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12 Febbraio 2016 - 18:40
Il Consiglio di Stato "salva" la giunta di Sergio Chiamparino e nove dei dieci militanti del Pd imputati per la vicenda delle firme false chiedono di patteggiare. Il rebus dei ricorsi elettorali, che per mesi ha tenuto con il fiato sospeso la politica piemontese, si è sciolto in meno di ventiquattro ore: al voto non si torna, a rischiare la poltrona sono al massimo otto consiglieri regionali Dem e in tribunale non ci sarà un maxi processo.
Questa mattina, al Palazzo di Giustizia di Torino, sono state formalizzate le proposte di patteggiamento da parte di chi è stato coinvolto (politici, attivisti e funzionari Pd) nell'inchiesta sulle irregolarità che accompagnarono la raccolta delle firme per le liste pro Chiamparino. La più alta a dodici mesi, la più bassa a cinque mesi e venti giorni. "Pene minime per fatti minimi", sottolinea uno dei difensori, l'avvocato Maurizio Basile, che assiste l'ex consigliere provinciale Pasquale Valente (sette mesi). I pubblici ministeri Patrizia Caputo e Stefano Demontis devono dire se sono d'accordo e, nell'attesa, il giudice Paola Boemio ha rinviato al 2 marzo. Fra gli aspiranti patteggiatori figura il consigliere regionale Daniele Valle (sei mesi). Solo Rocco Florio, presidente della quinta Circoscrizione cittadina, ha scelto il rito ordinario.
Il presidente Chiamparino ieri ha affermato che "andrà avanti" perché la sentenza del Consiglio di Stato "conferma la legittimità formale della mia candidatura e, di conseguenza, quella della mia elezione, peraltro mai messa in discussione a livello politico". A rinfocolare la polemica ci pensa il Movimento 5 Stelle, che in una nota equipara il patteggiamento a "una implicita ammissione di colpa". Il tribunale civile, cui toccherà pronunciarsi su una delle liste incriminate (le altre sono state "blindate" dal Consiglio di Stato), dovrà "prenderne atto" e "ripristinare un principio di legalità che in Piemonte manca dal 2010": significa la decadenza per otto consiglieri.
Nel frattempo, secondo i pentastellati, Valle dovrà lasciare Palazzo Lascaris e Chiamparino "non potrà mai affermare la correttezza della coalizione che lo ha portato alla presidenza" perché "il Pd sta ammettendo di avere barato". E il leghista Roberto Cota, la cui elezione a presidente della Regione Piemonte venne annullata dal Consiglio di Stato per irregolarità analoghe, non si lascia sfuggire la "straordinaria sincronizzazione" tra gup e Consiglio di Stato.
Le norme che regolano la materia, contenute in un "testo unico" del 1960, permettono a ogni elettore di costituirsi parte civile in caso di processo. Oggi in tribunale di sono presentati in sei. Tra questi, un candidato non eletto M5S, il notaio Alberto Morano, aspirante candidato a sindaco di Torino per il centrodestra, e Marco Bava, noto alle cronache giornalistiche soprattutto come "disturbatore" delle assemblee Fiat: il giudice ha detto 'no' perché la loro richiesta è tardiva.
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