"I rider di Foodora erano sfruttati, monitorati dall'azienda in ogni loro mossa. E chi si è lamentato è stato espulso". Lo ha affermato l'avvocato Giulia Druetta in tribunale a Torino, dove è ripresa la causa - prima in Italia - promossa da sei ex rider licenziati di fatto dall'azienda perché - sostengono - erano scesi in piazza a protestare per le condizioni di lavoro. "Una discriminazione evidente", sostiene Druetta, che assiste i rider con l'avvocato Sergio Bonetto. "Il rapporto che legava i rider all'azienda aveva le caratteristiche del lavoro subordinato, anche se loro erano inquadrati come collaboratori autonomi - prosegue -. I ragazzi dovevano essere reperibili in maniera costante e continuativa e, tramite un'applicazione, erano monitorati, tracciati e valutati in ogni loro mossa. L'app era una sorta di braccialetto elettronico con cui prendere punti per riuscire a mantenere il proprio posto in azienda". I rapporti tra i rider e l'azienda si incrinarono con l'inizio delle proteste per la retribuzione. "L'azienda escluse dai turni chi non era d'accordo", continua Druetta. "Un fattorino ha raccontato che, in cambio dei nomi dei colleghi che avevano partecipato alla mobilitazione, gli era stato promesso un contratto". "Sono amareggiato per i lavoratori che non hanno ottenuto giustizia, ma andremo avanti". Lo afferma il segretario di Sinistra Italiana, Marco Grimaldi, che da anni segue la vertenza e anche oggi è stato presente all'udienza conclusiva. "Questa è la prima sentenza sulla Gig economy in Italia, ma ce ne saranno altre - spiega -. I lavoratori e le lavoratrici delle altre piattaforme (Deliveroo, Just Eat) si stanno organizzando. Unirsi e lottare come hanno saputo fare questi ragazzi continua a essere fondamentale. Non bisogna arrendersi. Faccio comunque i miei complimenti al lavoro secondo me ineccepibile degli avvocati Giulia Druetta e Sergio Bonetto. Continueremo a dare battaglia nelle sedi istituzionali e in Parlamento perché l'economia della piattaforma rispetti come ogni azienda la Costituzione". "Questa causa trattava la situazione di sei ricorrenti, in un periodo specifico di tempo e che hanno prestato un'attività estremamente diversificata quanto a ore giornaliere, settimanali e mensili". L'avvocato Paolo Tosi, uno dei legali di Foodora, commenta così la decisione del tribunale di Torino di respingere il ricorso intentato alla multinazionale del cibo. "Questa è la prima causa che, a mia conoscenza, riguarda il fenomeno dei rider", aggiunge Tosi, secondo cui "molte cose sono cambiate in questi mesi nell'azienda".
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