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TORINO. Salute: tumore testicolare, meglio radioterapia della chemio

TORINO. Salute: tumore testicolare, meglio radioterapia della chemio

sanità

Il più grande studio mai realizzato su pazienti con tumore testicolare in stadio iniziale (II) dimostra la maggior efficacia della radioterapia rispetto alla chemioterapia. I risultati sono stati presentati oggi a Torino al 35/o Congresso Estro (Società Europea di Radioterapia Oncologica). La ricerca, condotta da Sushil Beriwal, professore associato di radioterapia all'Università di Pittsbirgh, è stata effettuata su 2.437 pazienti con seminoma testicolare in stadio II, in cui uno o più linfonodi regionali sono coinvolti dalla malattia, ma con diametro inferiore ai 2 cm.

I ricercatori hanno scoperto che il 99% dei pazienti con malattia IIa erano vivi dopo cinque anni se trattati con radioterapia, rispetto al 93% di coloro trattati con la chemioterapia. Per i pazienti con malattia IIb, la sopravvivenza globale a cinque anni è stata del 95% per quelli trattati con radioterapia e 92% per quelli trattati con chemioterapia.

Questi risultati, presentati alla conferenza Estro e pubblicate simultaneamente in Clinical Oncology, sono importanti perché, fino ad ora, non erano disponibili molte evidenze su quale trattamento fosse più efficace per il seminoma testicolare, e negli anni si è assistito alla tendenza a una graduale riduzione delle indicazioni di radioterapia, in favore della chemioterapia, per il trattamento di pazienti in stadio IIa-b. 

Un gruppo di ricercatori ha scoperto come l'utilizzo di una particolare forma di radioterapia, quella stereotassica impiegata per la cura dei tumori del polmone in stadio iniziale, possa essere associata a un incremento, seppur modesto, della mortalità per altre cause non correlate al tumore, qualora la dose di radiazioni ricevuta dal cuore sia elevata. In particolare, alte dosi di radiazioni all'atrio sinistro e alla vena cava superiore sembrano essere correlate con un'aumentata mortalità.

Barbara Stam, del Netherlands Cancer Institute di Amsterdam (Olanda) ha presentato oggi a Torino, al 3/o Congresso della Società Europea di Radioterapia e Oncologia (Estro), i risultati dello studio. La finalità - ha detto - è esplorare nuove tecniche radioterapiche che consentano di risparmiare al meglio le strutture cardiache. "Abbiamo scoperto - ha detto Stam - che la dose ricevuta dalle strutture cardiache era correlata al                 rischio di morte, in particolare quella ricevuta dall'atrio sinistro e dalla vena cava superiore. I pazienti che hanno ricevuto dosi più alte a queste strutture erano a maggior rischio, e viceversa. L'associazione è rimasta significativa anche dopo aver compensato statisticamente per gli altri fattori di rischio". L'incremento di rischio correlato alla dose è comunque modesto, pari a un incremento dell'1.5% per Gray (unità di misura della dose assorbita in radioterapia).

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