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TORINO. Lavoro: rider fanno causa a Foodora, è la prima in Italia

È iniziata oggi a Torino la causa, la prima in Italia, intentata da sei rider contro Foodora. I fattorini, seguiti dagli avvocati Sergio Bonetto e Giulia Druetta, chiedono di essere reintegrati nel posto di lavoro. Dopo la mobilitazione dello scorso anno, l'azienda non ha più fatto lavorare i sei giovani, nonostante avessero dato la disponibilità. A quanto si apprende dagli avvocati, il tentativo di conciliazione oggi è fallito e l'impresa ha escluso ogni possibilità di reintegro. Si tratta della prima azione legale in Italia nei confronti di Foodora. "Il rapporto che legava i rider all'azienda - spiegano gli avvocati Sergio Bonetto e Giulia Druetto - aveva le caratteristiche del lavoro subordinato. I ragazzi dovevano essere reperibili in maniera costante e continuativa. Però non avevano diverse tutele, tra cui quella antinfortunistica. E i diritti devono essere tutelati a prescindere". Inizialmente i fattorini di Foodora erano retribuiti con 5,60 euro l'ora, mentre da ottobre 2016 fu introdotto anche un regime di 'cottimo integrale'. Però, secondo il ricorso, i lavoratori retribuiti a ore venivano sovra-impiegati, mentre quelli a cottimo erano lasciati sostare ai punti di partenza, generando così un guadagno di immagine all'impresa. "Questo - continuano i legali - è un fenomeno di tipo nuovo. Serve una definizione. Altrimenti non viene rispettata la dignità del lavoratore". Dopo gli scioperi dello scorso anno contro le condizioni di lavoro di Foodora, i sei rider non vennero più chiamati. "Un licenziamento orale", che secondo i ricorrenti è illegittimo.
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