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TORINO. Lavoro: monsignor Nosiglia, "sui giovani serve strategia"

TORINO. Lavoro: monsignor Nosiglia, "sui giovani serve strategia"

Cesare Nosiglia

"Da parte dello Stato occorre una strategia sui giovani meno assente sul piano delle programmazioni nazionali". Parla di "strategia e programmazione, non solo di provvedimenti a volte validi ma volti a dare soluzioni provvisorie come ad esempio i voucher e che garantiscono tutt'al più un lavoro saltuario" l'arcivescovo di Torino Cesate Nosiglia nel suo intervento in apertura della seconda assemblea pubblica dell'Agora' del Sociale. "Comprendo - aggiunge - che politicamente la via intrapresa che privilegia gli anziani e le fasce intermedie appare più produttiva dal punto di vista del consenso, ma in realtà può risultare miope e destinata a fallire privando i giovani del diritto a realizzare la propria vita attraverso il lavoro, senza il quale qualunque progetto personale o sistema previdenziale futuro è destinato al fallimento". "Se non si ricostruisce e non si consolida la fiducia tra generazioni, il futuro della nostra società è a rischio". A sottolinearlo è l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia che, aprendo l'assemblea dell'Agorà del Sociale sottolinea che "le istituzioni, a cominciare dalla diocesi e il vasto mondo qui rappresentato, hanno bisogno di non essere lasciate sole, tutti abbiamo bisogno di sperimentare un'autentica condivisione di conoscenze, intenti e progettazioni concrete capaci di contribuire alla costruzione di un futuro migliore". Formazione, lavoro e welfare, questi gli ambiti dell'Agorà del Sociale che focalizza la sua attenzione sui giovani non solo come oggetto, ma soprattutto come soggetto che indica le priorità, le modalità e la strada da seguire "per arrivare finalmente ad acquisire la consapevolezza - dice Nosiglia - che questo è anche un tempo di nuove opportunità". L'arcivescovo sottolinea dunque l'importanza del lavoro, di "incoraggiare e sostenere il merito individuale, ma anche di chi è chiamato a responsabilità di governo: favorire - spiega - quei profili di equità che servono a legittimare con scelte di giustizia la presenza degli stessi poteri politici. Non si tratta - aggiunge - di ripiegarsi in scelte assistenziali, ma di dire no all'economia dello scarto, all'idolatria del denaro e alla corruzione".
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