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TORINO. Fonsai: processo; Marchionni, "ero cane sciolto"

TORINO. Fonsai: processo; Marchionni, "ero cane sciolto"

"Io ero un tecnico, facevo gli interessi della società e il resto non mi interessava. Ero considerato un cane sciolto". Lo ha detto Fausto Marchionni, ex amministratore delegato di Fonsai, interrogato oggi in tribunale a Torino al processo in cui, insieme ad altri imputati, fra cui Salvatore e Jonella Ligresti, deve rispondere di irregolarità nei bilanci.

Marchionni ha ripercorso le tappe della sua carriera nella compagnia assicuratrice, dove entrò "nel 1966 come impiegato di seconda categoria" (quando ancora si chiamava Sai). Poi, rispondendo alle domande del pm Marco Gianoglio, ha parlato dei suoi rapporti con Jonella soprattutto nell'ultimo periodo: "Il mio risentimento nei confronti della signora - ha spiegato - era dovuto più che altro a una questione di immagine. Nel 2011, prima della fusione con Unipol, l'intero cda venne rinnovato. E lei mi disse che io non sarei stato confermato perché non ero più gradito. Dal punto di vista estetico non fu molto bello". 

L'anno precedente, Marchionni era stato sostituito da Emanuele Erbetta (un altro degli imputati, che ha chiesto di patteggiare tre anni di reclusione) nella carica di amministratore delegato. "A me - ha ricordato - risultava che l'ingegnere (Ligresti - ndr) non avesse una grande opinione di lui. Non lo considerava un decisionista, un 'duro', anche se queste sono qualità che all'occorrenza chiunque può e deve tirare fuori. Forse nel 2010 aveva cambiato idea. Io, scavalcato com'ero, non potevo saperlo. In ogni caso, Erbetta mi era sempre stato dietro. E sapeva quello che sapevo io". Il processo, ripreso oggi con l'interrogatorio di alcuni imputati, è concentrato sulla sottovalutazione di una voce del bilancio, la riserva sinistri.

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