"Vogliamo richiamare la centralità della scuola pubblica statale e paritaria nel nostro territorio, sollecitando da parte di tutte le sue componenti politiche, culturali, sociali e istituzionali un maggiore impegno". Così l'arcivescovo di Torino Cesare Nosiglia, durante la presentazione del nuovo settimane diocesano 'La Voce e il Tempo', illustra il significato della Settimana della Scuola e dell'Università, l'iniziativa giunta alle sesta edizione in programma dal 3 all'8 settembre, giorno in cui sarà celebrato in Duomo il Giubileo della Scuola. Quello che sollecita l'arcivescovo è dunque un maggior impegno "per promuovere - spiega - quella cura e attenzione alla scuola che ne sostenga i compiti educativi con tutte le risorse necessarie e con segni concreti di giustizia e equità verso il personale docente e non docente, di aiuto alle famiglie in difficoltà, di particolare servizio a ogni alunno e soprattutto a quelli disabili e svantaggiati e - conclude - di integrazione tra tutti gli alunni delle diverse nazionalità, culture e religioni". "Nel documento di programmazione economica del Governo su 200 pagine una sola è dedicata ai giovani e poche righe al tema del lavoro e tutto ciò mi conferma che la più estesa periferia del nostro territorio è oggi quella giovanile". Ad affermarlo è l'arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia, che, alla presentazione del nuovo settimane diocesano 'La Voce e il Tempo', osserva che "pare che stiamo facendo nostra la stessa strategia degli imperatori romani che di fronte alla crescente povertà rispondevano con panem et circenses". Per Nosiglia "questo è il dramma della nostra società avanzata tecnologicamente come non mai e, come non mai, così priva di valori e ideali positivi e di speranze per i suoi figli". L'arcivescovo sottolinea quindi che "una politica che non si impegna a prendere concretamente e all'unisono il problema dei giovani e il lavoro rischi di condurre la nostra nazione a diversi primati negativi dalle gravi conseguenze, dalla diminuzione crescente delle nascite al sistema formativo che prede sempre più soggetti alla liberalizzazione della cannabis e altre droghe cosiddette leggere. Certo - conclude - è un problema nazionale e solo una politica conseguente può affrontarlo ma credo che il nastro territorio posa e debba fare di più e meglio in questo campo".
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