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06 Aprile 2016 - 11:55
Roberto Cota
La procura di Torino presenta il conto agli ex consiglieri regionali del Piemonte - quasi tutti in quota centrodestra - processati per le "spese pazze".
Venticinque richieste di condanna su venticinque imputati, per un ammontare di sessantasei anni di carcere, hanno chiuso l'intervento dei pm Enrica Gabetta e Giancarlo Avenati Bassi.
Nell'elenco spiccano i due anni e quattro mesi proposti per l'ex governatore leghista Roberto Cota e per l'attuale segretario piemontese del Carroccio, Riccardo Molinari. Per gli altri, le pene spaziano dai 4 anni e 4 mesi ai sedici mesi di carcere.
"Abbiamo le prove della malafede", hanno detto i magistrati.
Nessuna giustificazione, insomma, per l'uso distorto dei fondi che la Regione destinava al funzionamento dei gruppi consiliari.
E nemmeno per gli acquisti che i pm hanno definito "eccentrici".
I cd di Mario Biondi e di Guccini, le bibite del minibar nell' albergo di Kiev, il tosaerba, i capi di abbigliamento allo Juventus Store, la discoteca alle due di notte, il libro "Sexploration - giochi proibiti per coppie". E poi i ristoranti, la benzina, la cena elettorale per il fidanzato candidato in Comune, la multa pagata alla fidanzata parlamentare. Il pm Avenati Bassi, riferendosi alla posizione di uno degli imputati, ha citato Gogol: "Non è colpa dello specchio se le facce sono storte. Non è colpa nostra se siamo stati costretti a fare le pulci persino agli scontrini da un euro. E' la realtà che è patetica".
I tentativi di spiegazione non hanno convinto: "Come si fa a mettere in conto alla Regione la marca da 42 euro per il passaporto? Quando abbiamo trovato la ricevuta di un ristorante in Cina non riuscivamo a crederci". La tesi è che certe spese non sono rimborsabili nemmeno se si è in missione all'estero; e offrire un caffè a un interlocutore non è un'iniziativa politica.
Su Cota, accusato di peculato per 25 mila euro, i pm sono stati severi, recuperando pure la storia dei "boxer verdi" acquistati negli States (dove era il governatore in viaggio di lavoro). A loro giudizio, Cota si serviva dei denari della Lega perché, per fare "acquisti personali" o per pagare i pasti ai componenti dello staff, non poteva usare i fondi dell'Ufficio di Presidenza: i controlli dei funzionari sarebbero stati troppo rigorosi.
L'analisi dei tabulati dei telefonini, e quindi la ricostruzione dei movimenti, ha permesso di smascherare - secondo i pm - i numerosi consiglieri che avevano portato a rimborso le spese fatte da collaboratori, amici o parenti.
"Mentre gli indagati che sono stati archiviati e prosciolti hanno documentato giorno per giorno, con agende e testimonianze, dove erano e cosa facevano".
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