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TORINO. Referendum: Pera "non capisco Berlusconi, fa un grave errore"

"Noi che abbiamo creduto in Berlusconi non capiamo perché stia rinnegando la sua e la nostra storia, perché tradisca Forza Italia. Il motivo non riguarda la riforma ma è politico. Vuole mandare a casa Renzi per poi dare un appoggio a un nuovo governo Renzi indebolito: secondo me fa un grave errore". Lo ha affermato l'ex presidente del Senato Marcello Pera, presidente del Comitato Nazionale Liberi Sì in favore del referendum costituzionale, oggi a un incontro organizzato da Mariano Rabino con l'ex governatore azzurro del Piemonte Enzo Ghigo a Torino. "Questa posizione - ha sostenuto Pera - oltre a essere incoerente è rischiosa. Berlusconi ha mandato a carte 48 il Patto del Nazareno, si è pentito, e ora sostiene il no per rientrare in qualche modo al Governo. Ma non ha calcolato che una vittoria del no consegnerebbe il centrodestra a Salvini e l'Italia a Grillo". "Noi liberali, democratici, laici - ha esortato - non solo non dovremmo ammainare le nostre bandiere votando contro una riforma che va nella direzione che abbiamo sempre sostenuto, ma se lo facessimo saremmo corresponsabili di consegnare l'Italia al Movimento 5 Stelle". "Non voglio far correre al mio Paese il rischio greco solo perché voglio mandare a casa Renzi". Lo ha affermato il presidente emerito del Senato Marcello Pera, che presiede il Comitato Nazionale Liberi sì per in favore del referendum costituzionale, oggi a Torino. "Sul governo Renzi - ha detto Pera - lascio la parola ai cittadini quando ci saranno le elezioni. Ora però userei lo strumento del referendum per dare all'Italia un'opportunità". "Pensate che i mercati, quelli che davvero possono far saltare un governo - ha aggiunto - all'indomani della vittoria del no avrebbero più fiducia nell'Italia? La crisi, quella strettamente politica sarebbe difficilissima. Ma quella che io temo maggiormente è la crisi economica e finanziaria. I mercati direbbero che il nostro Paese non è più meritevole di investimenti e andrebbero altrove". "Siamo un Paese a rischio, e le conseguenze di questo potrebbero essere gravissime. I miei amici greci, professori universitari come me, da un giorno all'altro non solo si sono trovati il bancomat chiuso, ma hanno rischiato di non vedere più pagati stipendi e pensioni".
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