiama al cuore e alla mente un'immagine vivida del Vangelo di Giovanni: la donna sorpresa in adulterio, e destinata alla lapidazione - osserva l'arcivescovo di Torino -. Perché non è molto cambiata, dai tempi di Gesù ad oggi, l'ipocrisia di una società che, da una parte, proclama di volere la piena 'libertà' per ogni donna; e dall'altra non fa nulla per combattere il 'mercato della carne' che, sul corpo delle donne più povere e meno difese, continua a fiorire lungo le nostre strade. Un mercato che porta con sé, inevitabilmente, la droga e la criminalità organizzata, le devianze di ogni genere e le importanti somme di denaro che vengono messe in circolo".
Il vero problema, secondo monsignor Nosiglia, è che "si continua a considerare queste persone una merce"; e che "si offrono giustificazioni al sopruso e alla violenza, e alibi allo sfruttamento". "Non c'è 'filosofia' che possa conciliare il bene comune, la responsabilità sociale e l'etica personale con l'individualismo sfrenato di chi cerca e vuole solo il proprio piacere e si fa scudo dei soldi con cui lo paga - insiste - Oggi la denuncia non basta, come non basta da sola l'opera doverosa di controllo del territorio da parte delle autorità preposte.
Contribuire o accettare supinamente l'erosione del costume morale di un popolo e della dignità della persona umana significa, come la storia ha sempre insegnato, portare al degrado anche culturale e sociale di una civiltà e alla sua inevitabile autodistruzione".
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