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02 Febbraio 2017 - 12:54
Regione Piemonte
La Regione Piemonte si mobilita per Ahmadreza Djalali, medico iraniano di 45 anni che, secondo quanto riferito dalla moglie al Corriere della Sera, è stato condannato a morte dal Tribunale della Rivoluzione perché accusato di essere una spia. "Chiediamo l'immediata revoca della sua condanna e la sua scarcerazione, sollecitando il Governo e l'Unione europea a intervenire presso le autorità iraniane", è la richiesta dell'assessore alla Sanità della Regione Piemonte, Antonio Saitta.
Djalali ha lavorato per quattro anni a Novara, all'Università del Piemonte Orientale, come ricercatore capo al Crimedim, il Centro di ricerca in medicina di emergenza e delle catastrofi.
Secondo quanto riferito dalla moglie, che ora vive in Svezia con i figli di 6 e di 14 anni, è stato arrestato lo scorso aprile in Iran, dove si recava periodicamente, e sarebbe stato obbligato a firmare una confessione di colpevolezza.
Tenuto in isolamento nella prigione di Evin, a Teheran, avrebbe iniziato uno sciopero della fame che gli ha già fatto perdere 18 chili.
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