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TORINO. Eternit: la difesa di Schmidheiny insiste, va prosciolto

TORINO. Eternit: la difesa di Schmidheiny insiste, va prosciolto

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L'insussistenza sia del dolo sia della colpa, sempre tenendo presente che per effetto della sentenza della Corte Costituzionale il processo non dovrebbe neppure essere celebrato. Il professor Astolfo Di Amato è tornato così a chiedere il proscioglimento di Stephan Schmidheiny all'udienza preliminare per il caso Eternit bis. Il magnate svizzero, che in primo grado è stato condannato a 16 anni di carcere, è imputato di omicidio doloso in relazione alla morte di 258 persone esposte - secondo l'accusa - all'amianto lavorato nella sua multinazionale.

"C'è insussistenza sia del dolo sia della colpa", ha affermato in aula, a Torino, il difensore dell'imputato.

Posizione a cui il pm Ginafranco Colace replicherà il 29 novembre, data in cui è stato rinviato il processo. Un aspetto fondamentale, quello del grado di consapevolezza di Schmidheiny nella catastrofica ondata di esposizione all'amianto (in gergo giuridico "elemento soggettivo"), che può fare la differenza tra omicidio doloso o colposo, tra condanna, assoluzione o prescrizione.

Questione su cui Titti Palazzetti, il sindaco di Casale Monferrato, in passato sede del più grande stabilimento Eternit, non ha dubbi. "Schmidheiny deve pagare per ciò che ha fatto consapevolmente", ha detto in occasione della riapertura del processo. L'ultima parola, comunque, spetta al giudice Federica Bompieri, che a fine mese si pronuncerà anche sulle condizioni di procedibilità. "Condizioni che non ci sono", ribadisce Di Amato, ricordando la sentenza dello scorso 21 luglio della Corte Costituzionale sulla complessa questione legata al principio "ne bis in idem", secondo il quale non si può essere giudicati due volte per lo stesso reato.

Schmidheiny, infatti, era già stato processato, con proscioglimento dovuto alla prescrizione, per disastro ambientale. "Ora però il reato contestato è di omicidio", ribatte l'accusa, che vuole che si proceda per tutti i 258 casi di morte. Posizione sostenuta anche dall'associazione dei familiari Afeva: "gli effetti dell'esposizione all'amianto - commentano - continuano ancora oggi. A Casale si muore ancora. E molte delle vittime sono cittadini che allo stabilimento dell'amianto non hanno mai messo piede, ma che hanno respirato le polveri". Dopo anni, quindi, Eternit, che non a caso è considerato uno tra i più imponenti processi della storia per numero di avvocati, parti civili, consulenti, mole di documenti, continua a fare discutere.

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