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03 Marzo 2016 - 14:02
"I cristiani in Pakistan sono una minoranza, ma attiva, che sta contribuendo allo sviluppo del Paese. Eppure continuano le persecuzioni, i rapimenti e le violenze". Testimonianza toccante oggi a Torino, nella sede del Consiglio regionale del Piemonte, di monsignor Joseph Coutts, arcivescovo di Karachi e presidente della Conferenza episcopale pakistana, ospite del Comitato regionale per i diritti umani.
"Dal 1986 - ha raccontato - c'è una legge sulla blasfemia che sanziona con la condanna a morte chiunque parli contro Maometto e con l'ergastolo chiunque profani il Corano, ad esempio anche se gli cade dalle mani accidentalmente. La legge - ha aggiunto - può essere facilmente usata in modo improprio: è molto facile accusare chiunque di blasfemia, anche se musulmano, e la legge è spesso usata come strumento di vendetta per ritorsioni personali. In molte occasioni la caccia al blasfemo ha scatenato veri e propri massacri". Monsignor Coutts ha raccontato anche che "più di 24mila ragazze, nei villaggi e nelle piccole città, sono strappate alle loro famiglie e costrette a convertirsi all'Islam".
"Quello dei cristiani in Pakistan è un problema dalle dimensioni preoccupanti", ha sottolineato il presidente del Consiglio regionale del Piemonte, Mauro Laus. "Monsignor Coutts è qui per testimoniare la discriminazione e le persecuzioni subite dai cristiani in quel Paese. L'Europa deve farsi promotrice di un modello di società da contrapporre al radicalismo religioso. Dobbiamo tornare a parlare di valori".
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